venerdì 24 giugno 2016

Melody - Ci Sarà da Correre (Taitu Music, 2016)

Melody Castellari e il padre Corrado, autore dei dieci brani di questo "Ci Sarà Da Correre", sono una coppia di nomi decisamente non trascurabili nel panorama italiano. Melody si è fatta le ossa in studio come corista per Elio e Le Storie Tese, Fiordaliso, Iva Zanicchi, protagonista di musical, in tenera età presente in molte sigle di cartoni animati composte dal padre, vincitrice di Sanremo Famosi nel 1992, successivamente leader dei Melody Squad e ora dei Misfatto. Corrado Castellari, invece, ha scritto la storia della musica italiana, componendo per Fabrizio De André, Adriano Celentano, Milva, Ornella Vanoni e molti altri, passando anche per un lungo lavoro per lo Zecchino d'Oro e una carriera solista con il fratello Camillo come co-paroliere. 
Appare chiaro che Melody avvertiva, con questo album, la necessità di portare avanti la legacy lasciata dalla sua famiglia, dopo la scomparsa del padre a seguito di una malattia, ripescando pezzi da lui scritti dandogli una forma che le appartenesse. Momenti riflessivi e intimistici ("Sacco a Pelo", "E' Tutto Cielo"), pre-erotici ("Wagon-Lits", concepita dal padre per la Vanoni che la interpretò nel lontano 1978), e tanta politica, con una vena polemica ma anche analitica che nella storia lirica dei Castellari ha sempre avuto la sua parte. A emergere in questo senso sono la title-track, un vortice di riferimenti cronachistici e di attualità che trascina nel buio l'ascoltatore prima di dargli nel finale un flebile baluginio di speranza, ma anche "Dietro ai Ruoli Imposti", che disquisisce degli inconfessabili segreti dei ruoli che per tradizione dovrebbero essere serbatoi di onore e valori impenetrabili (il prete, il padre di famiglia, ecc.) e soprattutto "Non Voglio Essere", storia di una coppia in cui l'uomo tenta di relegare la donna a soprammobile, togliendole il diritto di essere sé stessa.
Melody, vocalmente, è sicuramente degna del pop elegante che si capta in questo lavoro, e com'è banale supporre già prima di affrontare l'ascolto, il legame familiare tra autore e cantante funziona al punto che non si direbbero essere brani non scritti dall'interprete. E' quasi abbacinante il contrasto tra le tematiche forti trattate, anche in maniera piuttosto ruvida - se non cruda - con la leggerezza degli arrangiamenti e dei cantati, che puntano a quell'orecchiabilità un po' passata di moda ma senza in realtà ricordare nessun nome in particolare. Ecco perché "Ci Sarà Da Correre" è un piccolo brillante, dalla superficie liscia e luminosa, ma coriaceo e indistruttibile, e la poliedrica artista può così definire compiuto il suo progetto di rendere omaggio al padre, senza svenevolezze e con grande stile. 

martedì 14 giugno 2016

Alessia Ramusino - An Incurable Romantic (BMA Music, 2015)

Un'inguaribile romantica. Parla forse di sé stessa la cantautrice pop genovese Alessia Ramusino nel titolo di questo disco, pubblicato per la BMA Music sul finire dell'anno scorso. Mellifluo, non melenso, languido ma non malizioso, il suo linguaggio è guidato dalle esperienze di viaggio (per seguire la famiglia in giro per l'Europa e il mondo), da quelle di vita e d'amore, con un tatto e un gusto che connettono verve, eleganza e voglia di raccontarsi. Profuma d'oriente la title-track, "An Incurable Romantic", di Nord Europa "Con I Miei Piedi Sporchi", di Scozia "Sacks Race", dove le sonorità sono di matrice celtica ma senza aderire troppo ai suoi luoghi comuni. Difficile non sentire Coltrane e Davis in "Another Song", il pezzo esteticamente migliore con quei suoi svolazzi jazz che non scadono mai nel barocchismo.
Cade forse in fallo con la mescolanza di brani cantati in italiano e altri in inglese, come molti conterranei imperfetta nella pronuncia e nelle sfumature lessicali, ma il sound è sicuramente internazionale, rispondendo a dinamiche folk di matrice anglosassone che non dispiacciono all'orecchio allenato. Così, suona molto azzeccato il singolo "Non Mangio Fragole", ma è con "Gibigianna", in bilico tra suoni latini, giamaicani, reggae e di folklore nostrano, che si raggiunge la sintesi perfetta di un disco esterofilo ma senza proiettarsi troppo in là, rimanendo saldamente legato ad una terra, la Liguria e il suo capoluogo, che della sua tradizione portuale ha fatto apertura agli stimoli. Stimoli perfettamente avvertibili in un disco disponibile alle influenze e alle mescolanze di genere, di codici e, come si diceva, di idiomi, in un'affascinante tela caleidoscopica dalla dolce avvenenza. 

venerdì 10 giugno 2016

NewTella - Spoon (BMA Music, 2015)

Un americano e due genovesi con la passione per Clash, Police, Devo e Duran Duran, per citare solo alcuni artisti dal vivaio dei loro ascolti. Li scopre Giorgio Tani, agente di spettacolo e discografico che ha al momento nel proprio roster i Ricchi e Poveri. Questo sono in sintesi i NewTella, anche se sarebbe a dir poco riduttivo definirli solo così. In effetti, la musica di stampo revivalistico o che vuole tributare all'olimpio del rock è spesso scadente o fine a sé stessa, e occorre quindi chiarire perché "Spoon", un disco che rimanda così evidentemente a certi nomi, non sia la clonazione di lavori altrui bensì un efficace opera enciclopedica, una riscrittura in chiave personale di quanto appreso nella propria formazione di musicisti.
Forti del perfetto inglese del cantante (Max Hernandez, nato a Boston), sfoderano un sound internazionale, diversamente da quanto accade solitamente dalla sempre più nostalgica e autoreferenziale scena italiana. I brani sono quasi tutti belli tirati, tosti, arrangiati in maniera patinata, senza mai graffiare troppo. Per questo, si distinguono alcune potenziali hit come "Kaleidoscope", pezzo che richiama subito i Blur o, perché no, gli Stone Roses, altre band che pur nella loro cifra stilistica mantengono viva l'origine beatlesiana. La ritmica è sempre impetuosa, diretta, senza sbavature né esagerazioni, ed è lo stesso equilibrio che permea tutto il disco, il quale di certo non vuole dimostrare le capacità strumentali della band ma "dire qualcosa". Il messaggio forse non è così chiaro, e ci si può perdere nel pensare a quale vecchio complesso possa assomigliare una canzone piuttosto che un'altra, ma ciò non toglie che con gusto, una buona produzione e una cultura musicale adeguata sia possibile rimescolare le carte e azzeccare un bel colpo alla faccia di chi parla di innovazione senza fare nulla di concreto.