sabato 12 settembre 2009
The Police - Reggatta de Blanc (A&M, 1979)
In quel periodo il progressive rock stava diventando obsoleto e il punk stava diventando alla moda. La nuova generazione punk si proclamava portavoce dei giovani arrabbiati con la società, andavano contro le regole (ricordiamo tutti l'uscita infelice di Johnny Rotten "I hate Pink Floyd". Uscita che lui stesso ha rinnegato in anni recenti) e nascondevano la loro insufficenza tecnica con accordi semplici, dimenticandosi che tutto ciò c'era sempre stato in passato. L'unica cosa che li contraddistingueva era una maggiore carica di distorto nei brani.
Detto questo, qualche buon gruppo uscì dall'ondata punk, come i The Clash, i Fear, i Devo e appunto i The Police (questi ultimi due in seguito si sono lasciati il punk alle spalle).
I The Police erano un trio, formato dal celeberrimo Sting al basso e alla voce (persona un po' irritante, ma musicista favoloso e ottimo compositore), il geniale Andy Summers alla chitarra e Stewart Copeland alla batteria, un vero tornado di tecnica, gusto e precisione.
Questo disco è il secondo album del gruppo, dopo "Outlandos D'amour", che a dispetto del titolo era un disco per la maggiore parte punk, ma non senza personalità e con grandissima capacità tecnica dei musicisti.
"Reggatta de Blanc" è il punto di svolta del gruppo, come se nel primo album si stessero soltanto riscaldando. Qualche traccia di punk resta ad esempio in "It's Alright For You" e nella conclusiva "No Time This Time", brano degno di nota per il drumming di Copeland.
"Reggatta de Blanc", significa "reggae dei bianchi", e in effetti, il reggae è proprio il genere dominante nel disco, anche se non si tratta di reggae ordinario ma con tracce di rock e di new wave. Stiamo parlando ad esempio dell'ipnotica e famosissima "Walking on the Moon", di "The Bed's Too Big Without You", di "Bring on The Night", di "Deathwish" (brano davvero eccellente, nonchè uno dei pochi accreditati a tutto il gruppo) e ovviamente della title-track, strumentale che si è sviluppato partendo dalle improvvisazioni dal vivo durante la sezione centrale della loro hit "Can't Stand Losing You" (dal primo album).
Non manca lo humor, come ad esempio su "Any Other Day" e "Does Everyone Stare", entrambi brani di Copeland, che canta anche il primo. Il primo pezzo racconta le disavventure di un uomo nel giorno del suo compleanno, mentre il secondo potrebbe essere l'inno dei giovani timidi e innamorati ("Mi cambio i vestiti 10 volte prima di uscire con te/mi vengono i brividi e il panico mi fa ritardare/mi vengono i sudori quando prendo il telefono/lo lascio suonare due volte prima di andare in panico e decidere che non sei in casa"). Entrambi i brani hanno anche molto da offrire musicalmente, specialmente il secondo.
Copeland è autore anche dell'inquietante "Contact", con una linea di basso synth da ricordare. E infine, non si può concludere la recensione senza menzionare la famosissima e incredibilmente coinvolgente "Message in a Bottle", brano di apertura dell'album e loro pezzo più famoso probabilmente.
I Police erano una vera e propria boccata di aria fresca in un periodo non proprio felice per la musica, e questo album li rappresenta nelle loro piene capacità compositive. Fortemente consigliato!
Voto: 8+
Ciao, concordo con te, in quanto "I Police" hanno effettivamente rapperesentato "una vera e propria boccata di aria fresca" in un periodo di decadenza e steriltà cui era giunto il punk. Però a mio avviso c'è un altro grande gruppo che, pur essendosi formato in un periodo decisamente caratterizzato dal punk, sviluppa un rock and roll semplice, impreziosito da influenze country, blues e jazz.
RispondiEliminaSi afferma grazie a sonorità originali e fortemente riconoscibili e alla sua notevole abilità tecnica.
Questo gruppo si chiama "Dire Straits..."
Ciao e complimenti per il blog!