martedì 26 gennaio 2010

Palkosceniko Al Neon - Disordine Nuovo (BJS Autoproduzioni/Box Populi, 2010)


Qualcuno ha detto che in Italia non esiste ricambio generazionale. Quest'idea effettivamente è uno stereotipo che viene aiutato a riprodursi anche dalla politica, che più che mai rappresenta il prevalere dei “soliti noti” e la sottomissione dei giovani. Ma nella musica la situazione com'è? In Italia l'attivismo musicale è passato tra i testi di cantautori (De André, Guccini, Gaber, ecc.), le scene punk “ribelli”(Banda Bassotti, Los Fastidios, i più orecchiabili Punkreas), penetrando qualche volta nel metal e nella commerciale. I Palkoscenico al Neon, di Roma, suonano come il giusto punto d'incontro tra tutto questo. La cultura politica e la grinta punk dei Punkreas (in frasi come “il terrore fascista non smette”) con basi musicali punk metal e sonorità tra il crossover e il thrash, pochi assoli, tanta potenza, testi impegnati e assolutamente di parte, senza paura di dire la propria. In sostanza, “Disordine Nuovo” è un disco in cui convergono perfettamente il piano ideologico e quello artistico della band.
Ogni brano rappresenta una sferzata d'aggressività, sia per il cantato e le parole (per lo stile paragonabili in qualche frangente ai sempre nostrani Linea 77) che per le grosse quantità di distorto che riempie ogni pezzo, con qualche passaggio che ricorda addirittura vecchie glorie metal come i Pantera (l'inizio di Lungo la Strada, alcuni riff in A Un Passo Da Me). Incubi rappresenta uno dei pezzi più potenti dell'opera, con una parte finale veramente d'impatto, di quelle che ti lasciano con un pungente senso d'interesse diretto alle esecuzioni live dei ragazzi, che chi scrive non ha avuto la fortuna di sentire. Tutti i testi sono storie a sé, dirette a temi sociali come la prigione, i più deboli, le persone in difficoltà. Lo stesso gruppo ammette che l'idea di fondo del disco è che questo mondo è dominato dalla massoneria, dalla religione e dal potere (idee di per sé facilmente collegabili l'una all'altra). Più che un'idea, un dato di fatto.
Valore musicale, ma anche “culturale”, quindi, in questa musica. Agli ascoltatori “dell'altra parte” che non gradiscono sentire i testi che non li riguardano più da vicino l'unico invito è quello di aprire gli occhi, e dare una chance ad una band che comunque ha voglia di spaccare e comunicare qualcosa. E forse le persone che hanno veramente bisogno di sentire le parole dei Palkosceniko al Neon sono proprio quelle che a primo impatto storcerebbero il naso. Un ottimo disco, di sicuro impatto, che si apprezzerà sicuramente nei concerti della band. 

Voto: 7.5 

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