sabato 9 gennaio 2010

Rec.Tangle - Heavy Maple (Melodic, 2009)


Appena si infila questo disco nel lettore CD e le prime note vibrano fuori dalle casse fino ai timpani dell'ascoltatore si ha come l'impressione di ascoltare una cover strumentale dei Radiohead. E' “Square One”, in apertura, a scandire i ritmi e lo stile dell'intero disco, quaranta minuti di musica da background, atmosferica, quasi da colonna sonora. Il progetto Rec.Tangle, nato dalla mente del compositore anglo-francese Adrien Rodes si concretizza con questo lavoro di ottima fattura, dove è una sola persona a scrivere e realizzare la musica, e a decidere quindi quali emozioni dovrà comunicare. Le prime impressioni vengono presto spazzate via dalle atmosfere più ambient di pezzi come “Balloon Ascending” e “Ethylic Fugue in Q Minor”, magari condizionati da qualche ascolto sperimentale à-la-Sigur Ròs et similia. Ma anche no. Tra arpeggi e scale che creano gradevoli armonie (la strana “The Meadow Green”), melodie più catchy che in “Seaharp” sono però fagocitate dal troppo “rumore” di sintetizzatori ed altri strumenti (notevole la varietà di suoni che viene utilizzata in questo “Heavy Maple”) e atmosfere quasi di viaggio (“Dominohead”), la sensazione d'interesse che il disco inizialmente suscita sembra svanire, complice un tipo di songwriting che tende ad evidenziare poco le varie parti e a mescolare (mélanger, direbbe un francese) tutti gli elementi di suono utilizzati, i quali, in un contesto più elaborato (magari progressivo od elettronico) avrebbero potuto essere sviluppato in maniera più personale ed interessante. E' così che un brano come “Copper Dunes” risulta insapore, privo di forma, di colore. E lo stesso discorso si potrebbe fare per altri brani.
A salvare il disco è comunque un tipo di composizione che rende onore all'artista in sé. Difficile immaginare e realizzare un album come questo da soli, probabilmente con pochi mezzi (perché non si tratta di una produzione major e i suoni lo confermano), ma sarebbe stato apprezzabile uno sforzo maggiore nel dipingere atmosfere più palpabili, più concrete. Insomma, un lavoro che come soundtrack risulterebbe semplicemente perfetto ma che da solo è destinato a sfumare nel sottofondo, senza essere ascoltato ed apprezzato con il peso che la qualità della scrittura meriterebbe. Risultati amari per grandi sforzi. Capita.
Voto: 5.5

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