martedì 20 aprile 2010

Trabant - Trabant (Moscow Lab, 2010)

Recensione scritta per Indie for Bunnies
Tracklist


A volte per recensire un disco ci vorrebbe un termine di paragone azzeccato. Che poi significa anche che “questi assomigliano a quelli”, il che non è sempre il massimo per un gruppo. I Trabant a chi li possiamo raffrontare? Provando un po' a pensare un nome mi verrebbe in mente: i Trabant. Quelli di qualche anno fa, quelli di "Music 4 Losers", così diversi ma così uguali, molto maturati ma anche tanto “scottati”, cauterizzati da quella voglia di irrompere sul mercato discografico italiano anche al di là del giro alternative/indie in cui già hanno avuto i loro meritati riconoscimenti. Sarà per questo che tutto ciò che hanno prodotto finora è stata una montagna di potenziali singoli? Ma della deriva new wave del precedente, bellissimo, disco, è rimasto ben poco. Ora ci sono nuovi ingredienti, più freschi, più attuali ma anche denotanti una certa fuga verso gli anni ottanta. Sarà vero che da lì non si scappa?
L'album si apre con un trittico di tutto rispetto: Sofa, che introduce i primi elementi estranei al sound tipico dei triestini, con un irruento e indimenticabile ritornello. Vero e proprio “refrain” da marchio a fuoco come succede con la successiva (già leakata per internet da mesi, con il benestare della band) Ah Oh Aficionados, che potrebbe, con un attimo di spinta, dare a questi ragazzi lo stesso push che hanno avuto i Subsonica dei tempi d'oro. Ma la musica dei torinesi, ora, non c'entra nulla. Un disco per fare festa, lo hanno definito. Ascoltare infatti
So Proud, il suo testo da veri festaioli degli anni zero, e il suo tiro assurdamente spensierato e una pacca incredibile, la stessa che come una botta che lascia più di un livido, una cicatrice, ti colpisce e ti spaventa alla partenza di Hostile Commando DIY, il pezzo più aggressivo nonostante la gran parte della sua durata sia occupata da memorabili intermezzi melodici e cambi di tempo neanche troppo scontati (grande caratteristica di questo disco, più vario e suonato meglio rispetto al primo), con tanto di momento latineggiante. E un sound che non dimentichi. Cosa estremamente nuova per i Trabant, lenti e neanche troppo felici nella radiofonicissima As A Weekend, ancora lenti e quasi addormentati in un sopore quasi trip-hop, nella penultima Hahaha, ottimo titolo per gli affezionati di chat e manie da nerd dell'ultimo millennio. Rimanendo nelle tracce più innovative scopriamo Scorpio vs Gemini, il brano meglio composto, con suoni abbastanza ricercati o comunque ben assemblati, una vera e proprio antitesi vista la presentazione del disco alla stampa in cui si parla di sperimentazioni con strumenti antitradizionalisti come un sintetizzatore del Nintendo DS, la celebre console giapponese. Il filo conduttore di questa self-titled release è la spensieratezza di certe bombe da radio, come Social Weapon o Mademoiselle PMD, con la loro carica fusa con la loro gaudente autorevolezza, quasi a voler dimostrare che fare musica figa e orecchiabile non è appannaggio dei musicisti più “cazzoni” ma che anche grandi strumentisti come loro lo possono fare, dimostrando a più riprese abilità tecniche che fanno spiccare in particolar modo batteria e tastiere (senza trascurare l'ottima voce, anche a livello di timbrica). Stessa tiritera si potrebbe ripetere per i brani seguenti, Sarah Diane in primis, brani con una loro struttura ben ponderata, mai banali, ma con una formula che non lascia scampo: impennate al fulmicotone, inserimenti di synth senza logica apparente (tutto ritorna però nel quadro complessivo) e testi ironici pur senza il bisogno di offendere o dissacrare.
Un ottimo disco in questo prolifico duemiladieci, che pecca solo di una fuga verso l'elettronica e la lingua inglese, motivi di “vergogna” della cadente scena italiana che però trovano nei Trabant il miglior modo di esprimere tutta la loro effettività ed effervescenza. 

Voto: 8.5 

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