martedì 18 maggio 2010

Ciclope - Una Notte L'Inferno (Green Fog, 2010)

Recensione scritta per Indie for Bunnies
Tracklist


I Ciclope sono una band veneta, nata tra Venezia e Padova nel 2009. Il progetto prende subito velocità e si arriva presto alla registrazione del primo full-length, questo "Una Notte L'Inferno", per Green Fog Records, ottima etichetta ligure. La band spara un CD di potente noise rock senza troppe pretese, con sonorità potenti che quasi ricordano quelle del Teatro degli Orrori e degli One Dimensional Man (soprattutto in certi momenti come Blu e Una Notte L'Inferno, la title-track), tumefatto dalle botte prese ascoltando i Sonic Youth di quando erano talmente fighi da scrivere la storia di questo genere, e poi imbrigliati in Italia dai Marlene Kuntz, i CSI ed alcuni momenti più recenti come i Devocka o qualche altra band.
Ma c'è bisogno di un approfondimento migliore. "Ho sbagliato la rotta, o forse ho perduto coscienza di me", grida il frontman Igor Pajalich. L'album è compatto, omogeneo, senza troppe "deviazioni". Un unico blocco di granito che non si spezza per nessun momento diverso, senza penetrare mai negli abissi più "italiani" dell'alternative o menate varie. Solo Ciclope, noise e rock pestone che un po' l'ultimo CD dei Meganoidi aveva introdotto al popolo dell'Italia tagliata a metà da una linea che vede le band rockeggiare di più al nord. E la cattiveria di Quattro Passi Nel Delirio fa una mossa vincente in questa partita di scacchi. 
I testi parlano di insonnia, solitudine, buio, inesorabili attese, assumendo quella veste intimista che tanto piace ai cantautori italiani anche quando decidono di arrotondare chiamando qualche artista di buon nome a fargli da band. I Ciclope però nascono come band e portano questo tipo di scrittura ad una dimensione più personale, creando brani molto interessanti, nonostante gli stereotipi noise non aiutino certo a collocare vicino ai Ciclope la parola "originalità" con coerenza (es. Quando Eravamo Giovani o Ti Odio, con il suo fumoso finale rallentato quasi dagli echi post-rock), ed è per questo che nonostante gli ingredienti possano risultare vagamente insipidi e catastroficamente "già sentiti" i brani trovano comunque una loro forza, profondamente radicata nella potenza della voce e della batteria, nel graffiante duettare di basso (a volte doppio) e chitarra (ottimo Leonardo Gatto in questo ruolo), l'incedere sempre molto "radiofonico", a loro modo, delle strutture dei pezzi.
I Ciclope sfornano un album a metà tra quello che vorremo sentire e quello che ci siamo già stancati di sentire, in ogni caso sparandoci nelle orecchie un tour de force di inesorabile noise che in Italia pochi sanno fare come si deve senza sforare nell'imitazione forzosa. Interessanti e con grandi possibilità di evoluzione.

Voto: 7.5

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