domenica 13 giugno 2010

Stanislao Moulinsky - Y (Autoproduzione, 2010)



Tracklist:
1. Nuvole Stanche
2. Niente da Dividere
3. Scia verso Venere
4. Sole Avaro
5. Fragile
6. Runaway
7. Demoni
8. Il Tempo degli Eroi
9. Tu Vai
10. Frustrato e Distratto
11. Sogni
12. Inutile Acrobata
13. Bambole


Gli Stanislao Moulinsky sono toscani. Gli Stanislao Moulinsky sono esattamente Costantino Lazzeri, cantante e frontman, Emanuele Mazzoni alle pelli, Massimo Bagnoli alla chitarra e Francesco Bozzi al basso. La formazione è standard, tipica del rock cosi come è stato inizialmente concepito, privo di fronzoli elettronici, sintetizzatori e sovraincisioni, spogliato di ogni addobbo per risultare più diretto e, non solo stavolta, alternativo. In sostanza questa band che ripeto, è toscana (da lì vengono tantissime nuove, interessantissime, realtà dell'ultimo lustro), prende il linguaggio basilare del rock alternativo italiano per accostarlo al rock mainstream già portato sulle vette delle classifiche da Ligabue, Timoria, Negrita, e tanti altri, ottenendo un risultato che non potremo mai definire nuovo, ma che si potrà comunque valutare alla luce di una grandissima orecchiabilità, una buona capacità tecnica, la bellezza di certi testi e delle linee vocali, l'essenzialità con cui alcuni pezzi si presentano nudi e crudi, duri ma contemporaneamente melodici e più incisivi che mai.
E' il caso della pop ballad in puro stile Renga "Il Tempo degli Eroi" e "Sogni" o delle dolci e romantiche "Scia verso Venere" e "Fragile", quest'ultima codificata come i primi Marlene Kuntz o i più enfatici CSI avrebbero fatto se avessero ascoltato anche loro le prime gesta dei già citati Timoria. Quasi post-grunge, ma come se a cantarlo fossero gli alfieri del pop italiano, brani come "Sole Avaro" e "Demoni", vicini alle tonalità vagamente malinconiche di tutte le band allontanatesi da Seattle solo per non doversi suicidare. O anche ai Pearl Jam più commerciali. E l'estasi rock è raggiunta dalla conclusiva "Bambole", dove la voce di Lazzeri si sporca per anestetizzare quell'anima comunque radio-friendly di tutto il lavoro dove "why", il titolo, è un interrogativo diretto a chi ascolta, un "perché ci state ascoltando, ditecelo voi, se qui in Italia fa tutta così schifo come dite e poi la musica continua ad essere così seguita, anche nei suoi anfratti più indipendenti". 
Una dichiarazione d'intenti? Non lo può sapere il povero recensore, ma sicuramente gli Stanislao Moulinsky, con tutta la loro grande capacità comunicativa che si spande fitta attraverso ogni singola nota di Bagnoli e Bozzi, passando per le forti e precise percosse di Mazzoni e l'aggraziata percezione della prospettiva che infonde la voce di Costantino, beh...loro lo sapranno di certo. Una band che merita davvero tanto, aspettando che la critica gli ricavi gli spazi dovuti e gli apra le porte verso i traguardi già raggiunti non solo dalle band sopraindicate, ma anche da tantissimi artisti analoghi che, diciamocela tutta, non sempre lo meritavano. Ma loro si, loro si. 


Voto: 8.5

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