sabato 10 luglio 2010

GTBT incontra la scena italiana #2: MasCara - seconda parte

(continua)


Come sono i vostri concerti? Quali elementi prevalgono tra questi? Coinvolgimento del pubblico, presenza scenica, coreografia, musica, intensità, poesia.
Direi che ci sono una po’ tutti ma quella che sicuramente prevale è la componente sonora. Il tentativo è quello di creare il “wall of sound” e infatti i pezzi dal vivo sono più potenti e le distorsioni sono meno contenute che sull’Ep. Però c’è anche la cura della presenza sul palco e la poesia. In futuro vorremmo anche riuscire a proiettare delle immagini che accompagnino il nostro show ma per ora è fantascienza vista la mancanza di posti in cui suonare. Non siamo il gruppo che scambia il palco per la spiaggia di una villaggio turistico ma l’impatto con il pubblico per ora è stato sempre molto positivo e viene quasi sempre veicolato dall’intensità della musica e dalla nostra grinta sul palco.

Quanta importanza hanno i testi all'interno delle vostre canzoni? Chi li scrive e cosa volete comunicare in generale quando decidete di buttare giù quelle parole?
Totale. L’importanza del testo è totale. I testi sono come dei film e la musica è la sua colonna sonora. Se ci fosse solo musica rappresenterebbe solo l’emozione privandola della componente umana e l’immedesimazione da parte di chi ascolta. Le sole parole resterebbero come un esercizio di poesia o come racconti bidimensionali mentre l’unione tra testo e musica crea l’effetto cinematografico che vogliamo: potenza sonora e potenza evocativa. Non è importante che il racconto sia verosimile o appartenga al piano della realtà. Non racconto la cronaca, io come autore di testi, mi occupo della costruzione di storie i cui protagonisti per mezzo di azioni o parole simboliche aggancino le persone dando loro la possibilità di trovare significato. Un proprio significato.
Non mi piace raccontare qualcosa che sia palesemente chiara e intelligibile. Non è con l’avvicinarsi della telecamera alla realtà che questa ci si presenterà fedelmente, anzi più la simulazione della realtà si avvicina e più paradossalmente diviene aliena. Io cerco di muovere i fili delle emozioni e degli stati d’animo affinché le persone trovino in quello che scrivo la medesima umanità, le medesime sensazioni e non la stessa visione del mondo o la stessa storia.

Un'ultima domanda per non rubarvi troppo tempo! Il titolo del vostro EP è "L'Amore e la Filosofia" mentre nei titoli delle canzoni troviamo nomi come Ettore, Andromeda, un "fiore del male" di baudelariana memoria. Nelle vostre influenze c'è quindi altro oltre alla semplice musica, c'è anche letteratura, o sbaglio?
Si direi che nella nostra musica c’è tutto quello che si presta alla rappresentazione. Come dicevo prima, il teatro è un buon espediente per spiegare la nostra musica e la nostra intenzione. Devo anche sottolineare che non uso la letteratura come unico sostegno alle idee riguardante il testo perché cerco di evitare le citazioni. Mi piace prendere i personaggi della mitologia o della letteratura perché hanno già in se un valore simbolico, sono già personaggi “vuoti e quindi da indossare” che spostati dal loro universo di senso sono capaci di raccontare dell’altro. Nel prossimo disco infatti c’è un pezzo che si chiama "Post Modern Dorian Gray" e che utilizza il personaggio di Dorian calandolo in una realtà omologata che rincorre l’eterna giovinezza. La mia volontà, e spero che io sia abbastanza capace da riuscirci, è quella di prendere i personaggi e veicolarne in maniera semplice lo stato emotivo, i loro pensieri e quello che potrebbero volerci dire. Vorrei utilizzarli come specchi da luna park che nel loro deformare mettano in evidenza quello che spesso non vediamo o non vogliamo vedere perché fossilizzati sull’idea di VERO o VEROSIMILE. Nella rappresentazione simbolica trovo maggiori spunti e maggiori opportunità per distaccarmi da quello che ormai la quotidianità mi dice essere la vita reale, la nostra condizione di uomini e donne, le scelte culturali/ musicali di questo paese. La verità non passa attraverso un'unica visione della realtà ma passa attraverso le esperienze di vita dei singoli. Ne "L'amore e la filosofia" viene fuori questo secondo me: la parola Amore che in prima battuta potrebbe far pensare al solito classico e ormai “violentato” amore tra uomo e donna viene rappresentato come l’AMORE in senso umano e ASSOLUTO mentre la FILOSOFIA, che è ragione, si manifesta in SCELTA. Quest’ultima a volte è subita o effettuata. Quindi l’amore assoluto inteso come BENE è una SCELTA. O si resta nel buio o si esce alla luce. I miei personaggi scelgono la luce dell’amore cioè del bene ovvero della vita, a costo di soffrire a costo di morire, oppure scelgono il buio con la stessa intensità e con lo stesso godimento, proprio come nella realtà. Nessun giudizio, solo la rappresentazione della scelta e le emozioni che la riguardano. Mi sono dilungato ma ci tenevo a spiegarlo. La letteratura è un pozzo infinito di personaggi così come il cinema o la storia. Meno cronaca più racconto. Sono convinto che come umanità abbiamo bisogno di storie da raccontarci e da “tramandarci”, che si portino su un piano diverso da quello della mera informazione. Le notizie diventano cronaca la quale è strettamente vincolata al tempo (al qui ed ora) e diventano sua testimonianza. I masCara invece cercano le storie che danno un significato umano superando il concetto di tempo, ciò che ha un importanza vitale sempre, al di sopra del luogo e del tempo e che utilizzano le variabili luogo e tempo solo perché la rappresentazione teatrale da inscenare crei l’immedesimazione con i suoi personaggi .

Grazie mille e se sono stato pedante perdonami tu e mi perdonino i lettori.

Emanuele Brizzante e Fusaro Lucantonio dei MasCara per GTBT

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