mercoledì 22 settembre 2010
Sin - Sin (Eskimo Foe Records/Warner, 2010)
Recensione scritta per Indie for Bunnies
Tracklist:
1. The Postman
2. A Romantic Dinner For Three
3. It's Up To You
4. Elverum
5. Moaners
6. Crystal Red
7. 2nd Thoughts (On The Horizon)
8. Hornparade
9. Too Much To Ignore
10. The Quiet Bust-Up
Recensione:
Un altro grande disco. Ma quanti ne buttano fuori dalla Scandinavia di talenti così, in un territorio così freddo che ci si è sempre rifugiati nel pop più blando o nel metal più estremo. Invece l'elettronica ripulita si sta rifacendo su tutto e tutti, ed i Sin sono solo la punta dell'iceberg. Nel loro disco di debutto, arrivato per Eskimo Foe Records e Warner Bros. dopo 13 anni dalla loro formazione, troviamo un mix concentratissimo di electro-pop, indie, rock, alternative e trip-hop da far intimidire anche i geniacci del filone. Ma non è solo così, qui si punta più in alto e si creano dieci perle che singolarmente brillano di luce propria, forzando la mano anche con una produzione compatta e iperlavorata, un sound in alcuni momenti glaciale, in altri torrido, che si libera delle etichette di cui sopra per, a volte, immergersi in scenari più distanti (come il semplice rockettino di "A Romantic Dinner For Three", un singolone da classifica che funziona in ogni suo secondo). Le influenze della band sono tante e, per citarne alcune che anche il loro MySpace ricorda, sentiamo più concretamente nel disco ascolti dei Radiohead (da Kid A in poi), dei Notwist e, forse, anche dei Rapture e dei primi Arcade Fire. Ci sono momenti piuttosto disco, come in "It's Up To You", dove si capisce che le derive indie sono quelle che la formazione scandinava preferisce. La voce femminile in ogni brano si preoccupa di dare una dimensione più intima ai brani, conferendo, tramite una buonissima interpretazione, un'aria più easy-listening al tutto, come se già non lo fosse abbastanza.
I brani in cui è più evidente la provenienza geografica del progetto sono quelli meno ballabili, come "Elverum", mentre "Moaners" da quel tocco di indie che ti fa capire come se le canzoni fossero cantate da un Alex Kapranos qualunque allora forse si potrebbero anche chiamare Franz Ferdinand. O un indie act inglese qualsiasi (o scozzese, mai sbagliarsi!).
L'arrangiamento di "Crystal Red" ricorda molto alcuni brani di Bjork (soprattutto in Volta) ma è la voce che ci porta a leggere il tutto sotto una luce diversa, ed il pezzo raggiunge quindi lo status di brillante gemma che porta proprio il trademark Sin, allontanandosi da ogni possibile paragone. Sarebbe molto interessante sentirlo live.
Il verdetto finale è molto semplice. In un disco così quadra tutto: i suoni, smussati fino alla perfezione, la produzione eccellente, la composizione che in ogni brano raggiunge livelli che molti in questo genere hanno trovato inarrivabili e, nell'overall, un piglio radiofonico che rende il disco apprezzabile praticamente da chiunque, nonostante l'assenza di ritornelli romantici o refrain strappaurla per concerti. Pochi dischi così quest'anno, ve lo dico.
Voto: 8.5
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