lunedì 4 ottobre 2010

No Strings Left - La Prise De La Bastille (Upton Records/New Model Label, 2010)


Tracklist:
1. Avant La Bataille
2. No Strings Left
3. East Of The Sun
4. Campaign
5. November
6. Wastin' Time (Kerouac's 27th Chorus)
7. Little Song To Dance To
8. Manage Your Beauty (Olvidate)
9. The Eternal Promise of Charm
10. Un Istante Prima
11. Get Me Out

Recensione:
La cartella stampa di questo disco è abbastanza rivelatrice. Si parla di Marinetti, di futurismo, di punk. Che l'idea di "velocità" propagandata dal futurismo sia stata poi riutilizzata dal punk sia per le ritmiche delle canzoni che per la loro durata, non è un mistero. L'influenza effettiva che questo genere ha avuto sui No Strings Left è palese, e le tinte garage e alternative che lo accompagnano danno un rinforzo notevole alla sua buona riuscita. Nel disco ci sono tanti riferimenti storici ed epici, una varietà che si riscontra anche nelle tre lingue diverse dei titoli (francese, italiano ed inglese), anche se predomina sempre la lingua anglosassone, soprattutto nel cantato. Anche l'arrangiamento "medio" del disco non è molto "europeo", se per europeo intendiamo continentale, e la fugacità di alcuni brani ricordano a più riprese l'estetica degli Who o del punk americano dei primi tempi (come non citare i Ramones), o la new wave prima fondata dai Joy Division e poi sfruttata in milioni di modi da chiunque. "November" è come l'inno, se la interpretiamo in questo senso, mentre la successiva "Wastin' Time" si propone come un esperimento di dilatazione del senso di appartenenza più squisitamente garage, tributando anche a Jack Kerouac, personaggio chiave per i primi movimenti pre-sessantottini delle università americane. Lontano dalla presa della Bastiglia ma pur sempre protorivoluzionario. 

La loro musica, in realtà, ha un che di rivoluzionaro ma non si pone nessun obiettivo a lungo termine. Perlomeno è quel che sembra. L'innovazione è frenata da un certo rimestare di elementi classici del punk e del rock più alternativo, ma il tipo di composizione che viene utilizzato per i pezzi, in qualche modo, riesce a creare un ambiente nuovo, autoalimentato e vagamente originale, anche grazie a questi "discorsi" che vengono inseriti tra e nei pezzi. "Little Song To Dance To" ne è un esempio, ed è la canzone più riuscita, per quei riff che quasi ricordano i Soundgarden senza il loro sound troppo grezzo, un'unione inverosimile di punk e grunge, sempre in chiave garage, che ci ricorda alcuni episodi della prima discografia dei Motorpsycho. "The Eternal Promise of Charm" esplode con un'aggressività punk delle più banali, ma riesce a funzionare comunque per la sua breve durata, così come "Get Me Out", che ha non pochi punti di contatto con l'altro brano appena citato. Lungi da me definirle uguali, ma l'impianto è piuttosto somigliante. 

Cosa sorprende dunque in questo "La Prise de La Bastille"? La voglia di contenuti spiaccicata qui e là nei testi, coniugata con un immane desiderio di "spaccare tutto" che sfocia in cattiveria pura di matrice punk-cazzona e che non disdegna di fare a cazzotti con degli elementi pop che inserisce ma ai quali, contemporaneamente, ama ribellarsi. Rimane in disparte la tecnica della band che sinceramente stupisce solo in alcuni momenti (rimane comunque sopra la sufficienza, ma la qualità compositiva è talmente buona che sicuramente supera quella prettamente strumentale). 

Un disco per tutti i gusti, ma che non si accontenta di rappresentare qualcosa, poiché lo vuole anche distruggere. E la bonus track finale, in traccia 12, che ricorda molto una catena di montaggio sembra quasi la costruzione definitiva di una società post-industriale supercontrollata come quella del buon Orwell nel celeberrimo 1984. Come distruggere tutto quello che il punk, ispirazione prima del disco, rappresentava. Disco riottoso ma studiato, mai recalcitrante, sempre avanti, a suo modo avanguardista.

Voto: 7.5


Vi lascio, e non è un favore che faccio a molti, con un loro videoclip. Merita.

2 commenti:

  1. finalmente qualcuno che dà spazio a questi ragazzi!li ho ascoltati dal vivo la settimana scorsa, è stato uno show fantastico!
    Questi no strings left sono la dimostrazione che qualcosa di buono e di creativo in Italia c'è ancora!

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  2. Concordo con te. Mi rattrista molto che, tra le altre cose, aver riascoltato ancora molte volte il disco dopo averlo recensito me l'ha fatto apprezzare molto di più. Talmente figo che è difficile parlarne. Il succo non cambia, strafighi.

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