venerdì 12 novembre 2010
The Wild Boars - A Bottle Or A Gun (Honeychile/New Model Label, 2010)
Tracklist:
1. A Wild Boar On a Voodoo Train
2. Out of Luck
3. Where Credit's Due
4. Unfaithful
5. Linedance Hooker
6. One Day All This Will Be Yours
7. Do I Have To?
8. Vigilante
9. This Bottle
10. Your Train
Quanta America c'è nella musica italiana degli ultimi anni. Non è neanche perchè ci si è stufati di copiare dai britannici perché questo genere è vecchio come il mondo anche in Italia. Quante migliaia di band già negli anni '60 e '70 importavano, a modo loro, il bluegrass, il southern rock e il country, rimanendo nell'anonimato perchè allora se non facevi "musica popolare" in Italia non eri nessuno?
Beh l'importante è farlo con il cuore, ed è quello che fanno i The Wild Boars, forti di un influenza che più che da generi di questo tipo (e non solo quelli, anche blues e folk) arriva da esperienze personali che li vede già nell'ambito familiare a contatto fin da piccoli con queste categorie musicali, tanto da arrivare ad ammettere che essere nati in città è una sfortuna (così ha detto il cantante e chitarrista Stefano Raggi in un'intervista). Le dieci canzoni che compongono il disco sono tutte brillanti mosaici che oltre a prendere gli elementi più distintivi dei generi di cui sopra riescono anche ad essere vivide rielaborazioni, che anche grazie ad una voce particolare come quella di Andy Penington e ad alcuni contributi di strumenti come il banjo e il dobro donano un'atmosfera classica ma allo stesso tempo "nuova" ad alcuni brani. L'anima blues è abbastanza evidente anche nei testi, in alcuni tratti intimisti e in altri più intenti ad esplorare l'io dei membri della band e le loro vite. L'eccezione che conferma la regola è "Vigilante", dedicata a fatti di cronaca nera che sempre più attanagliano questo paese, ma sicuramente fa riferimento anche agli avvenimenti più storici in questo settore, che derivano molto spesso proprio dagli amati USA (amati dalla band più che dal sottoscritto in realtà). Le atmosfere evocate dai brani, a partire dalla opener "A Wild Boar On A Voodoo Train" passando soprattutto per "Linedance Hooker" e "This Bottle", fanno sempre riferimento ad uno scenario tipicamente americano, il deserto attraversato dalle motociclette o dalle auto, la Route 66, i vecchi film western, il sud arido e povero. Questo ciò che viene in mente al primo ascolto, anche se la grinta di alcuni brani li accomuna più a certo southern/hard rock dei primi tempi come quello dei Lynyrd Skynrd, che però non lascia pesanti solchi all'interno della produzione dei Wild Boars.
Questo disco è consigliato a chi ha ancora voglia di ascoltare del buon blues rock, anche se purtroppo i fan del settore sono in netto calo negli ultimi anni di abbondanza alternative. Può sembrare anacronistico ma a volte venire fuori con una cosa "antiquata" sapendola svecchiare a dovere ha anche il suo perché. E questo è proprio quello che hanno fatto, con una passione notevole, proprio i The Wild Boars.
Voto: 7
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