Ore 21.15 circa. Mi guardo intorno e al Gran Teatro Geox vedo persone di ogni tipo: adolescenti, genitori con figli, coppie giunte al loro secondo tempo (cit.), ventenni, trentenni, quarantenni e anche qualche fan "del metallo".
Quando le luci si spengono e lui entra il boato è fortissimo, pari a quello che si potrebbe sentire trovandosi davanti ad una rockstar. Volete sapere chi è lui? Ve lo dico subito: Max Pezzali. Alcuni di voi storceranno il muso, altri sorrideranno sornioni. Coloro che sorridono sanno che, volente o nolente, Max Pezzali, in particolare nella figura di leader degli 883, fa parte della storia della musica italiana.
Tornando al concerto, si poteva pensare ad un inizio col botto e invece s'inizia col brano che dà il titolo all'ultima opera (che ci sembra più piacevole della precedente) di Max, "Terraferma". Segue "Credi" e zio Max consiglia ai giovani di non credere a chi dice loro di non saper "correre, vivere, scegliere, combattere" perchè a lui, da ragazzo, dicevano lo stesso.
A seguire il pezzo sanremese "Il mio secondo tempo"; ma com'è potuto arrivare così in basso nella classifica? Ulteriore prova che tutto quello che non viene apprezzato dalla giuria sanremese verrà poi apprezzato dal pubblico. Altri due pezzi dell'ultimo album, il primo "Ogni estate c'è", un pezzo ritmato alla "Bella vera" che ti proietta subito in spiaggia, mentre il secondo "Tu come il sole (risorgi ogni giorno)" è una ballad da "tempo delle mele" che però non ci dispiace. Si prosegue sulla stessa lunghezza d'onda con "il mondo insieme a te", "Sei fantastica" e "Lo strano percorso".
E finalmente si giunge al momento che tutti stavamo aspettando, quando partono le prime note di "Rotta per casa di Dio": il palazzetto si anima inaspettatamente, la gente si guarda incredula e inizia a saltare e cantare insieme al loro idolo, probabilmente ricordando le esperienze di una vita fa.
A questo punto s'invertono i ruoli, Max ci chiede di cantare al suo posto le canzoni che sono entrate nella nostra vita, le chitarre intonano "Io ci sarò" e il pubblico in visibilio la interpreta all'unisono, stessa cosa per "Se tornerai", "Come deve andare" e "Me la caverò".
Si riparte con "Quello che capita" per arrivare poi al momento clou della serata.
Come dice Max quella di Padova è l'ultima data e può succedere di tutto e sulle prime note dell'Uomo Ragno, il tastierista Megahertz (vero nome Daniele Dupuis, qualcuno se lo ricorda in apertura dei Bluvertigo all'Idroscalo?) viene issato a delle funi e vestito da supereroe volteggia nel "cielo".
Si torna alla realtà e proiettando sul megaschermo immagini della vittoria ai mondiali 2006 tutti insieme si canta "La dura legge del goal" (era proprio necessario concludere con il solito "Popopopo"? i White Stripes sono quasi 5 anni che hanno il singhiozzo).
Su "Come mai" decido di darmi un'altra occhiata in giro e ogni bocca si sta muovendo, chiunque lì dentro conosceva le parole di questo pezzo da novanta. Ci si diverte ancora e si torna a ballare con "Tieni il tempo", "Nord Sud Ovest Est" e "La regola dell'amico".
Altro medley acustico affidato al pubblico, stavolta seguito da tastiera "Nient'altro che noi", "Ti sento vivere", "Eccoti" e "Una canzone d'amore", gli innamorati si baciano e Max sorride felice.
Siamo quasi giunti alla fine con "Nessun rimpianto" dove un deciso Pezzali dice che quella porta lui non la aprirà e infine "Gli anni", a mio parere uno dei migliori brani di sempre.
E' tempo di bis con "La regina del Celebrità", il probabile nuovo singolo "Quello che comunemente noi chiamiamo amore" e "Sei un mito" come degno finale.
E' tempo di tornare al 2011. Ciao ciao anni '90.
Piccola curiosità: per leggere i testi Max usava un'iPad, lo stesso modello che sto usando io per scrivere questa recensione: che coincidenza!
sei una grande aleeeeeeeeeee
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