mercoledì 9 luglio 2014

Magma - AKT VIII: Concert 1971 - Bruxelles - Théâtre 140 (Seventh Records, 1996)

I Magma sono sicuramente una delle formazioni più geniali ed inconsuete della musica del secolo scorso, uno di quei gruppi che possono essere presi come esempio concreto da coloro che reputano la musica popolare non meno interessante e originale di quella classica. Formatisi nel 1969 dalla geniale mente del portentoso batterista Francese Christian Vander, sicuramente uno dei migliori in Europa, i Magma sono un progetto tanto musicale quanto concettuale. Il loro stile inizialmente si ispirava inconfutabilmente alle influenze più jazz di Vander che come idoli aveva John Coltrane (in primis), Miles Davis e Tony Williams, per poi, in futuro spostarsi anche verso alcune sonorità tipiche della musica vocale del XIX-XX secolo, cercando di mescolare questi due ingredienti solo apparentemente inconciliabili. Se tutto questo non bastasse a renderli un gruppo unico, la maggioranza delle loro composizioni non è cantata in Francese o Inglese, bensì in Kobaiano, una lingua inventata dallo stesso Vander, ispiratosi ad alcuni degli antichi linguaggi Germanici. Teoricamente, l'intera discografia dei Magma ha come tema il destino e la storia del lontano pianeta Kobaia, nel momento in cui entra a contatto con la terra, in un clima misto tra guerra e pace, come con tutte le diversità sociali comuni.

Nel 1992 viene inaugurata la serie "AKT", che si ripropone di pubblicare alcune registrazioni di archivio, dei Magma e di altri progetti relazionati a Vander che, per motivi storici o musicali, sono considerati episodi essenziali della carriera del batterista Francese. Questo doppio CD registrato a Bruxelles il 12 Novembre 1971 è l'ottavo volume della serie e rappresenta la più vecchia registrazione integrale di un concerto dei Magma rinvenuta fino ad allora. A questo punto, il gruppo stava portando in tour il suo secondo album, "1001° Centigrades": in questo splendido disco, che qui viene eseguito integralmente, la matrice jazz si sentiva ancora di più rispetto al primo omonimo doppio album (a volte stampato anche col nome di "Kobaia"), complice anche il cambio di formazione, con il chitarrista Claude Engel che abbandonò la nave senza essere sostituito. La versione dei Magma presente a questo concerto, oltre a Christian Vander alla batteria e alla voce, consisteva in: Klaus Blasquiz alla voce solista e alle percussioni, François "Faton" Cahen al piano e al fender rhodes, Francis Moze al basso, Teddy Lasry al clarinetto, al sassofono e al flauto, Louis Toesca alla tromba e Jeff Seffer al sassofono e al clarino basso. La qualità audio del doppio CD non è perfetta, ma più che di una cattiva registrazione, si parla di un mixaggio non esattamente ideale: sicuramente, la registrazione non è stata effettuata in multitraccia e quello che sentiamo è un monitor mix, ovvero quello che i musicisti sentivano sul palco. La musica contenuta, comunque, è semplicemente splendida. Così com'è stata impostata, la scaletta del concerto potrebbe essere divisa facilmente in tre parti: passato, presente e futuro.

Il concerto si apre con "Stoah", il pezzo più ostico del primo album, già ostico per sé, introdotto da alcune inquietanti urla disumane di Vander, prima di trasformarsi in una diabolica marcia che, anche se più convenzionale rispetto alla sua introduzione, non risulta meno terrorizzante. Invece di passare al finale, la sezione centrale di "Stoah" segue senza soluzione di continuità e con grande musicalità in "Kobaia", il brano più orecchiabile del primo album, nonché l'unico cantato in Inglese, anche se questo verrà rettificato qualche anno dopo sul disco dal vivo"Live/Hhaï" dove anche questo pezzo verrà riarrangiato e trasformato in Kobaiano, con il titolo di "Kobah". Nonostante il dissonante assolo di sassofono, questo brano è perfetto per spezzare la tensione pur senza allentare di troppo la guardia, con la sua prima parte rockeggiante e la seconda più vicina al progressive rock di alcuni colleghi come i Soft Machine, con un drumming ed una sezione fiati da brividi. L'arrangiamento, sorprendentemente, non si discosta poi così tanto dall'originale, sebbene là, specialmente nella prima parte, la chitarra avesse un ruolo fondamentale. "Aïna" è il terzo ed ultimo brano estratto dal primo album e, rispetto alla sua controparte in studio, sostituisce le parti di piano originali con una nuova parte al Rhodes, probabilmente per compensare l'assenza di un chitarrista; questo cambia soprattutto il feeling dell'introduzione che più che jazzata, ora suona decisamente sognante ed eterea; il resto del pezzo, che, a parere di chi scrive è uno dei migliori della prima fase del gruppo, è solo più veloce ed energico, ma rimane abbastanza fedele all'originale. Dopo questa ricapitolazione dal primo album, viene eseguito per intero il disco "1001° Centigrades", album che potrebbe essere considerato come quello più democratico del gruppo, visto che Vander firma solo una delle tre lunghe composizioni ivi contenute; si tratta di "Rïah Sahïltaahk", che originariamente occupava tutta la prima facciata dell'album. Tuttavia, non deve stupire che questo sia l'unico dei tre brani a puntare verso la direzione futura del gruppo, verso il tanto osannato "Mekanïk Destrüktiw Kommandöh" che uscirà nel 1973. Come il materiale di quell'album, "Rïah Sahïltaahk" è costituita principalmente da cori e da canti che sembrano ispirati dalle opere di Orff e Wagner, ma, a differenza di quel disco, la vena melodica legata al rock progressivo dell'epoca è ancora molto palpabile, collocandosi quindi come un ponte tra il primo periodo e il secondo classico. La versione in studio del pezzo presentava diverse sovraincisioni vocali che, a questo punto della carriera del gruppo, con solo Blasquiz a occuparsi delle parti vocali principali, erano impossibili da riprodurre dal vivo e, infatti, in questa versione vengono ignorate. Alcune di queste sezioni vengono del tutto saltate, lasciando una sorta di spazio vuoto perfettamente percepibile da chi conosce la composizione, altre vengono rimpiazzate dalla sezione fiati; il brano viene anche leggermente accorciato, lasciando fuori una sezione presente verso l'inizio e saltando il finale della versione in studio. Il risultato è sicuramente apprezzabile ed è impressionante quanto si sia fatto per poter rappresentare dal vivo un brano così difficile. Una curiosità: qualcuno della casa discografica, all'epoca, ebbe la balzana idea di considerare i primi tre minuti di questa composizione come un buon pezzo rock con potenziale commerciale, nonostante l'ostico linguaggio Kobaiano; vennero così estratti i primi minuti e pubblicati su 45 giri (!) col titolo di "Tendeï Kobah". Come immaginabile: le vendite furono pari a 0 e il singolo oggi è diventato una rarità per collezionisti. Qui termina il primo dei due CD.

Il secondo disco prosegue col resto del concerto e con il resto della rappresentazione dal vivo di "1001° Centigrades", con ""Iss" Lanseï Doïa", composta dal fiatista Lasry. Il brano presenta qualche differenza di arrangiamento con la sua parte in studio, nello specifico l'introduzione di basso viene eseguita dal piano, l'assolo di tromba si trova in una sezione differente, nell'ultima sezione del brano il drumming di Vander è un po' troppo sopra le righe rispetto agli splendidi fraseggi all'unisono che eseguiva in studio e l'inquietante finale originale, dove venivano eseguiti alcuni lamenti sopra qualche nota di piano minimalista e il ticchettio di un orologio, viene del tutto ignorato. Infine, per completare l'album, vi è "Ki Ïahl Ö Lïahk", composta da "Faton" Cahen, sicuramente il brano più tradizionale dei tre ed eseguito praticamente alla lettera, a parte la sostituzione del sassofono al clarinetto nella prima parte del brano e alla presenza di un conclusivo (ed eccellente) assolo di batteria di Christian Vander, assente dalla versione in studio. Dopo aver attraversato il passato con i tre brani dell'album precedente, dopo aver dato una lunga occhiata al presente con il nuovo disco in versione integrale, i Magma concludono il concerto con una mezz'ora di materiale nuovo che, con varie modifiche, sarà incluso negli album futuri. "Sowiloï (Soï Soï)" vedrà la luce su disco solo nel 1977 all'interno dell'album dal vivo "Inédits", ma verrà eseguita regolarmente durante la carriera; qui manca ancora della sua caratteristica introduzione, ma in aggiunta, abbiamo uno splendido assolo di flauto di Lasry. Come ultimo brano, a sorpresa, viene eseguito per la prima volta in assoluto un embrione di "Mekanïk Kommandöh" che due anni dopo, sarà la sezione centrale e portante di (ovviamente) "Mekanïk Destrüktiw Kommandöh". In questo stato, il brano non ha ancora assunto i toni apocalittici che ci saranno in futuro, anche se il caratteristico coro che lo domina è già presente, e si tratta più che altro di un altro omaggio di Vander al jazz classico: questo particolare arrangiamento si apre addirittura con una bossa nova, prima di diventare gradualmente la tesa marcia trionfale conosciuta da tutti i fan, anche se il finale a questo punto, non era stato ancora scritto. I Magma tenteranno di registrare una versione di questo arrangiamento ridotta a 5 minuti per farlo uscire come 45 giri, ma, non sorprendentemente, le vendite saranno le stesse di "Tendeï Kobah" (questa prima versione in studio è stata ristampata in digitale nel 1998 all'interno del CD "Simples").

Con i suoi 85 minuti, questo concerto a Bruxelles si rivela molto interessante, sia dal punto di vista filologico, che da quello musicale. Le selezioni dal primo album sono eseguite con un calore ed una sapienza tali da essere quasi superiori alle loro controparti in studio, l'esecuzione integrale di "1001° Centigrades" si rivela un'ottima alternativa alla sua versione studio e le versioni primordiali dei due classici sono abbastanza diverse da poter avvicinarcisi di nuovo con un buon approccio; se c'è un minimo difetto da fare all'esecuzione del concerto è il troppo entusiasmo in alcune sezioni (""Iss" Lanseï Doïa" su tutte) che porta ad alcune sbavature. Generalmente, l'impressione che si ha ascoltando l'album, è di un gruppo giovane ed entusiasta che crede in quello che sta facendo: per sottolineare la cosa, all'epoca il pianista John Hicks aveva proposto a Vander di raggiungerlo negli Stati Uniti per suonare con lui, ma, il batterista Francese optò rischiosamente per la continuazione del progetto Magma, che non voleva assolutamente abbandonare. Il doppio CD in sé, come la stragrande maggioranza delle release d'archivio, non è qualcosa per il fan casuale, ma, in questo caso, non è nemmeno solo ad uso e consumo dei fan più accaniti che vogliono avere qualsiasi cosa uscita a nome del gruppo. Come già accennato, il sonoro, più che essere scarso per via della registrazione, è disturbato da un mixaggio non ideale anche se, man mano che si procede nell'ascolto, il bilanciamento dei volumi viene sistemato e, ora che si arriva al termine del CD, diventa un po' più accettabile, cosa che confermerebbe la nostra teoria che si tratti di un monitor mix. Inoltre, strano ma vero, non è presente nessun taglio udibile nella registrazione: probabilmente, il cambio lato della cassetta originale era ubicato tra un brano e l'altro, così, fortunatamente, non è andato perso alcun momento musicale; in alternativa il gruppo stava registrando con due nastri contemporaneamente in modo da non perdere niente al cambio di lato anche se si tratta di un'ipotesi difficile visto il sonoro non proprio professionale. Comunque, oltre all'indiscusso valore storico, ciò che rende questo CD così interessante anche per i collezionisti più arditi è la presenza di alcuni brani che sarebbero presto stati cancellati dalle scalette del gruppo: questa è l'unica registrazione dell'epoca a contenere "Rïah Sahïltaahk" che, sicuramente a causa della sua complessità e della difficoltà a riprodurla come in studio, di lì a poco sarebbe stata cancellata dalle scalette per non riapparire fino al 2010. Anche "Aïna" è un brano praticamente introvabile nelle registrazioni dal vivo e, da lì a poco, dei brani del primo album sarebbe rimasta solo "Stoah", con "Kobaia" usata solo occasionalmente come tappabuchi, prima di essere completamente riarrangiata e venire reintitolata "Kobah", come già citato. A coloro che sono interessati al gruppo avendo già avuto occasione di assaggiarlo e che possono sopportare una qualità audio non perfetta (ma comunque ascoltabile, comprensibile e meglio di molte altre pubblicazioni di archivio), l'acquisto di questo volume della serie "AKT" è fortemente consigliato.

I Magma sono in attività ancora ad oggi,anche se l'unico membro a rimanere di questa formazione è il solo Vander, sebbene Klaus Blasquiz sia stato uno dei pilastri dell'era classica del gruppo, e continuano a sfornare dischi secondo il loro stile classico, continuando a stupire e a risultare sempre molto enigmatici al primo ascolto, anche se, come quasi tutti i gruppi dell'epoca, hanno subito uno scivolone negli anni '80, durato fortunatamente un solo album: il mediocre "Merci". L'ultimo disco in studio è "Félicité Thösz" del 2012, ma il gruppo sta già portando avanti dal vivo alcune nuove composizioni che usciranno presto (si spera) in un nuovo album. Nel frattempo, le pubblicazioni "AKT" continuano ad uscire e, al momento della pubblicazione di questo articolo, sono arrivati alla #16; l'ultima di queste riguardante i Magma è uscita nel 2009 e si tratta di un doppio CD contenete una registrazione integrale di un concerto a Bourges del 1979.


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