venerdì 6 febbraio 2015

King Crimson - Live at The Orpheum (DGM, 2015)

Cosa possiamo dire riguardo ad un personaggio come Robert Fripp? Prima di tutto, che è un grandissimo chitarrista e un altrettanto grande band leader/"talent scout" (molto tra virgolette), in grado di scegliere sempre dei compagni di avventura adatti: sia creativamente che dal punto di vista strumentale. Si tratta senza dubbio di un personaggio davvero molto enigmatico e interessante, quanto la musica che ha prodotto nel corso della sua carriera. Qualche anno fa, Fripp aveva annunciato una sorta di pensionamento, dichiarando di volersi dedicare quasi esclusivamente ai suoi particolarissimi progetti ambient, abbandonando in toto la musica rock. A fine 2013, invece, i King Crimson sono tornati all'attivo con una nuova formazione, peraltro, una delle più aggressive della storia della band. Colpisce l'assenza di Adrian Belew, co-chitarrista e cantante, che era stato con il gruppo a partire dal 1980 fino all'ultimo tour, nel 2008. In compenso, Tony Levin (basso e stick), altra faccia storica del gruppo, è ben solido al suo posto, così come i due batteristi Pat Mastelotto (dal 1994) e Gavin Harrison (presente anche nel tour precedente), mentre segnaliamo il graditissimo ritorno del fiatista Mel Collins, membro del gruppo dal 1970 al 1972 e collaboratore nel 1974. Le nuove conoscenze, invece, sono Jakko Jakszyk (chitarra e voce), uno dei più apprezzati session-man e tecnici del suono degli ultimi anni e un terzo (!) batterista: Bill Rieflin. Il fatto che questa formazione abbia tre batteristi non fa altro che continuare la tradizione del re Cremisi di accettare nuove sfide e di trovare modi sempre nuovi e inconsueti di vivere la musica: basti pensare al "double trio" che è stato attivo dal 1994 al 1997.

A fine 2014 questa line-up è finalmente andata in tour negli USA. Mentre il gruppo era in procinto di annunciare le prime date europee del 2015, che si svolgeranno tra Agosto e Settembre (per ora in Regno Unito, Francia e Paesi Bassi), per mantenere vivo l'interesse e offrire una specie di antipasto, è uscito questo live-album, registrato il 30 Settembre e l'1 Ottobre 2014 all'Orpheum Theatre di Boston. Solitamente, ogni line-up dei King Crimson ignora quasi completamente il passato, concentrandosi solo sul repertorio attuale. Qui, forse per il ritorno di Mel Collins, forse perché una versione ridotta di questa formazione ha all'attivo solo l'album "A Scarcity of Miracles", tra l'altro nemmeno accreditato ai King Crimson, vengono recuperati anche brani da "In The Wake of Poseidon", "Islands" e "Red". Questo, quindi, è il primo live-album ufficiale del gruppo che suonerebbe quasi "tipico", se non fosse che si parla pur sempre dei King Crimson e di un disco dove suonano contemporaneamente tre batteristi! Oltre alla scelta della scaletta, la cosa che salta di più all'occhio è l'eccessiva brevità dell'album: solo 40 minuti. Come dovremmo interpretare la cosa? Vedremo altro materiale dal vivo di questa formazione o è una scelta stilistica volontaria, per decidere quali sono le parti essenziali del set e più meritevoli di finire in un riassunto?

Per quanto riguarda la musica, solo due titoli ci sono estranei. "Walk On: Monk Morph Chamber Music" è esattamente ciò che dice di essere: il gruppo che sale sul palco e si accorda, con in sottofondo un collage pre-registrato che utilizza anche dei sample tratti dalla traccia finale senza nome di "Islands", mentre "Banshee Legs Bell Hassle" è un pregevole intermezzo atmosferico con le percussioni di Gavin Harrison. Le difficoltà maggiori stanno nella parte cantata del disco; Jakko Jakszyk è un musicista eccellente, adattissimo chitarristicamente a questa formazione, e, generalmente, non ha una voce disprezzabile; però non è in grado di rendere propriamente giustizia a "One More Red Nightmare", un brano nel quale l'assenza vocale di John Wetton si percepisce particolarmente e, sebbene faccia comunque un lavoro onesto, anche la sua interpretazione di "Starless" risulta decisamente sottotono rispetto all'originale. Il brano dove Jakszyk convince di più vocalmente è "The Letters" che, però, a parere di chi scrive, è l'unico che avrebbe anche potuto essere sacrificato per fare posto ad altri pezzi più interessanti in scaletta nel tour, come "Pictures of a City", "Larks' Toungues in Aspic, part 1" o "The Talking Drum". Comunque, al fan medio del re Cremisi potrebbe far piacere la presenza di un brano oscuro e dimenticato e, probabilmente, questa versione è superiore all'originale in studio. Strumentalmente, invece, il gruppo dà assolutamente il meglio di sé: questa versione di "The ConstruKction of Light" è di una bellezza indescrivibile, e la potenza di "The Sailor's Tale", brano ingiustamente dimenticato da troppo tempo, è qualcosa che bisogna sentire per credere. Anche le già citate "One More Red Nightmare" e "Starless" nelle loro sezioni strumentali sono molto convincenti, sebbene la seconda abbia qualche problema verso il finale, nel quale il tempo viene molto rallentato rispetto all'originale, probabilmente per accomodare l'uso di tre batterie; tuttavia, quello che perde nel finale, lo guadagna nella sezione centrale, dove l'uso delle percussioni aumenta notevolmente la drammaticità.

Nonostante questa recensione possa sembrare un po' dura e critica, dobbiamo sottolineare che i King Crimson hanno conservato tutta la magia che contraddistingueva i loro tour precedenti. Fripp rimane uno dei migliori chitarristi in circolazione, e non ha perso minimamente lustro, riuscendo a mantenere il suo stile inconfondibile ampliandolo sempre di più: probabilmente, è una persona assolutamente conscia dei problemi che possono dare l'età, e, invece di tentare l'impossibile, cerca di reinvantarsi in base alle sue capacità attuali, risultando sempre fresco e, soprattutto, un gigante. I suoi comprimari non sono da meno e Tony Levin e Mel Collins, in particolare, danno una performance incredibile. Il difetto maggiore di questo album, in effetti, è che contiene solo 40 minuti di musica: sarebbe stato molto meglio far sentire anche altro materiale da questa formazione e avremmo, sicuramente, potuto dire di più. Per come stanno le cose adesso, non possiamo che augurarci che questa line-up arrivi anche qui in Italia, in modo da poterci godere un loro concerto dal vivo, a primo impatto. E, se questo dovesse malauguratamente non verificarsi, speriamo perlomeno che sia prevista un'altra pubblicazione più esaustiva di questi concerti.

Dietro: Tony Levin, Mel Collins, Robert Fripp, Jakko Jakszyk
Davanti: Gavin Harrison, Bill Rieflin, Pat Mastelotto

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