mercoledì 25 aprile 2018

Refilla - Due (autoproduzione, 2018)

Il primo aspetto ad attirare l'attenzione di questo "Due" è il packaging. Il disco si presenta in una penna USB con una confezione che ricorda quella di un medicinale, con addirittura il bugiardino, ed è un'operazione che funziona particolarmente quando si inizia ad ascoltarlo. I Refilla debuttano nel panorama indie italiano con le parole giuste, la promessa di non essere banali (c'è davvero!), una cultura musicale profondamente radicata nel genere e una capacità strumentale notevole, seppur ancora da arrotondare. Quando ci si rinchiude nel rock italiano ci sono sentori di Ministri, Fast Animals and Slow Kids, Marlene Kuntz, Punkreas, Teatro degli Orrori, ma fortunatamente si guarda anche altrove, e sono i richiami cinematografici sparsi un po' ovunque a dare un tono originale al contenuto. Trainspotting, Pulp Fiction, Apocalypse Now, Paura e Delirio a Las Vegas e molto altro, con l'aggiunta di riflessioni pseudo-profonde sulla felicità dell'uomo, data da cose caduche, sfuggevoli e destinate alla disgregazione. L'album non farà propriamente ragionare in maniera analitica su come viviamo, per quello servirebbe probabilmente una scrittura più puntuale, ma funziona perfettamente associato alla musica. Blues ("Failure Blvd"), psichedelia ("Era Meglio Prima"), electro-punk ("Ali di Pietra") e infine rock più classico ("Partire a Settembre", con venature cantautorali, e "Vita in Viaggio"), tutto ciò per una tavolozza di colori molto ampia che dimostra anche la capacità di variare senza eccedere nell'eterogeneità. I ragazzi suonano bene e sulle capacità tecniche non è nemmeno necessario spendere righe di recensione, basta premere play.

Fare questo genere nel duemiladiciotto è contemporaneamente in linea con le mode del momento, ma è anche una sfida, rischiando di sbagliare timing e di andare a rimpinguare la già iper-nutrita collezione di dischi fotocopia che riempiono gli scaffali dei negozi e il catalogo di Spotify e Apple Music. I Refilla hanno capito come farlo, e al debutto lo fanno bene, certo lasciando nell'ascoltatore la speranza che dal prossimo lavoro scaturisca una maggior originalità. Buono. 

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