lunedì 7 settembre 2009
Blind Faith - Blind Faith (Polydor Records, 1969)
I Blind Faith spesso sono considerati il primo supergruppo della storia della musica. In realtà a modo loro lo erano già stati i Cream (dai quali provengono appunto Eric Clapton e Ginger Baker, chitarra e batteria di questo lavoro). I Blind Faith sembrano essere nati per proseguire nello stile dei Cream, però senza mancare di originalità. Sicuramente, la lista dei musicisti è da bava alla bocca: oltre ai già citati Baker e Clapton ci sono anche il compianto Ric Grech al basso (ex membro dei Family) e il poliedrico Steve Winwood all'organo, alla voce solista e a molti altri strumenti. Un altra cosa per cui questo album fece scalpore fu la sua copertina (che potete vedere a sinistra della recensione), con la foto dell'undicenne Mariora Goschen nuda. Questo causò non pochi problemi ai Blind Faith, anche se tutto terminò quasi ovunque con la sostituzione della copertina con un innocua foto di gruppo, più che con il ritiro del disco.
Purtroppo, a parte la lista dei musicisti e la copertina, questo album ha poco da offrire. Il problema, non sono le canzoni (che in alcuni casi sono di pregevole fattura), ma la considerazione generale che si ha di questo disco. Si tratta di un lavoro di buona fattura, ma sicuramente non è il capolavoro che molti definiscono. In effetti, questo album non è superiore a nessun disco dei Cream, ma andiamo con ordine.
L'album inizia decisamente bene, con "Had To Cry Today", probabilmente la cosa migliore di tutto il disco. E' un brano rock blues, con un riff che nulla ha da invidiare ai Led Zeppelin. Il brano dura nove minuti, tutti costruiti sullo stesso granitico riff, ma gli assoli di chitarra e la melodia vocale sono così ipnotici che i 9 minuti passeranno senza essere notati.
Si prosegue poi con "Can't Find my Way Home", una gradevole ballata acusitca, penalizzata un po' dalla produzione (il suono delle percussioni risulta un po' fastidioso).
Segue una caotica e disorganizzata (ma non per questo brutta) la cover di "Well All Right". Nonostante probabilmente sia una delle cose minori del disco è da segnalare l'ottima coda strumentale, con un eccellente assolo di piano. Chiude il lato A una ballata di Clapton, la souleggiante "Presence of the Lord", che a metà brano esplode in una e vera propria sarabanda per wah wah.
Il lato B inizia con la deliziosa "Sea of Joy", con un magistrale riff, ottimo contrasto tra elettrico e acustico (compare anche il violino, suonato da Grech) e eccellente prestazione vocale.
Chiude l'album la controversa "Do What you Like", una cavalcata jazzata di 15 minuti a firma Baker. Nonostante il brano in se sia piuttosto buono, il problema è nella jam centrale, troppo lunga e appesantita da dei cori che ripetono il titolo del brano, che risultano più che altro fastidiosi. Abbastanza brutto anche il finale psichedelico. Va segnalato comunque l'ottimo assolo di batteria.
Qua termina l'album originale, anche se le varie edizioni in CD riportano alcune bonus track (alcune, pare totalmente non relazionate ai Blind Faith, ma solo a Grech solista) e termina anche il breve capitolo Blind Faith.
Possiamo parlare di un buon album di solido rock/blues, ma non di un disco essenziale. Un ascolto è comunque consigliato, soprattutto ai neochitarristi e a chi vuole scoprire una curiosa parentesi di Clapton (qua nel pieno del suo splendore, chitarristicamente parlando).
Voto: 7.5
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