venerdì 9 aprile 2010
I Got A Violet - Backwash (New Model Label, 2009)
Tracklist
Tra garage e post-punk si trova un'instancabile sequela di imitatori e parainnovatori che cercano sempre più uno scampo allo svanire d'originalità collettivo che sta investendo il rock in tutte le sue derivazioni. Duole collocare i rodigini (miei conterranei) I Got A Violet in un contesto così tetro, ma c'è anche da dire che non stiamo parlando di un disco così banale e "diroccato" da non valere neppure qualche parola di più. A dire il vero il delta del Po, che ha ispirato non solo il booklet ma anche il nome del disco (Backwash vuol dire "risacca") sembra aver dato una buona carica a questo power trio di tutto rispetto, e il risultato non è per niente male.
Si comincia con una coppia di tirate garage da fare invidia ai White Stripes, ispirati come queste tracce dalle vecchie e fortunatamente non troppo coverizzatissime glorie di Captain Beefheart. Trattasi di Ghost Ranch e Priest Pube, seguite a distanza ravvicinata (per la breve durata del disco), seppur si parli dell'ultimo brano, dalla tanto semplice quanto d'impatto Junky's Elevator. Tutti e tre i brani sono composti con schemi "classici" del genere, non rifuggendo in divagazioni particolari ma attenendosi sempre ad un'accostamento tradizionale di elementi strofa e ritornello, pur con riff che riferendosi vagamente a contesti del passato (soprattutto anni settanta e ottanta), si collocano su una linea particolarmente catchy ed apprezzabile anche da chi non digerisce generi come questi. Il decollo avviene però con gli inserimenti melodici, quelli della buona e quasi "pop" (nella struttura) Brand New Dance e nel penultimo episodio della risacca, Candy Floss, con il suo piglio psichedelico e un senso di malinconia che neanche i Radiohead. Si retrocede nella banalità di quel filone tanto amato quanto detestato, rispettivamente da pubblico e critica, quello del post-punk e della new wave del dopo-suicidio di Curtis, con il singolo Swing Swang e Glitter Hairspray, dotate di una particolare potenza nonostante la poca originalità dei riff e dell'apporto vocale. Nonostante questo, fanno presa, eccome se fanno presa.
In un disco così non si tratta di salvare il salvabile, ma di trovare il giusto equilibrio tra novità (non ce ne sono) e contaminazioni/influenze/tributi utilizzati in maniera saggia e produttiva. Effettivamente alla mancanza di innovazione gli I Got A Violet pongono intelligentemente un contraltare enormemente funzionale, per il loro scopo. Trattasi dell'uso di uno schema compositivo sì classico, ma anche personale, creando così un sound da "demotape" di vecchia data, con quel gusto vintage che fa molto "scantinato", propria di questo genere a volte imprecisamente definito garage, che, se proseguiranno (come si spera) nella loro carriera potranno approfondire, far crescere e cristallizzare come una loro caratteristica.
Meritano.
Voto: 7.5
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