lunedì 7 giugno 2010

Nick Drake - Five Leaves Left (Island, 1969)


Nick Drake era senza dubbio un poeta maledetto, potremmo quasi considerarlo un Giacomo Leopardi della musica: frustrato (più avanti la frustrazione divenne depressione, cosa che si riflette molto sulla sua musica), timido, schivo, introspettivo, con pochi amici o conoscenze strette e probabilmente morì vergine (le sue relazioni con la cantante Linda Thompson e l'amica Sophia Ryde erano più platoniche che altro).
I suoi tentativi di essere amato verso il pubblico fallirono miseramente e ingiustamente, fino alla sua prematura scomparasa nel 1974, dopo la quale la sua musica cominciò ad avere il giusto riconoscimento che meritava. Sì, perché Drake era estremamente dotato verso il canto, con un ottima padronanza verso la chitarra acustica e un ottima dote nel scrivere melodie.
"Five Leaves Left" è la sua prima opera, una collezione di 10 canzoni malinconiche, ma non lagnose e studiate con cura (Drake era molto minuzioso nel suo essere artista) creata quando l'artista non aveva ancora terminato gli studi. Differentemente da quanto accadrà in futuro (come ad esempio su "Pink Moon"), Drake non è da solo ma è accompagnato da alcuni membri dei Fairport Convention e dei Pentangle.
Tra i vari brani spiccano la splendida "Three Hours" (il capolavoro del disco), "River Man" (che Drake considerava il pezzo più importante), "Cello Song", "The Thoughts of Mary Jane" e "Man in A Shed", la cosa che più si avvicina all'essere allegra in tutto il disco.
In definitiva è un lavoro estremamente interessante, che incute malinconia e nostalgia, ma non deprime o non fa provare pateticità verso l'artista. Da avere!

Voto: 8

2 commenti:

  1. Ho appena finito di ascoltarlo.
    Forse Three Hours è il brano che mi piace di meno (bello però).
    Album sublime con parti di violino meravigliose.

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  2. Ti ringrazio. Si, ho apprezzato; interessante l'accostamento al Leopardi, dal momento che io stesso ho sempre creduto che Drake fosse un buon esempio di "Romanticismo" in musica (anche se personalmente lo accosterei più alle espressioni teutoniche del movimento, Heine in particolare ;-)...). Spero che però non ti offenderai se ti dico che la recensione mi pare eccessivamente sbrigativa per un disco così stupendo; liquidi delle autentiche gemme come Three Hours o Cello Song nello spazio di due righe, e non citi minimante pezzi fantastici come Day is Done o Way to Blue! Ovviamente sono comunque consapevole del fatto che ogni recensore restituisce del disco le proprie impressioni evidenziando i numeri che gli sono parsi di maggior rilievo; nella lettura della tua disamina probabilmente ha giocato un grande ruolo il fatto che per me questo disco sia stato ben più che un "lavoro estremamente interessante" - è stata la colonna sonora di un'intera fase della mia vita e che ancora ha un valore personale ed emotivo grandissimo per il sottoscritto. Quindi ti prego di scusarmi se sembro calcare troppo la mano; entrano in gioco fattori strettamente personali. Del resto ritengo che Drake sia stato uno dei pochi musicisti "rock" che siano riusciti a raggiungere una cifra LIRICA nel vero senso della parola. Comunque non ti preoccupare, hai fatto un lavoro soddisfacente; in gamba ;-)

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