mercoledì 14 luglio 2010

The Sea - Get It Back (Black Nutria/Audioglobe, 2010)


Tracklist:
1. Don't You Want Me

2. Love Love Love
3. Say It Again
4. By Myself
5. Sun Noir
6. What You Gonna Say Now
7. Miss You
8. Everybody Knows
9. I Spend My Days
10. Can You Feel
11. Need You

Un gruppo. La prima impressione è che si tratti dell'ennesimo gruppo inglese anche se non dei soliti indie-modaioli finti alternativi e fuori dalle righe per gioco (e per denaro). Trattasi invece dell'ennesimo tozzo di pane sbocconcellato dal panorama hard rock, nonostante si sporchi, in questo caso, di toni diversi, variegati, con tanta, tanta, carne sotto al sole. E infatti è un bel disco.
Chitarre nervose e di stampo marcatamente hard rock vecchio stile, come ultimamente sentiamo da gente come Airbourne, Jet, e pochi altri (in alcuni tratti anche i Kings of Leon? Mah...), però con quell'ironia pop molto eighties, inaugurano il disco con la bella "Don't You Want Me". Il vocalist ricorda effettivamente Nic Cester in più di un frangente, come nella rocambolesca e fugace (tra le migliori, comunque) "Love Love Love". Di per sé quello che ci si trova tra le mani non è un disco interessante per il suo profilo di innovazione o delle possibili sorprese che possa generare, ma tutt'altro. Stupisce il modo in cui elementi banali e già supersfruttati (diciamo meglio, abusati) da chiunque sappiano comunque ricreare un ambito personale, in cui la band possa spaziare padroneggiando benissimo questi mezzi. Ripetendo, niente di nuovo, ma il power duo ci sa fare, e proprio come i White Stripes (che quasi "citano" con la scelta di questo tipo di sound), utilizzando distorsioni molto acide, grezze, e si lasciano intorbidire qua e là da momenti psichedelici (come in "By Myself", non certo tra gli episodi più azzeccati purtroppo, e la dice lunga la sua melodia vagamente pinkfloydiana che in certi momenti puzza di plagio, soprattutto nelle linee vocali). Il blues come lo avevano portato nell'hard rock anche i Led Zeppelin si sente con malcelata prepotenza in "Sun Noir", questa per davvero molto Jack White soprattutto alla voce (come in "Everybody Knows" si rifarà più tardi, all'ottavo gradino degli undici che compongono quest'opera). E ancora toni blueseggianti per "Can You Feel", quasi una cover dei White Stripes, a scandire quelle influenze garage che tanto continuano a tributare il povero Captain Beefheart. Non mancano neppure i momenti più tipici del panorama alternative pop e rock inglese, che ricordano magari i lavori solisti del buon Pete Doherty o tante altre vecchie glorie che non stiamo qui a citare. Solita pappardella, ma che i The Sea sanno utilizzare e reinterpretare. Eccome se lo sanno fare (pure nella bella bonus track).
L'album è sicuramente completo, con i suoi momenti di distensione e molti, mai troppi, attimi di vorticoso innalzamento dei toni, con tante distorsioni (senza cadere negli eccessi) e un uso ben ponderato della batteria, che rinuncia agevolmente a ghirigori e tecnicismi di sorta in cambio di una ritmica rigida, solida, "cubica". Un album semplice, d'impatto, totalmente British. Anche queste cose, se le guardate con l'occhio giusto, sanno ancora spaccare. E' il caso dei The Sea.


Voto: 7.5

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