giovedì 28 ottobre 2010
Mano-Vega - Nel Mezzo (DomusVega Records, 2010)
Tracklist:
1. Ondanomala
2. La Prova Del Vuoto
3. Nel Mezzo
4. Sfere
5. Sinestesia
6. Dal Rosso Al Blu
7. Opus
8. Magnum Opus
9. Dal Nero Al Bianco
Recensione:
I Mano-Vega sono l'ennesimo capitolo della storia progressive italiana. Siamo arrivati nel 2010 e questa scena non smette di proliferare, anche se, ovviamente, le particolarità e le caratteristiche originali continuano a diminuire, scusatemi il gioco di parole, progressivamente. Piano però, qui non si parla di prog storico influenzato dai magnifici seventies del nostro paese, ma di un prodotto che guarda con occhio piuttosto malizioso agli USA e al prog metal più moderno ed elettronico. In questo genere, tanto di cappello a chi riesce a non essere pallosamente ridondante, ma quando si parla di questo, nel duemiladieci vengono per forza in mente i DreamTheater, band che, è risaputo, sta veramente scoppiando nella continua ricerca di ghirlande e ghirlandine per abbellire un pacchetto ormai squarciato dagli anni. I Mano-Vega, per fortuna, non sono tra quelle band e producono un disco simpatico, nel senso che i fan del prog (più metal che rock, ma anche rock) potranno ascoltarlo e gradirlo senza troppi problemi, soprattutto se non hanno pretese.
Funzionano gli arrangiamenti, i modi in cui si dimostra con palese indifferenza un'abilità tecnica ottima in tutti gli strumenti, le scelte nei suoni (quasi tutte) e nei titoli, talvolta criptici, altre volte abbastanza terra terra da allontanare ogni simbolo retorico (invece chiaramente richiamato in "Sinestesia") che nella loro musica (e siamo alla lista delle cose che Non Funzionano) abbondano, vuoi perchè quando il prog lo vuoi fare ma ascolti troppo le band più moderne ti perdi, vuoi perchè non è cosa da tutti. Sia chiaro, questo disco non è scadente, né banale, anzi contiene degli sprazzi d'ingegno notevoli ed evidenzia un songwriting mai acerbo che questi ragazzi, così talentuosi, sono riusciti a convogliare in nove bellissime tracce. L'attenzione critica è da porre più che altro nella direzione di un'imitazione che qualche volta sconfina nel tributo, vedasi i riferimenti a band come Tool e Porcupine Tree (e perfino la copertina ce li ricorda), abbassando di poco il livello medio di tutto il lavoro. La forte presenza di elettronica richiama alla nostra mente anche alcune sferzate di Trent Reznor, non solo quello dei Nine Inch Nails più celebri ma anche quello del periodo pro-internet che l'ha visto pubblicare la quadrupla release Ghosts, acclamata solo da chi ne capiva davvero qualcosa di quello che lui aveva intenzione di fare. Non diteci che ai Mano-Vega Reznor non piace. Ottimo, in ogni punto, il dosaggio delle componenti elettriche e quelle, invece, elettroniche, con effetti e sintetizzatori, coadiuvati anche da programmazioni, che spuntano improvvisamente senza mai esagerare. Grande presenza anche del theremin, uno strumento difficile da usare ma che viene inserito qui e là tentando di non cadere nel burrone della sovrabbondanza, dal quale ci si salva per poco.
La band compone, in sintesi, un disco fragile ma ricco di spunti, citazioni, riflessioni e segni di un'intelligenza e una maturità artistica che si possono soltanto definire notevoli. Essere già una band "svezzata" al proprio debutto non è cosa da tutti, ma, come dichiarano all'interno del packaging di Nel Mezzo, questo lavoro è stato composto in sei anni. Se è vero, sono troppi. Se non è vero, spiegateci perchè.
Fatto sta che a noi è piaciuto abbastanza.
Voto: 7+
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