Il passaggio al secondo disco spaventa sempre, soprattutto se il primo è stato apprezzato da critica e pubblico. La formazione campana degli Abulico non si è però posta questo problema poiché Il Colore dei Pensieri, distante tre anni dal precedente sforzo in studio, cambia completamente pelle: oltre ad essere prodotto con un sound completamente diverso e cantato in italiano invece che in inglese, è orientato verso un pop più studiato e maturo, lontano dall'acerbità di alcuni momenti del suo precedessore.
Abbiamo nominato il termine "pop", che fa riferimento in questo caso ad una certa leggerezza nelle scelte sonore piuttosto che ad una vera e propria orecchiabilità. La propensione di tutte le nove tracce ad una costruzione progressiva dai toni scuri non è certo quella tipica delle radio e all'inizio del disco, affidato alla bella Colorare i Miei Pensieri, già si evidenziano tutte le direzioni che questo disco segue, diramandosi lungo diversi sentieri che però riconduce in maniera omogenea sotto un unico ventaglio che definiremmo, per convenienza, "alternative pop". I testi (vedi Autunno 1972, un Architetto e Il Tempo e la Scelta) sono tutti di gran livello e colgono in pieni l'alternarsi continuo di momenti più dolci ed eleganti (Inferno, che svela senza troppo celarle le due influenze principali dei napoletani: U2 e Coldplay) ad altri più sofferti ma più pesanti (Il Volo), in cui si scopre anche l'anima rock che la band ci fece conoscere in passato.
Vengono in mente, in alcuni istanti, anche altre band che ruota attorno all'universo britannico, dai Suede ai gallesi Manic Street Preachers, ma cromaticamente rimaniamo sempre vicini a Chris Martin e soci, distanziandosi in maniera netta solo in alcuni momenti più rock.
Nonostante quanto detto, gli Abulico dimostrano di avere una certa personalità. I testi, molto intimi e personali, risultano comunque ben scritti e originali, gli arrangiamenti e il songwriting hanno una marcia in più rispetto a molti importatori di Gran Bretagna di cui l'Italia ha fatto una malattia, le canzoni non annoiano e il disco, nel suo complesso, scorre senza problemi.
Il Colore dei Pensieri funziona come un anestetico alla mancanza di senso della musica italiana, porta con sé delle tinte forte e delle tinte più chiare, le mescola, riesce a comunicare. In sintesi, un piacevole viaggio tra i vari linguaggi di un pop che non è né cervellotico e strano, né semplicistico e banale. Come dovrebbe essere.
Voto: 7
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