martedì 16 luglio 2013

Into Deep #8 - L'album perduto dei Jethro Tull, parte prima



I. Prelude - Lifebeats


Foto di Heinrich Klaffs

Il 17 Luglio 1972, ad Osaka, si tenne l'ultima data della prima parte del tour di "Thick as a Brick" dei Jethro Tull, splendida parodia di un concept album che finì per diventare il re dei concept album. In questo momento, la formazione dei Jethro Tull è una di quelle più acclamate dai fan: il carismatico bandleader Ian Anderson alla voce, al flauto e alla chitarra acustica, il fido chitarrista Martin Barre, il bizzarro e simpatico Jeffrey Hammond-Hammond al basso, John Evans alle tastiere e al piano e Barriemore Barlow alla batteria, se non il migliore, uno dei migliori batteristi che abbiano mai suonato nel gruppo. A questo punto, nella mente di Ian Anderson si instaura il progetto di continuare con un secondo concept album, ironico come il primo, ma meno faceto come significato, in modo da poter fare un passo avanti rimanendo nel genere che stava ottenendo un buon successo di critica.


In un appartamento a Montreux appartenente al promoter Claude Nobs, ispirandosi al lavoro del compositore Brasiliano Heitor Villa-Lobos, Anderson compone materiale buffonesco, ma con serietà di fondo e perfettamente coerente con il lavoro precedente. Dopo qualche tentativo di prova fallito negli studi nelle vicinanze, le session iniziano ufficialmente nell'Agosto del 72, al Chateau d'Herouville, vicino a Parigi, dove i Pink Floyd avevano registrato il loro album "Obscured by Clouds" (colonna sonora del film "La Vallée") in soli sei giorni, nel Febbraio dello stesso anno.


Se il materiale era scorrevole e perfettamente apprezzabile, i presupposti per la registrazione non lo erano affatto. Le apparecchiature, secondo le parole dello stesso Anderson, erano assolutamente "non affidabili", e problemi tecnici resero la registrazione del disco una impresa non da poco. Come se non bastasse, i membri del gruppo (specialmente Barre e Barlow) continuavano ad ammalarsi, per colpa di un'intossicazione alimentare causata dal pessimo cibo che veniva servito al Chateau. Ciononostante, il gruppo fu in grado di completare le backing tracks per un totale di brani sufficiente a riempire tre delle quattro facciate programmate. Comunque, Anderson, comincia ad associare alla musica tutti questi fallimenti e durante la registrazione delle sue parti, decide di accantonare il progetto che da qua in poi verrà soprannominato "The Chateau D'Isaster Tapes". La decisione di abbandonarlo completamente non viene presa subito, ma quasi immediatamente si decide di non usare il materiale registrato in Francia (e quindi, nel caso si fosse deciso di continuare, ricominciare le session da capo), lasciando così qualcuno di quei brani senza la voce e molti senza il flauto.


Il 13 Ottobre 1972 al Memorial Auditorium di Buffalo, riprende il tour di "Thick as a Brick" e, mentre si decide cosa fare del materiale composto per il futuro album, alcuni brani di quelle session vengono inclusi nelle scalette dei concerti (nello specifico: "Left Right", "Only Solitaire", "Audition" e "No Rehearsal"). Il tour di "Thick as a Brick" termina a Düsseldorf il 26 Marzo del 1973, e in quel mese, i Jethro Tull cominciano ad assemblare quello che diventerà "A Passion Play", collidendo parti di brani registrati al Chateau d'Herouville e nuovo materiale in una unica lunga composizione di 40 minuti (come "Thick as a Brick"), con l'intenzione di cominciare a portarla in tour a partire dal mese successivo. Nonostante i Jethro Tull riprendano a suonare il mese successivo pubblicizzando gli eventi come "A Passion Play", per vari motivi, risulta impossibile suonare la nuova suite dal vivo fino a metà Maggio. I brani sopra citati provenienti dalle session per l'album abortito (nessuno dei quali è stato incorporato in "A Passion Play")  vengono tenuti in scaletta per circa un mese, prima di essere abbandonati definitivamente (tranne "No Rehearsal", che viene notevolmente accorciata, ma rimane fino alla fine del tour, prima di sparire per sempre dall'attività dal vivo). Il disco viene finalmente pubblicato il 13 Luglio del 1973 e il suo spirito ha ben poco a che fare con quello dell'album mai terminato: alcune tematiche sono le stesse (le vedremo in seguito), ma l'umorismo viene notevolmente ridotto e incupito e la musica è molto più complessa.


Durante le session dell'album successivo a "Warchild" (musicalmente abbastanza simile a "A Passion Play", ma con un ritorno alla forma canzone e con meno cupezza umoristica), la tematica Orwelliana dell'uomo rapportato agli animali già affrontata negli Chateau D'Isaster Tapes viene ripresa, anche se è bene notare che nessuno di quei brani ("Sealion", "Sealion II", originalmente non pubblicata, ma in seguito inclusa tra le bonus track del disco e "Bungle in the Jungle") era stato registrato o composto per l'album inedito del 1972, e vengono recuperati due brani dai nastri degli Chateau d'Herouville ("Skating Away On The Thin Ice of A New Day" e "Only Solitaire") ai quali vengono aggiunte sovraincisioni e qualche rimaneggiamento in modo da renderli pubblicabili, segno che, probabilmente, Anderson era ben conscio della qualità artistica del materiale registrato.


Dopo di questo, i nastri e il materiale ivi contenuto, vengono definitivamente abbandonati e, non solo, Anderson ne perde completamente traccia per molti anni. Durante la compilazione del cofanetto "20 Years of Jethro Tull" nel 1988, contenente, tra le altre cose, una generosissima porzione di vari inediti registrati durante tutta la carriera del gruppo, Ian riesce ad includere soltanto 11 minuti di quelle registrazioni, spiegando nelle note del libretto, che non è stato possibile trovare altre sezioni del materiale registrato. I rimanenti nastri vengono scoperti solo nei primi anni 90, così, quando nel 1993, per il venticinquesimo anniversario della nascita del gruppo, si decide di fare uscire "Nightcap", album contenente altri brani registrati nel corso della loro carriera che, per motivi vari, non hanno trovato spazio su un disco, un intero CD viene dedicato interamente agli "The Chateau D'Isaster Tapes". I problemi non sono pochi: come già affermato prima, l'album non è mai stato terminato; in particolare, manca l'apporto di Anderson in alcuni di quei brani. Non solo, ma come si può scegliere una sequenza per un concept album, se alcuni dei brani non sono mai stati terminati? Riguardo al primo problema, Anderson decide di registrare le parti di flauto mancanti, ma di non tentare nemmeno di completare il cantato del disco (la sua voce nel 1993 era completamente diversa e non compatibile con quella del 1972) e si cerca di dare una sequenza abbastanza sensata al disco, per quanto si possa fare, con discreto successo. Quando "Nightcap" viene messo in commercio, gli "Chateau D'Isaster Tapes", vedono finalmente la luce, dopo 21 anni di polvere e i fan vanno in totale visibilio. Non a tutti, infatti, capita di veder pubblicato un disco intero inedito del periodo d'oro del proprio gruppo preferito, e l'aura di leggenda che ha sempre circondato questo disco misterioso e dimenticato ha sempre affascinato gli appassionati e sprigionato molte teorie. Se contiamo, inoltre, che il materiale musicale in sé è eccellente e perfettamente all'altezza di quanto pubblicato in quegli anni dal gruppo (qualcuno, addirittura, lo preferisce ad "A Passion Play", in quanto è molto più tradizionale alla carriera precedente dei Jethro Tull), l'entusiasmo non può che essere a livelli massimi, e ci permette persino di perdonare le infelici scelte di mastering che vengono applicate alle registrazioni (riverbero eccessivo, equalizzazione non adatta a materiale degli anni 70).


II. Look at the Animals


Ma cosa contenevano esattamente questi nastri? Cerchiamo di scoprirlo seguendo l'ordine di quanto pubblicato su "Nightcap", anche se, ancora una volta, è necessario tenere conto che quanto pubblicato è solo una ricostruzione e non l'ordine programmato nel 1972, anche se non deve essere stato molto diverso da quello del 1993 e, con quello che ci è arrivato ai giorni nostri, probabilmente è completamente impossibile creare l'album "originale". Non solo, ma non scordiamoci che una facciata del progetto è completamente mancante e non è mai stata registrata (e molto probabilmente, nemmeno mai composta). 



Il primo blocco inizia con tre brevi strumentali (nessuno di questi raggiunge i due minuti, quindi probabilmente sempre intesi come tali). In "First Post", molto probabilmente compare solo Anderson, prima col sax soprano e poi con la chitarra acustica. Probabilmente è questo il materiale che Ian afferma che sia stato ispirato a Villa-Lobos. Seguono "Animalée", una breve melodia medioevale inizialmente per clavicembalo e flauto, in seguito per tutto il gruppo e "Tiger Toon", che in seguito sarebbe diventato il tema iniziale di "A Passion Play" che qua ha funzione di collante tra i vari brani. Con "Look at the Animals" iniziano le canzoni vere e proprie. In questo brano, che musicalmente assomiglia alle parti più scanzonate di "Thick as a Brick", viene descritta la vita di alcuni animali antropomorfi che hanno comportamenti assurdi e generalmente intolleranti l'uno verso l'altro, chiaramente intesa come scanzonata critica alla società moderna (il narratore dice ad un certo punto "guarda gli animali e poi guardati: non sei contento di esserne uno?"). Segue "Law of the Bungle" che introduce il re della giungla: la tigre. Musicalmente, il brano riprende "Tiger Toon", ma questa volta con cantato (includendo un rarissimo e irresistibile falsetto Andersoniano). Nel testo, la tigre ha un comportamento arrogante verso gli altri animali e verso i suoi simili, critica non troppo velata verso la classe sociale alta ("Essere una tigre significa che riderai quando altre tigri minori mangiano carne infetta. Conoscere una tigre significa che accetti di prometterle fede e offrirle la tua gola. Amare una tigre significa che ti metti al secondo posto nei tuoi progetti e con assoluta servile obbedienza  tieni il colletto della sua giacca completamente pulito e rimuovi ogni giorno l'evidenza sanguinosa dei suoi pessimi comportamenti dall'altrimenti immacolata eleganza del suo cappotto tigrato"). Dopo un assurdo intermezzo parlato del chitarrista Martin Barre ("Ciao! Sono Martin Barre, ma a volte sono un gufo. Le mie piume sono molto morbide e, quando mi sento romantico, mi piace vestirmi da uomo"), arriva "Law of The Bungle, Part II" che, teoricamente, dovrebbe estendere il tema della tigre rapportata agli altri animali. Purtroppo, però, questa è una delle sezioni dell'album mai completate e ci è giunta come strumentale (anche se, musicalmente, funziona benissimo anche così) e possiamo intuirne il senso solo ascoltando la musica (viene ripresa la sezione centrale di "Look at the Animals"). Con questo, si chiude il primo blocco: in totale sei brani. Questo materiale, chiaramente incompleto nella versione che ci è giunta, ha indubbiamente ispirato le immagini del businessman che tiene il mondo sul punto del naso come un leone marino fa con una palla e i dissidi animaleschi descritti su "Warchild", ma, curiosamente, la lepre ("The Hare who Lost His Spectacles", la lepre che ha perso i suoi occhiali) di "A Passion Play" non compare in nessuna forma. Probabilmente, quell'intermezzo posto fra le due facciate del disco, serviva solo a replicare le sezioni comiche che c'erano nelle opere drammatiche antiche, ma non era stato pensato per un contesto diverso.



Il secondo blocco, al contrario, è quello dal quale è stato tratto molto più materiale musicale e lirico per "A Passion Play", anche se è chiaramente uno di quelli per i quali si sono avute più difficoltà a mettere in sequenza nel 1993. In particolare, il modo in cui seguono i primi due brani, "Left Right" e "Solitaire" (la "Only Solitaire" di "Warchild", nella stessa versione, solo con un mixaggio diverso e senza alcune aggiunte) non convince per niente: né tematicamente, né musicalmente. Il testo di "Left Right", che parla, di un "mastro commediografo" che esige che recitiamo bene/male, si adatta molto di più al terzo blocco (l'unico propriamente sequenziato), piuttosto che al secondo che, invece, si occupa dell'arroganza e della presunta incompetenza dei critici musicali. Molto probabilmente, "Left Right" è stata inizialmente registrata separatamente dagli altri brani, con l'intenzione di inserirla successivamente nel terzo blocco. Questa tesi è supportata dal fatto che, quando veniva suonata dal vivo nel 1972-1973, veniva eseguita prima di "Audition" e "No Rehearsal", due brani del terzo blocco, con i quali si sposa meglio anche musicalmente (trattasi di un poderoso rock con una delle migliori prove chitarristiche di Martin Barre dell'intero disco). Comunque sia nel prodotto finale, segue in crossfading la breve e acustica "Solitaire", deliziosa musicalmente, molto amara nel testo, con pesante disappunto verso le persone che consideravano Anderson come un giullare, indirizzando anche uno dei critici per nome (lo "Steve" del testo è il critico Steve Peacock, che aveva definito l'esperienza dal vivo dei Jethro Tull come "una delle esperienze più deludenti della mia vita"). Seguono "Critique Oblique" e "Post Last", entrambe riprese e completate in "A Passion Play", qui, purtroppo, entrambe pesantemente incompiute. La parte principale di "Critique Oblique" viene inserita come movimento in "A Passion Play" senza troppi cambiamenti di arrangiamento e di testo, con lo stesso titolo (per chi avesse l'edizione che non indica i movimenti, si tratta della parte che dice "Lovers of the black and white it's your first night..."), anche se questa versione contiene anche parti che costituiranno frammenti musicali dei movimenti "Memory Bank" e "Best Friends". "Post Last" altro non è che una ripresa dei temi appena affrontati. Purtroppo, è impossibile analizzare il testo di questa sezione del blocco, in quanto pochissima parte vocale è stata registrata (quasi tutta inclusa su "A Passion Play"), ed è impossibile confermare che le sezioni mancanti seguano lo stesso testo che in seguito è stato incluso sulla famosa suite. Musicalmente, comunque, si tratta di una delle parti più eccitanti dell'intero progetto, con molti cambi di umore e un'ottima prova strumentale del gruppo (spicca in particolare la batteria di Barlow). Non solo, ma Anderson, per rimediare al vuoto lasciato dall'assenza delle parti vocali, sovraincide delle parti di flauto estremamente aggressive e interessanti, probabilmente tra le migliori dell'intera discografia, che riescono a dare un senso di coesione musicale a questi ultimi 15 minuti, cosa, purtroppo, impossibile da dare a quella lirica, per mancanza di materiale.


Segue il terzo, e ultimo, blocco (è necessario ripetere che il quarto non esiste: non è mai stato registrato e, quasi sicuramente, non è mai stato composto), già pubblicato in questa versione sul cofanetto "20 Years of Jethro Tull". Qua si riprende il buco lasciato in sospeso da "Left Right". Si inizia con l'affascinante "Scenario", una ballata per chitarra acustica e glockenspiel, nella quale si racconta di quanto il mondo vivesse in pace prima che la società moderna gli dicesse cosa pensare e soprattutto, gli insegnasse ad odiare le cose di cui aveva paura. Le conseguenze di questo, vengono descritte nella successiva "Audition", un rock tipicamente Tulliano ("le battute che dovrai improvvisare, quelle parole sono descritte negli occhi di quei politci che disprezzano i propri padri. La trama della commedia necessita che vuoi tutti partecipiate, nella fiera gara dell'eliminarvi l'un l'altro"). Sia su "Scenario" che su "Audition", viene ripreso quanto viene detto sul retro copertina del disco "Aqualung" ovvero, che "in principio, l'uomo creò Dio a sua immagine e somiglianza" ("Scenario""quindi, Dio, il direttore, si rende conto che qualcosa non va bene, annusa l'aria e dice 'basta così, me ne vado" - "Audition": "Dio se ne sta ridendo là sopra e, mentre si versa un'altra tazza di thè, ci dice addio, per ora almeno"). Segue "No Rehearsal", che conclude il blocco e il materiale che ci è giunto. In questo pesante e energico brano rock, si riprende il famoso detto che dice che "tutto il mondo è un palcoscenico", quindi dobbiamo improvvisare le battute adattandoci alla vita in una società ossessionata dal materialismo, anche se questo porterà inevitabilmente al disastro, identificato metaforicamente nel testo del brano come "una bomba negli spogliatoi del teatro". Questa parte, che, ad occhio, sembra la più coerente del materiale pubblicato, è stata resa tale da un lavoro di forbici e di sequenza. Infatti, questo terzo blocco è l'unico che è disponibile anche in canali non ufficiali (appare infatti sul bootleg "Minstrels in the Red House") senza le sovraincisioni e i rimaneggiamenti fatti nel 1988 (questa parte del blocco, gli altri due sono stati risistemati verso il 1993), quindi in premix e con pochissime parti di flauto. Il blocco inizialmente si apriva con uno strumentale (ma probabilmente si tratta in realtà di un brano mai completato) che è identificato dai fan come "Lifebeats" anche se, di fatto, non ha molto in comune con l'omonimo movimento di "A Passion Play", se non il suono del battito cardiaco che lo apre. A questo, seguono "Scenario" e "Audition", come nelle pubblicazioni ufficiali. Qua però avviene il cambiamento: a questo punto, originariamente, si inseriva "Skating Away On The Thin Ice of A New Day". Ed effettivamente, la sua posizione qua ha perfettamente senso: "torniamo nell'anno 1, quando non appartenevi a nessuno", "un giorno ti sveglierai nel Presente, un milione di generazioni dopo le aspettative di essere quello che veramente volevi essere", "senti il bisogno di pregare, nella speranza di trovare un accenno che la Mente Universale ti abbia scritturato nella Rappresentazione Teatrale", "hai mai la sensazione che tutti siano sul palco e che tu sia l'unica persona nel pubblico?", tutte frasi che si incastrano perfettamente nel blocco che stiamo analizzando. La versione pubblicata è la stessa degli Chateau Tapes, ma l'introduzione di Anderson che canticchia il tema sorseggiando una tazza di thè è stata aggiunta solo successivamente e il brano è stato leggermente rimaneggiato (manca una brevissima introduzione chitarristica e in alcune parti del brano, il flauto è stato tolto). A questo punto, originariamente, a "Skating Away" seguiva "Sailor", un'affascinante ballata tutt'ora inedita (con una splendida e commovente performance chitarristica di Martin Barre), chiaramente lasciata incompiuta. Musicalmente, il modo in cui segue a "Skating Away" è perfettamente coerente (un po' meno quello in cui entra in "No Rehearsal", segno che probabilmente, quando le session sono state abbandonate, questa sezione era ancora work in progress), ma la piccola parte di testo che è stata registrata, a parte menzionare "il Celestiale Regista che revisita le pagine del suo Libro Sacro" non offre nessun altro spunto di analisi. A questo segue "No Rehearsal", che chiude effettivamente il blocco, ma che è stata pubblicata editata (solo strumentalmente, il testo è completo nella versione ufficiale) nella parte centrale e nel finale (originariamente molto caotico, non del tutto dissimile dall'apertura del lato B di "Thick as a Brick").


III. Epilogue


Ci troviamo di fronte ad un materiale di alta caratura, nonostante la sua palese incompiutezza. Sebbene sia possibile solo in parte analizzare i testi, ci si rende conto che, certamente, si trattava di un lavoro perfettamente coerente come seguito di "Thick as a Brick". L'approcio musicale, eccellente, di altissima qualità e che non sa assolutamente di "disastro" (scongelando i nastri, Anderson stesso ha riconosciuto la qualità musicale e ha ammesso che sono molto meglio di quello che si ricordava). Sicuramente il disco, se fosse stato terminato, avrebbe riscosso un successo di critica maggiore e che avrebbe messo d'accordo di più i fan di quanto l'abbia fatto "A Passion Play", che ha ottenuto, invece reazioni avverse e sarebbe stato, allo stesso tempo, un progetto ugualmente ambizioso. Comunque sia, è ingiusto giudicarlo come prodotto finito, quale non è, e, a mio parere, non è né superiore né inferiore ad "A Passion Play" che resta una delle pagine più interessanti e affascinanti della carriera dei Jethro Tull.

Prima di chiudere questo articolo, è bene specificare perché ho deciso di inserire "parte prima" nel suo titolo. Semplice: Steven Wilson, chitarrista dei Porcupine Tree e attuale (più che eccellente) archivista per gruppi come King Crimson e, appunto, Jethro Tull, ha affermato che Anderson gli ha commissionato una revisione degli Chateau D'Isaster Tapes (tra gli altri) che dovrebbe uscire verso la fine del 2013 e l'inizio del 2014. Nella nuova edizione, Wilson ha promesso di cercare di togliere alcuni dei rimaneggiamenti del 1988 e del 1993 e che la versione che uscirà sarà più lunga di 10-15 minuti (si presume che vengano incluse "Lifebeats", "Skating Away" e "Sailor"). Con questo, mi auguro che la nuova edizione offra abbastanza spunti di analisi per poter giustificare una seconda parte di questo editoriale.

Nel caso non sia così, abbiamo anche un'altra giustificazione per questo titolo: pochi sanno, infatti, che nel 1979, tra "Heavy Horses" e "Stormwatch" i Jethro Tull stavano lavorando ad un album che non ha mai visto la luce, con John Glascock al basso. Dei brani di quelle session, "Orion", "Flying Dutchman" e "Elegy" sono finite su "Stormwatch", così come "Dark Ages", ma in una versione completamente diversa e riarrangiata (parti della versione originale sono disponibili in un documentario della BBC del 1979 con immagini dei Jethro Tull in studio), che conteneva una intro e una strofa in seguito cancellati. Dei brani in seguito non ripresi, "Kelpie" e "Crossword" oggi si trovano tra le bonus track di quel disco e sono apparsi per la prima volta su "20 Years of Jethro Tull", mentre un lungo brano intitolato "Apocalypse" e composto dal tastierista David Palmer (anche se alcune fonti dicono che si tratta di una collaborazione Anderson/Palmer) è tutt'ora nei cassetti dell'archivio di Ian Anderson, anche se ha avuto un'esecuzione pubblica il 30 Giugno 2001 alla convention di Itullians che si è tenuta a Fidenza suonata da Palmer stesso assieme alla coverband Beggar's Farm.


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