martedì 12 aprile 2022

Marco Cignoli - Coccodrillo Bianco (Jab Media, 2021)




Classe 1988 e Iriense di nascita, Marco Cignoli è conosciuto perlopiù per la sua attività da presentatore e giornalista. Dopo alcuni singoli e collaborazioni, l'anno scorso è uscito il suo primo album completo, intitolato "Coccodrillo bianco", una citazione ad Alberto Radius che funge da metafora per rappresentare la purezza degli emarginati che sfuggono alle regole della società rifiutandone i compromessi e l'ipocrisia. Il disco è frutto di una collaborazione con i musicisti Daniele e Francesco Saibene, co-produttori e, in qualche caso, comparse musicali.

Nelle liriche Cignoli si presenta come un personaggio allo sbando ma senza prendersi troppo sul serio e con consapevolezza di sé. "Avrei dovuto lavorare in banca/mettermi presto la mia laurea in tasca/sentirmi chiamare dottore [...] e invece scrivo canzoni/faccio televisioni" lo si sente cantare nella terza canzone dell'album, per l'appunto intitolata "Invece scrivo canzoni", anche se poi si affretta ad aggiungere che detesta "i buoni consigli e i comodi appigli", rivendicando quindi la sua identità da coccodrillo bianco del titolo. A volte, invece, la prosa assume toni decisamente più drammatici come in "Menù kebab" nella quale la depressione e l'ansia per il futuro assumono toni decisamente realistici, anche per quanto riguarda il cibo visto come l'esorcismo perfetto delle paure. Non mancano anche la canzoni dedicate al tema delle relazioni: "Mi devo abituare", che apre il disco, e "Bulgaria", entrambe, come di consueto, dolceamare. 

A livello musicale, l'album si mantiene su un discreto pop alla Italiana arrangiato bene e con dei suoni piuttosto piacevoli. Da questo punto di vista, i pezzi che risaltano di più sono "Tamburo", che peraltro si avvale della partecipazione del rapper Berdix, la morbida "Utopia" ma soprattutto la conclusiva "Che ca**o sto dicendo?" (la censura non è ad opera dell'autore di questa recensione!) che, oltre ad offrire un godibilissimo e ballabile ritmo supportato dai fiati, ha anche un divertentissimo testo che rappresenta a pieno le potenzialità del senso dell'umorismo del cantautore di Voghera.

"Coccodrillo bianco" non è un lavoro unico nel suo genere, né a livello di tematiche liriche né per quanto riguarda l'aspetto musicale, ma se non altro ha il pregio di presentarsi sotto una veste fresca, energica ed autoironica che sicuramente ne aumenta molto l'appeal, soprattutto per la simpatia naturale che ispira il cantautore: cosa, ammettiamolo, piuttosto rara in questo genere.

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