Il nuovo album dei Linea 77, ormai uscito da un paio di mesi, è da ancora prima dell'uscita al centro di opinioni divergenti. Qualcuno lo reputa un capolavoro, qualcun'altro una caduta di stile, altri una novità senza precedenti, altri ancora un fallimento totale. Io mi discosto da ognuna di queste per nulla moderate "convinzioni" di recensori che forse si lasciano troppo abbandonare all'album come prodotto pubblicizzato, ed è chiaro che le trappole della pubblicità ingannano tutti. Altrimenti che pubblicità sarebbe...
I Linea 77 sono noti ormai da tempo sulla scena rock nazionale ed internazionale, una band fresca, potente, d'impatto, ottima nei live per la carica che trasmette al pubblico e il coinvolgimento prettamente fisico che ne deriva. Non sudare ad un loro concerto è pressochè impossibile. Ci hanno abituato ad album dalle sonorità calde, con riff taglienti, ispirati dalla band che più li ha influenzati, i Rage Against The Machine, ma poi col tempo abbandonatisi alle influenze di gruppi più commerciali come i Papa Roach, i Korn e i sempre validi System Of A Down. Dopo questo volutamente lunghissimo preambolo, passiamo a parlare dell'album.
L'album è sicuramente inferiore alla loro produzione di punta: Numb. Numb presentava pezzi innovativi, orecchiabili al punto giusto e contemporaneamente perfetti per scatenare la gente sia sotto al palco che davanti alle casse dello stereo. "Third Moon", "Fantasma" e "66" ne sono tre esempi più che evidenti (per citare le 3 più conosciute). In questo album alcune canzoni presentano una soluzione di continuità con ciò che é la produzione Linea 77 finora rilasciata. Mi riferisco al singolo "Il Mostro" e al pezzo d'apertura "The Sharp Sound of Blades". Due pezzi in puro stile Linea 77: il singolo è stato bollato da alcuni come troppo commerciale, in realtà il paragone con i due precedenti singoli di punta "Fantasma" ed "Evoluzione" è inevitabile. I tre pezzi hanno un tiro ed una struttura pressochè simile e questo, se da un lato non rende giustizia a una band che si autoproclama innovativa, di certo non genera delusione. "The Sharp Sound Of Blades" è molto trascinante, tirato, ma forse troppo uguale a buona parte dei brani in inglese degli album precedenti. Due bei pezzi sono "Overload" e "Touch 2.0": la seconda è solo una riedizione di un vecchio brano, registrata perfettamente e adatta al tiro leggermente più commerciale dell'ultimo album (anche grazie a Tiziano Ferro che molti reputano una comparsa interessante per la band; chiariremo che non lo è); "Overload" è, se vogliamo, un pezzo maturo, che erige un ponte tra il frivolo crossover dei Linea 77 e quei Dufresne che stanno emergendo negli ultimi tempi. Una ventata di fresco in questo genere ormai in fase di stagnazione e che ha bisogno di spunti creativi. "Penelope" è un pezzo che potrebbe funzionare benissimo come singolo, ma per niente trascinante, e presenta passaggi cattivi alternati a sprazzi di melodia pop italiana veramente adeguatissima agli Articolo 31 di Italiano Medio. Costante che ritroviamo nel pezzo "La Nuova Musica Italiana", pezzo che toglie insieme a "Mi Vida" ogni dubbio sulla capacità della band di produrre singoli commerciali di immenso impatto (la seconda citata è la migliore del disco). "My Magic Skeleton" e "Grotesque" sono due pezzi alquanto anonimi, ma in ogni caso godibili, ed è per questo che possono essere eletti pezzi rappresentativi di un album segnato in lungo e in largo dall'alternanza di riff taglianti a ritornelli da canticchiare sotto la doccia, con urla che nascondono solo la struttura pop celata neanche tanto bene di alcuni brani. Ho lasciato infine i due pezzi in italiano "Sempre Meglio" e "Sogni Risplendono", due pezzi che sinceramente ritengo apprezzabili. Il songwriting in queste due tracce è notevole, coerente con lo stile Linea 77 che ritroviamo in "Available for Propaganda" e "Numb", nonostante l'aria commerciale che la band lascia trasparire un po' dovunque. "Sempre Meglio" è adatta anche come singolo ma è supportata da un riff trascinante che sicuramente farà strage ai concerti, così come il riff d'apertura di "Sogni Risplendono", canzone che vede la partecipazione di Tiziano Ferro, grande nota dolente dell'album. Da molti bollata come un gesto di grande coraggio, l'inclusione di Ferro è invece secondo me una grandissima operazione commerciale che vedrà il pezzo pubblicato come singolo e sparato in mille salse su MTV (il passaggio a Universal si sentirà parecchio). Peccato perchè tolto il ritornello veramente osceno cantato da Tiziano la canzone è molto bella.
Giunti al momento di tirare le somme cosa possiamo dire? Beh di certo i Linea 77 che conoscevamo sono presenti anche qui, il tasto che più duole è di certo quello dell'originalità. La band non è più la band di novellini cazzari che conoscevamo e ci si aspetta una maturazione che col tempo porti Nitto e soci ad esplorare nuovi orizzonti. Le novità sono invece poche e vengono subissate con trovate commerciali sicuramente poco apprezzabili. Efficaci come sempre invece gli incastri delle due voci, così come i riff di chitarra, incisivi come non mai. La tecnica del gruppo rimane la stessa, ben conciliata con la potenza che divampa da ogni nota. L'unico membro del gruppo che ne esce ridimensionato è il batterista Tozzo, che da prova in tracce come "Il Mostro" e "The Sharp Sound Of Blades" di una tecnica non indifferente per un batterista del suo genere. Brad Wilk docet.
Parlando dell'ultimo aspetto, la produzione (e quindi i suoni) diciamo che è l'unica caratteristica di questo album sulla quale è impossibile muovere critiche. Il produttore Toby Wright, che ha lavorato anche con Slayer, Korn e Alice In Chains, ha contribuito a dare una scorza particolarmente dura a questo lavoro, un lavoro graffiante, tagliente, caratterizzato da suoni ben distinti e mai freddi, pieni e compatti. La produzione è quindi di certo eccellente, nota che solleva l'album di almeno mezzo punto.
Consigliato ai fan dei Linea 77 ma a chi vuole ascoltarsi del crossover italiano fatto bene consigliamo i lavori precedenti. Che la linea si sia spezzata?
VOTO: 6.5
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