giovedì 22 dicembre 2022

Carovana Tabù feat. Fabrizio Bosso - Miles To Go (Icona s.r.l, 2022)


Carovana Tabù è un ensemble formato da otto musicisti di grande talento che, in questo lavoro, sono affiancati dal trombettista Italiano Fabrizio Bosso per omaggiare l'arte del grande Miles Davis. Il disco si divide in due sezioni ben distinte: la prima, comprendente i primi sette brani del disco, è costituita da rivisitazioni di alcune delle sue composizioni mentre la seconda consiste in tre impressioni inedite basate sui quadri dell'omonimo artista.

Già da questa descrizione si può evincere che si tratti di un tributo spinto dalla passione e da un amore genuino verso il trombettista Americano, sicuramente una delle figure chiave e più poliedriche della storia della musica del XX secolo. Gli arrangiamenti, ad opera del pianista Stefano Proietti, sono efficaci a più livelli. Innanzitutto, rivedono le composizioni in chiave personale, prendendo lo spirito degli originali ma senza rifarsi necessariamente in particolare a nessuno dei "periodi" di Davis né, allo stesso tempo, cercando di modernizzarle eccessivamente pur contenendo delle contaminazioni moderne, cosa che, paradossalmente, porterebbe con sé il grande rischio di renderle molto più datate degli originali. Inoltre, viene assegnato ai vari componenti della band il giusto spazio per cui, oltre ad offrire numerose gustose prove solistiche, ogni membro dell'ensemble è anche di ottimo supporto agli altri, permettendo così alla musica di respirare e di regalare momenti di grande dinamicità. A parere di chi scrive, nel quadro sonoro risaltano in particolar modo le performance della sezione ritmica (Nicole Brandini al basso e Davide di Giuseppe alla batteria) che consentono alla musica di avere un portamento elegante, raffinato e solido. Molto interessante anche la seconda suite composta, come già detto, da inediti scritti cercando di mettere in musica le atmosfere di tre dipinti realizzati da Davis stesso. Il primo di questi, "New York By Night", nei suoi dieci minuti, è costituito da una introduzione di piano della durata di due minuti e mezzo, alla quale segue un intenso brano multiparte con dei riff azzeccati che, come stile compositivo, ricordano molto alcuni album della tradizione fusioni degli anni 70 e 80. "Dancer", come dice il titolo stesso è una composizione più ritmata con i fiati come protagonisti assoluti mentre "Roots" è un altro brano complesso, segnato da numerosi cambi di atmosfera.

"Miles To Go" è un successo sotto molti punti di vista. Come prima cosa, dimostra che la musica di Miles Davis, come quella degli altri grandi del '900 è davvero senza tempo: la si può eseguire in qualsiasi epoca, secondo i canoni moderni, e suonerà sempre avventurosa e stimolante. In secondo luogo, è sicuramente un piacere sentire un ensemble di musicisti così giovani eseguirla con questa passione e questa professionalità. Un plauso va anche alla produzione del disco: quando si tratta di mixare degli ensemble così corposi che, per giunta, suonano una musica parecchio ricca e armonicamente complessa, il rischio è quello di rendere il suono finale un pastone. Su questo album, invece, tutto suona splendidamente nitido e, allo stesso tempo, ben lontano dall'essere asettico. Un lavoro consigliato che merita sicuramente successo ed esposizione nei suoi ambienti.

mercoledì 14 dicembre 2022

Atipico - Eterno (Autoproduzione, 2022)



L'album di debutto del giovane cantautore abruzzese Andrea D'Orazio, in arte Atipico, è un disco composto da sette canzoni personali e intimiste. Il modello di scrittura esplicitato del cantautore è Max Pezzali, la cui band 883 viene citata anche nel brano di apertura "Passerà", e si sente: oltre ad una certa somiglianza nell'interpretazione (anche se non molto nella timbrica vocale), lo stile ricorda molto le canzoni di cantante simbolo degli anni '90, soprattutto perché sono brani con i quali i giovani tenderanno ad identificarsi. Una differenza è che Atipico tende a muoversi quasi unicamente in una direzione malinconica e a lasciare molto meno spazio alla leggerezza e all'ironia, a parte nella breve "Tu mi sai comprendere".

Gli altri sei pezzi contenuti sono delle ballate nelle quali si respira una forte aria nubilosa e, a tratti nostalgica, soprattutto nel caso di "Eterno" e di "Fotografie", anche se non mancano le canzoni d'amore come "A noi va bene così". Come già menzionato, ascoltando questo disco salta immediatamente alle orecchie il confronto tra il cantato di D'Orazio e quella di Pezzali. Il che non è necessariamente un male, soprattutto considerando la giovanissima età del cantautore, e il fatto che abbia cominciato a comporre canzoni proprie relativamente da poco tempo. Inoltre, anche se non è ancora riuscito a staccarsi del tutto dai suoi modelli di partenza, dispone di una voce con una timbrica abbastanza personale che, se dovesse continuare a creare musica, gli consentirà sicuramente in futuro di creare dei contenuti meno derivativi. Gli arrangiamenti e le sonorità del disco dimostrano anche un buon orecchio musicale che gli permette di vestire le canzoni con degli abbellimenti che ne fanno risaltare positivamente sia l'atmosfera e il testo, soprattutto nel crescendo della title-track.

Come disco di debutto "Eterno" è un buon lavoro, soprattutto per essere un'autoproduzione, che mostra un certo talento nel songwriting inteso non soltanto come scrittura di canzoni ma soprattutto come realizzazione di un prodotto. Detto questo, per prestare poter fede al suo nome d'arte, nelle sue prossime produzioni Atipico dovrà cercare di smaccarsi un po' di più dalle sue influenze.

martedì 6 dicembre 2022

Le rose e il deserto - Cocci sparsi (PFMusic, 2022)



"Cocci sparsi" è il nome del secondo album del progetto Le Rose e il Deserto, ad opera del cantautore Luca Cassano. A livello stilistico, questo lavoro è incentrato soprattutto sul testo: si tratta di dieci vignette ispirate da varie tematiche, viste tutte in chiave personale e a tratti un po’ autobiografica.

La vena poetica del cantautore risalta piuttosto bene nelle liriche dell'album: sono, in gran parte, riflessioni intimiste e personali, a volte ispirate da vicende legate alla propria vita ("Gino ed Alice", una dolce riflessione sull'esistenza del vero amore, data da due conoscenti o la title-track, nella quale le esperienze di vita vengono equiparate ad una collezione di conchiglie dell'autore) oppure a fattori esterni (la conclusiva "Australe", ispirata al declassamento del pianeta Plutone da pianeta del sistema solare a pianeta nano: un tema che chi fa parte della generazione di chi sta scrivendo questa recensione conosce bene), presentate con un linguaggio dotto ma scorrevole e non criptico. A questi testi viene associato un cantato molto delicato, a tratti quasi declamato, che rende il prodotto finale ancora più vicino all'ascoltatore. Come nello spirito del cantautorato classico, la musica tende ad avere più la funzione di un sottofondo raffinato ai testi che ad avere un ruolo di primo piamo. Cionondimeno, gli arrangiamenti ad opera di Martino Cuman rendono bene, risultando delicati e interessanti, soprattutto nel caso di "Aprile", con delle influenze un po' jazzate, "Per ricordarmi com'eri", forse il brano più orecchiabile del disco, e della minimalista "Magellano".

Lavoro di un'indubbia eleganza e comunque generalmente apprezzabile, "Cocci sparsi" ha purtroppo il difetto di apparire a tratti un po' troppo autoreferenziale e, forse proprio per le esplicite intenzioni dell'autore di rendere il testo protagonista assoluto, la diversità stilistica negli arrangiamenti non risolve del tutto il problema di una leggera monotonia di fondo che rischia di rendere l'ascolto generale del disco un po' faticoso.

giovedì 1 dicembre 2022

Lucio Matricardi - Non torno a casa da tre giorni (Udedi Musica & Cultura, 2022)


Lo scopo del titolo di questo secondo disco del cantautore Marchigiano Lucio Matricardi, nelle intenzioni dell'autore, è quello di rappresentare un piccolo viaggio con tutte le sensazioni, i personaggi e gli stati mentali che si incontrano strada facendo. Non è, tuttavia, definibile un concept album: nonostante si possano trovare punti in comune, ad esempio, tra il destino tragico dei protagonisti dei testi di "Hanno ammazzato Lino", dedicata a personaggi reietti della società, e "La manna dal cielo" che racconta la triste vicenda di Paola Clemente, bracciante morta per fatica sul lavoro, ma in definitiva si tratta più di una cornice per mettere insieme 11 canzoni che trattano di vicende dai sapori simili che di qualcosa di legato.

A livello di liriche, i testi sono in prosa interessante, poetica e abbastanza malinconica, con qualche punta di nostalgia e, addirittura, di erotismo in "Che stupida l'immensità" e "Quello che non sai". Musicalmente, il disco rende anche meglio: gli arrangiamenti sono tutti di caratura pregevole, con sonorità e soluzioni armoniche molto gradevoli che rendono l'ascolto del disco piuttosto scorrevole. Matricardi stesso è un valido interprete, dotato di una timbrica vocale naturalmente piacevole e di una buona capacità nel trovare delle melodie vocali interessanti che ben si sposano al mélange sonoro. In questo, tre canzoni risaltano particolarmente sulle altre: la frizzante e danzereccia "Mozambico" che apre l'album, la già citata "La manna dal cielo" che oltre ad avere probabilmente il miglior testo del disco, ha anche una struttura variegata alternando momenti più meditativi ad altri più ritmati e la raffinata e romantica "Leviatano". Tuttavia, l'album non raggiunge del tutto lo scopo di diversità che sembra porsi; benché le canzoni siano spesso diverse tra di loro, sono un po' tutte ritagliate dallo stesso tessuto e, nonostante comunque non ci siano pezzi di qualità minore rispetto ad altri, dopo un inizio abbastanza coinvolgente, il ritmo del disco risulta inevitabilmente molto più lento e difficoltoso verso la fine.

Nonostante ciò, "Non torno a casa da tre giorni" rimane un lavoro abbastanza pregevole, composto bene e, soprattutto, realizzato in maniera credibile, cosa aiutata anche da una produzione azzeccata che rende il tutto molto delicato e di classe.