Carovana Tabù è un ensemble formato da otto musicisti di grande talento che, in questo lavoro, sono affiancati dal trombettista Italiano Fabrizio Bosso per omaggiare l'arte del grande Miles Davis. Il disco si divide in due sezioni ben distinte: la prima, comprendente i primi sette brani del disco, è costituita da rivisitazioni di alcune delle sue composizioni mentre la seconda consiste in tre impressioni inedite basate sui quadri dell'omonimo artista.
Già da questa descrizione si può evincere che si tratti di un tributo spinto dalla passione e da un amore genuino verso il trombettista Americano, sicuramente una delle figure chiave e più poliedriche della storia della musica del XX secolo. Gli arrangiamenti, ad opera del pianista Stefano Proietti, sono efficaci a più livelli. Innanzitutto, rivedono le composizioni in chiave personale, prendendo lo spirito degli originali ma senza rifarsi necessariamente in particolare a nessuno dei "periodi" di Davis né, allo stesso tempo, cercando di modernizzarle eccessivamente pur contenendo delle contaminazioni moderne, cosa che, paradossalmente, porterebbe con sé il grande rischio di renderle molto più datate degli originali. Inoltre, viene assegnato ai vari componenti della band il giusto spazio per cui, oltre ad offrire numerose gustose prove solistiche, ogni membro dell'ensemble è anche di ottimo supporto agli altri, permettendo così alla musica di respirare e di regalare momenti di grande dinamicità. A parere di chi scrive, nel quadro sonoro risaltano in particolar modo le performance della sezione ritmica (Nicole Brandini al basso e Davide di Giuseppe alla batteria) che consentono alla musica di avere un portamento elegante, raffinato e solido. Molto interessante anche la seconda suite composta, come già detto, da inediti scritti cercando di mettere in musica le atmosfere di tre dipinti realizzati da Davis stesso. Il primo di questi, "New York By Night", nei suoi dieci minuti, è costituito da una introduzione di piano della durata di due minuti e mezzo, alla quale segue un intenso brano multiparte con dei riff azzeccati che, come stile compositivo, ricordano molto alcuni album della tradizione fusioni degli anni 70 e 80. "Dancer", come dice il titolo stesso è una composizione più ritmata con i fiati come protagonisti assoluti mentre "Roots" è un altro brano complesso, segnato da numerosi cambi di atmosfera.
"Miles To Go" è un successo sotto molti punti di vista. Come prima cosa, dimostra che la musica di Miles Davis, come quella degli altri grandi del '900 è davvero senza tempo: la si può eseguire in qualsiasi epoca, secondo i canoni moderni, e suonerà sempre avventurosa e stimolante. In secondo luogo, è sicuramente un piacere sentire un ensemble di musicisti così giovani eseguirla con questa passione e questa professionalità. Un plauso va anche alla produzione del disco: quando si tratta di mixare degli ensemble così corposi che, per giunta, suonano una musica parecchio ricca e armonicamente complessa, il rischio è quello di rendere il suono finale un pastone. Su questo album, invece, tutto suona splendidamente nitido e, allo stesso tempo, ben lontano dall'essere asettico. Un lavoro consigliato che merita sicuramente successo ed esposizione nei suoi ambienti.
Nessun commento:
Posta un commento