mercoledì 30 marzo 2022

Andrea Cavina - 10 Lettere (Autoproduzione, 2021)



Andrea Cavina è un valente chitarrista e insegnante di musica Faentino che, dopo un ritiro musicale durato dodici anni, è tornato alle scene nel novembre dello scorso anno con il suo esordio discografico "10 Lettere", che presenta altrettante composizioni che, come esplicato dal titolo del disco stesso, sono tributi a vari artisti (musicali e non: tra loro compare anche Vincent Van Gogh) che, con le loro opere, hanno influenzato la sfera personale e artistica del chitarrista. Per sottolineare l'intimità degli intenti, Cavina si presenta da solo e in veste acustica: le 'lettere' non sono cantate né sono sostenute da musicisti di accompagnamento.

Il rischio di una produzione del genere è quello di presentarsi monotona o, comunque, interessante solo per gli addetti ai lavori. Tuttavia, il tema del disco dà l'occasione al chitarrista di aggirare l'ostacolo sfruttando a pieno tutta la versatilità che gli offre il suo strumento. In ciò lo aiuta anche l'azzeccata sequenza dei brani che consente alle composizioni di offrire, a seconda dei casi, più respiro o movimento. Si ascolti, ad esempio, la sequenza che parte con "La nanna di Giovanni" e termina con "Alba". Tra i brani più riusciti possiamo annoverare la già citata "La nanna di Giovanni", dalle ispirazioni classiche, la più movimentata "Estate", "Vento nella foresta", più complessa e a vari strati, e la raffinata "Stazioni", memorabile omaggio a due grandi della chitarra jazz: Pat Metheney Andrew York. Un altro buon pregio del disco è quello di offrire atmosfere cinematografiche, da colonna sonora: l'accostamento non è casuale considerati gli omaggi, tra gli altri, a Joe Hisaishi, Ludovico Einaudi e Yann Tiersen. Decisamente molto buona anche la produzione: il suono di chitarra di Cavina è nitido, cristallino ma allo stesso tempo caldo e naturale e, ad un ascolto in cuffia, vi si possono anche scorgere molto distintamente i respiri e le strusciate sul manico che danno un maggiore senso di intimità all'ascolto.

Sicuramente, avvicinare un ascoltatore di musica popolare mainstream a questo tipo di album non è facile: non tanto perché la musica in sé possa risultare ostile, quanto per la differenza stilistica. Eppure, il fatto di essere sospeso tra vari stili ed epoche alla fine risulta essere uno dei punti di forza del disco. "10 Lettere" si rivela un lavoro maturo, ben congegnato e altrettanto ben realizzato che raggiunge molto bene l'obiettivo prefissato in fase di realizzazione senza cadere in cliché. 

venerdì 25 marzo 2022

Soundelirio - Mostralgia (Boleskine House Records, 2021)



Soundelirio è un duo musicale composto da Alessandro Tacchini e Francesco Quinto nato nel 2019 ma agli esordi discografici solo dallo scorso novembre con questo "Mostralgia", sorta di semi-concept album dedicato ai "mostri" intesi come personaggi che, per via della loro storia o personalità, si sono allontanati da quella che è vista come la normalità. Sebbene non ci sia una title-track, il pezzo che sintetizza al meglio questo concetto è l'auto esplicativa "Ode all'anomalia" dedicata ai "dispersi, gli smarriti, a voi figli e ai mai nati, a quei passi falsi, ai caduti" e "agli animali soli che cercano perdono". Le liriche raggiungono sufficientemente lo scopo prefissato dagli autori e hanno la giusta drammaticità, in particolare nel pezzo di chiusura "Storia di A", piuttosto efficace e con il quale ci si può identificare sia con il narratore sia con il protagonista.

Con delle premesse di questo tipo, a livello musicale ci si potrebbe aspettare un lavoro tormentato e sperimentale, ma in realtà si finisce per trovarsi davanti ad un album di rock tipico che strizza l'occhio soprattutto ad alcune produzioni classiche Italiane. Delle dodici canzoni qua contenute, le più notevoli sono sicuramente "La pioggia sopra Yago", basata su riff azzeccati e ritmi trascinanti, "Goodbye Mr. Grey", altro pezzo molto aggressivo nel quale sono presenti anche alcuni interessanti trucchi di produzione come il suono del disco rovinato posto in apertura e "Madeleine", più delicata e malinconica e un buon momento di respiro.

La produzione del disco è valida e adeguata alla musica proposta. Buone anche le performance strumentali: in particolare i riff di chitarra sono presentati con mordente e con timbriche che li rendono convincenti ed accattivanti. Le parti cantate, affidate ad Alessandro Tacchini, sono sicuramente un  elemento che dà personalità alle canzoni, grazie ad una timbrica espressiva e caratteristica, sebbene in alcuni momenti (la già citata "Madeleine") forse sarebbe stato preferibile un cantato più morbido e meno ruvido.

"Mostralgia" appare come un disco dalle premesse ambiziose che però, al momento dell'ascolto, tendono un po' a passare in secondo piano per via della natura del prodotto più improntato verso un certo tipo di rock aggressivo. Per fortuna, da quel punto di vista funziona piuttosto bene e contiene abbastanza materiale solido da garantire una certa memorabilità.

mercoledì 23 marzo 2022

Santo e Stone - Cronico (Vero x Vero, 2022)



Santo e Stone, al secolo Davide Sanfratello e Federico Dipasquale, sono due musicisti Torinesi che, nonostante la giovane età, hanno dei buoni trascorsi nell'ambiente rap e hip hop: il primo pubblicando a nome Sanguefreddo, il secondo come produttore. In tempi più recenti hanno deciso di collaborare insieme, pubblicando alcune uscite indipendenti e, per finire, il loro primo album in studio intitolato "Cronico" e uscito nel gennaio di questo anno.

Il disco è composto da nove riflessioni esistenzialiste nelle quale il duo si pone domande sul significato della vita o, perlomeno, delle azioni che compongono la vita quotidiana. L'atmosfera generale è parecchio tormentata già a partire dai due pezzi di apertura, la sardonicamente intitolata "Outro" (seguendo lo stesso ragionamento, la chiusura del disco è affidata a "Intro") e "Farfalle" che proiettano l'ascoltatore in un clima travagliato e di tensione: la prima dedicata ai danni causati dalle azioni dell'uomo ("se volere è potere e il potere uccide, sono allora un peccatore che non può voler la morte"), la seconda un grido di angoscia e un tentativo di dare una soluzione alla sensazione di smarrimento in un mondo apparentemente insensato nella sua cupezza ("vorrei dipingere ogni cosa che provo, è una messa alla prova quella vera dell’uomo, così posso vedere le emozioni che provo"). Detto questo, ci sono anche pezzi come "Vita" e "Caramelle gommose", due inni all'amore visto come un faro in mezzo all'oscurità, che sebbene mantengano una veste malinconica, aiutano un po' a spezzare la tensione e ad evitare di dare a tutto il lavoro un imprinting troppo disfattista.

Il passato di Dipasquale come produttore si fa sicuramente sentire: dal punto di vista dei suoni e degli arrangiamenti il disco si presenta solido. Certamente non manca una certa varietà: in particolare, si possono gustare delle chitarre sognanti in "Voce dell'essere", delle ritmiche più vicine al pop moderno che al rap su "Caramelle gommose" e della convincenti atmosfere dance su "Ciricado". Questi accorgimenti funzionano bene anche a livello di sequenza, dando così all'album coerenza oltre che doversità.

In definitiva, nel suo genere, "Cronico" è un lavoro che si presenta con una certa credibilità e che raggiunge abbastanza con successo gli scopi prescritti. Non è esente da difetti: in effetti, a volte, certe liriche appaiono un po' ingenue e, forse, un po' semplicistiche rispetto ai loro intenti. Detto questo, è un rischio nel quale forse è inevitabile cadere affrontando tematiche di questo tipo e che, comunque, viene compensato da una certa convinzione nella realizzazione, in particolare per quanto riguarda le voci dei due artisti che lo rendono piuttosto personale e sincero.

lunedì 21 marzo 2022

Tiberio Ferracane - Magaria (MoovOn, 2022)


"Magaria" è il quarto album in studio di Tiberio Ferracane, cantautore Torinese figlio di genitori Siciliani nati a Tunisi. Proprio dalle sue radici l'artista ha preso l'ispirazione per realizzare questo nuovo lavoro, a partire dal titolo che in Siciliano significa "incanto". Coerentemente, il disco pesca a piene mani dalla vita artistica e privata di Ferracane, sia nel linguaggio utilizzato (abbondano le parti cantati in Francese e in Siciliano), sia a livello musicale e compositivo e, per finire, anche a livello di struttura. 

Il disco è, infatti, suddiviso in due sezioni precise: la prima è composta da canzoni originali. Molte di queste sono autobiografiche come la toccante "Dall'altra parte della notte", dedicata alla difficile storia dei genitori, costretti dalla guerra ad abbandonare l'Africa, la dolceamara "Carlo" e il pezzo che dà il titolo al disco e "La casa sognata", permeate di nostalgia e malinconia. Non manca lo spazio, però, anche per l'autoironia, come nella leggera e divertente "Il mio amore di rosso vestita". La seconda parte dell'album è invece dedicata a rivisitazioni di composizioni altrui che sono state importanti per la crescita artistica di Ferracane in vari momenti della sua vita, spaziando da canzoni popolari ad artisti come Celentano, Modugno e Califano. È in questo punto dell'album che le capacità interpretative del cantante vengono messe maggiormente in risalto, in particolar modo nella versione a cappella di "U' pisci spada". L'album viene, infine, aperto e chiuso da due versioni di "Valse à Rocco", pregevole composizione strumentale di Philippe Troisi, musicista Marsigliese di origini italiane e collaboratore di Ferracane, scomparso a pochi giorni dall'inizio delle session di registrazione, al quale è dedicato l'intero album.

Musicalmente l'album funziona bene grazie a degli arrangiamenti molto ben riusciti e di classe e, soprattutto, alla ruvida ma allo stesso tempo gradevole e decisamente personale voce di Tiberio Ferracane, le cui doti di interprete riescono ad elevare le canzoni ad un livello successivo e, allo stesso tempo, a dare importanza e forza alle liriche. Tuttavia, il disco risente anche di una sequenza che forse non sempre funziona in maniera ottimale, soprattutto nel passaggio tra la parte contenente le composizioni originali e quella di reinterpretazioni che, più che uno spartiacque, rischia di essere percepita come un rallentamento del ritmo. In generale, comunque, resta un lavoro ben studiato e ben realizzato che sicuramente è dotato di un certo fascino, non ultimo per via della genuinità negli intenti, percepibile all'ascolto.