Una sera d’estate, un paio di amici e qualche birra. Così ho conosciuto i We Are Not Afraid (o Wana, per chi non ha tempo da perdere). Suonavano all'esterno di una birreria e, dato che più di qualche mio conoscente già spendeva belle parole su di loro, colsi l'occasione per fermarmi ad ascoltarli.
Ad essere sincero non ne uscii pienamente appagato. Ok, l’ambiente non era il massimo, i synth e la batteria poggiavano sulla strada di fronte al locale in maniera piuttosto rustica, limitando fortemente lo spettacolo, ma quello che non mi convinceva davvero era la cosa più importante: il loro suono, all'epoca influenzato pesantemente dalla brostep. Da amante della musica elettronica, non mi sono mai posto limiti sui vari sottogeneri che questa musica giorno dopo giorno partorisce, e di fatto sono passato anche per quella dubstep di cui Skrillex è la figura di riferimento. Quando però finii a quel loro live, nell'estate del 2013, la brostep era già bella che morta. Beat, melodia orecchiabile e drop non facevano più per me e quella sera fu tutt'altro che memorabile, complici anche i litri di birra.
E’ passato più di un anno da quell'incontro e di strada i Wana ne hanno fatta tanta. Il progetto nasce in realtà nel 2011 dalla mente di Elia Bazzan (tutt'ora membro) ed Enrico Zanirato. Il percorso intrapreso dai due aveva un taglio tra il post rock e l’elettronica. Poi, a fine 2012, è subentrato nella band Emanuele Brizzante, attuale batterista, e i suoni hanno cominciato a spingersi sempre più verso l’elettronica e sempre meno verso il post rock. L’avventura dei tre durerà però pochissimo poiché Zanirato abbandonerà il gruppo dopo pochi mesi, lasciando proseguire Elia ed Emanuele il percorso iniziato.
Si diceva, di cambiamenti i due ne hanno fatti in questi due anni di collaborazione, andando a toccare vari generi, sempre sperimentando e alla ricerca dell’innovazione, passando dalla dubstep, dal synthpop, dal glitch.
La vera novità proposta dai due è però "Holes", il loro nuovo album. In questo prodotto quello che salta subito all'orecchio è che sono i bassi a farla da padrone; bassi non più d’ispirazione dubstep, ma che si confondono all'interno di pezzi techno, trap, rave e noise, riuscendo inevitabilmente a mettere d'accordo diversi tipi di pubblico. L’idea, filo conduttore di tutto il disco, è quella di far sentire l’ascoltatore come se si trovasse ad un party di Grooverider sotto MDMA nei primi anni '90. Per otto tracce, infatti, si viene catapultati con la mente all'interno di un oscuro club, assaliti da una gran voglia di spaccare la testa contro un muro. Si percepisce, fin da subito, che l'intero album è studiato proprio per essere suonato live, reale punto di forza dei We Are Not Afraid che, in poco tempo, grazie alle loro performance dal vivo, sono riusciti a farsi un nome soprattutto nell'Est Europa, dove il suono proposto dal gruppo è di casa. Le influenze sono palpabili, proprio come i synth che aprono la strada ai bassi massicci che si impongono prepotenti per tutta la durata dell’album. Ci si avvicina ai prodotti della Hyperdub Records con "Buttons", a quelli mathrock dei 65daysofstatic con "Leitmotiv", passando per la trap proposta in "Sharks", e ondeggiando sulle note di "Chrome" grazie all’angelica voce di Olivia Denis (talentuosa cantante francese), il tutto capeggiato da dell’ottima techno d’ispirazione "Gesaffelsteiniana". I suoni cupi e violenti finiscono però con un’ultima, morbidissima, traccia suonata a pianoforte: "Faded". Con questo pezzo si raggiunge l'epilogo, e si raggiunge con l’ambiguità di una carezza dopo uno stupro. Dopo più di 25 minuti di bassi giganti e sintetizzatori taglienti, i Wana salutano l'ascoltatore con un gesto di affetto, quasi a scusarsi per i litri di sudore che ha dovuto lasciare sulla maglietta o ai denti che ha perso nella violenza di un pogo al centro della pista.
"Holes" è un disco consapevole. Consapevole del livello che la musica elettronica ha in Italia, confrontata con paesi come Francia, Inghilterra, Germania o Est Europa, dove le sonorità espresse dai We Are Not Afraid sono il pane quotidiano per qualsiasi clubber. E' un disco coraggioso, un disco frutto di anni di esperienza e studi, nonostante la giovane età dei protagonisti, che hanno mischiato il loro passato, chi più orientato verso il punk, chi più verso la musica classica, in quella che è la magia dell'elettronica, capace di unire restando sempre al passo con i tempi.
E forse uno di quei tanti "holes" in cui spesso sprofonda la musica nostrana, con questo disco, è stato riempito.
E forse uno di quei tanti "holes" in cui spesso sprofonda la musica nostrana, con questo disco, è stato riempito.
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