Andrea di Giustino, sulmonese, sfoggia già dalla biografia nel suo sito internet un curriculum di tutto rispetto. Speaker di pubblicità, autore di testi e musiche, arrangiatore, insegnante di canto, pianista, già al lavoro con l'inviato di Striscia La Notizia Max Laudadio e il violinista e chitarrista Giulio Fonti per la colonna sonora del film "Dalla Vita in Poi", una vita nel mondo della musica, tutto ciò rappresenta un ricco bagaglio che pesa come un macigno nell'analisi di un disco che ha come supervisore artistico nientemeno che Mauro Mengali (lo stesso di Caterina Caselli, Marco Masini, Stefano Bollani, Paolo Benvegnù, tra gli altri).
Nel giudicare con razionalità un album di canzone d'autore come "Il Senso dell'Uguale" occorre un approccio totalmente scevro di pregiudizi, perché i linguaggi sono quelli del pop italiano come chi ascolta musica più ricercata ha imparato a bistrattare impietosamente, perché troppo uguale a sé stesso, incapace di rinnovarsi. Non che il disco di cui stiamo parlando sia del tutto originale, ma complessivamente è esente da alcuni degli schematismi triviali della musica italica, a partire dalle melodie quasi infantili del neomelodico da classifica, dagli assoli di chitarra tra secondo e terzo refrain che pretendono di fare rock con ghirigori obsoleti, dal quattro quarti forzato. Se non nella musica, vitale ed energica, per quanto patinata, l'energia del disco si sprigiona dai testi, incentrati sul tema dell'uguaglianza (e del suo opposto, la diversità), scritti in un italiano mai troppo sofisticato ma pure senza cliché. Per la grazia di alcune frasi, la mente corre al miglior Samuele Bersani ("Controindicazioni"), o a Max Gazzé ("L'Alchimista di Parole"), dall'altro lato "Morire Vivo" ricorda i tanti tentativi falliti di molti artisti di nicchia di fare il tormentone estivo che però non sfonda. Evitabile. Nell'osare con l'elettronica, ma anche con il rock più classico e modesto, il disco è di per sé molto equilibrato, bilanciando bene tutti gli ingredienti senza mai ostentare nulla. E' nella sua misura che si trova il punto di forza di Andrea di Giustino, che nel parlare di amore, di nostalgia, di rimpianti, come chiunque ha provato a fare, ha tuttavia un quid personale, caratteristico.
Nel complesso, convince il messaggio ma meno la musica, che come spesso accade sta dietro la voce ed in questo caso è sicuramente un vantaggio per la riuscita dell'album. Un artista con un curriculum del genere può certamente mirare a traguardi più ambiziosi e riascoltando più volte il lavoro appare evidente come la strada tracciata possa condurre ad esiti felici in un futuro relativamente prossimo.