Nella lirica, un "soprano di coloratura" è un soprano in grado di eseguire melismi su una parola o su una sillaba usando tutta la sua estensione vocale. Colouratura, americanizzato, è anche il nome di questo progetto formatosi nel 2016 e composto dal cantante e musicista Nathan James e dal produttore Ian Beabout, una sorta di Brian Eno e Bryan Ferry senza le tensioni interne, aiutati dalla loro fida schiera di musicisti.
Come, d'altra parte, suggerisce il titolo stesso, si tratta di un lavoro che spazia tra vari generi e colori, presentando una personalità poetica e melodica (cantautorato, folk progressive rock) a cui se ne contrappone un'altra più sperimentale e riconducibile alla musique concrète. Esemplificative del primo stile sono la title-track, "Sea Shanty" e "Until You Slip Away", brano impreziosito ulteriormente dai tormentati vocalizzi di Evyenia Karapolous, mentre la seconda faccia dell'album è rappresentata dai vari collage sonori sparsi per l'album, tra cui "Cacophony" che apre il disco, tutti realizzati con criterio e cura. Probabilmente, però, il brano più interessante è "Jekyll.Hyde" che, come il titolo stesso fa pensare, rappresenta perfettamente i due lati del disco. Il pezzo riporta un po' alla mente le sonorità dei Van der Graaf Generator, grazie anche al sassofono di Dave Newhouse, storico membro dei The Muffins e presenta una melodia che sulle prime appare ostica ma che, proseguendo l'ascolto del brano, viene digerita sempre di più, grazie anche alla costruzione in sé della composizione: molto intelligente, dinamica e con un ottimo assolo di sintetizzatore dello stesso James.
L'album, generalmente, ha una matrice molto seriosa, cosa dimostrata dai testi molto ponderati di James e da brani come l'appena citata "Jekyll.Hyde", la solenne e folkeggiante "Hymn" e gli inquietantissimi collage sonori di "Old Nightmares" e "The Other Side". Eppure, il disco si conclude con una rozza e sporca ripresa punk rock di "Questions", uno dei pezzi più pop e cantautorali, che riporta molto alla mente la scena finale del primo film di Shrek con il cast che canta la sua versione di "I'm A Believer" dei Monkees, segno che il duo comunque non si prende totalmente sul serio e crea un'opera del genere soprattutto per il divertimento e il piacere di fare musica: in effetti, dopo un finale cacofonico, l'ultima cosa che si sente nel disco è un liberatorio "FUCK IT!" gridato dallo stesso James che capovolge interamente le atmosfere inquietanti e malinconiche che hanno pervaso tutto l'album.
Si tratta di un lavoro ben fatto e che riesce a scampare al rischio di retorica, proponendo composizioni di buon livello e fatte con gusto. È anche un disco che sopravvive a più ascolti, grazie alla sovrapposizione di materiale apprezzabile fin da subito e di altro che necessita di essere macinato ma che, non per questo, è di livello inferiore. Il mélange tra le due anime del disco, pur essendo estremo, si sposa perfettamente, anche grazie ad una sequenza particolarmente azzeccata. La buona resa dell'album è sicuramente aiutata anche dal cantato di Nathan James, dotato di una voce piacevole e molto espressiva, e dall'ottimo cast di musicisti, tra cui ricordiamo le chitarre di Ryan Smurthwaite e Damon Waitkus e l'ottimo pulsare ritmico di Brandon Collins e Connor Reilly. La produzione è decisamente appropriata sia nei brani più intimisti, sia in quelli più sperimentali, con diversi approcci che si rivelano sempre azzeccati.
Attualmente, il duo ha iniziato alla lavorazione di un secondo album che, sicuramente, ascolteremo con molto interesse. Nel frattempo, potete acquistare questo disco, in copia fisica e digitale, su Bandcamp dove si possono anche leggere le interessanti e precise annotazioni di Beabout nella descrizione di ogni pezzo, atte a descrivere il processo compositivo e di produzione del disco.
Colouratura Ian Beabout (sinistra), Nathan James (destra) |