Il 2019 ha visto l'ensemble di musica folk/popolare pugliese Sossio Banda, capitanato da Francesco Sossio Sacchetti, festeggiare il suo decennale. In questo importante traguardo per un progetto così particolare, esce "Ceppecca't" (per chi non conosce il dialetto barese "c'è peccato" o "che peccato"), un lavoro non così sobrio, incentrato su di una narrazione alta, pesante, spalmata su sette brani che rappresentano nientepopodimeno che i sette vizi capitali. Scene di ordinaria quotidianità sono utilizzate come trampolino per tuffarsi in un mondo fatto di accidiosi, iracondi, avari, esseri umani deboli, trascinati da quella volubilità cui tutti noi cediamo nel trascorrere della nostra fragile esistenza, e se da un lato il messaggio fluisce leggero, arrivando all'ascoltatore nella maniera più diretta ed efficace possibile, il contenuto musicale sembra invece fuori fuoco, disallineato rispetto all'oggetto del discorso. In qualche modo, è proprio la coerenza a mancare, in questo pot-pourri di pop mediterraneo, a cavallo tra Puglia, Grecia e sentori mediorientali, musica balcanica, ma anche concertistica/bandistica, senza dimenticare gli inevitabili accostamenti con Mannarino o Avitabile nei frangenti più folkloristici.
"Chisse so lauree" è forse il pezzo più riuscito, con un sax capace di trasportare in un mondo etereo, quasi favoleggiante, insieme ad un arrangiamento davvero ricco, ai confini del prog. In effetti, toni fiabeschi e incantati sono usati a più riprese per delineare un universo narrativo suggestivo, seducente, denso di significati dietro e tra le parole. Magistrale l'interpretazione vocale di Loredana Savino in "Lui e Lei", stralcio dedicato alla lussuria, dove una storia d'amore viene raccontata con toni per niente allegri, arrivando in qualche modo anche a smuovere le sensibilità più spiccate. "Sàziati" vince invece per la disarmante semplicità del messaggio e come lo riesce a convogliare prepotentemente tramite le note e il dialogo tra gli strumentisti, senza trascurare le scelte liriche sempre fantasiose, perfette per sottolineare ogni passaggio in modo che il contenuto penetri nella psiche di chi è all'ascolto.
Terminato il terzo ripasso di questo lavoro, risulta ancora più in evidenza la scarsa coesione tra le parti, ma ciò che balza all'orecchio principalmente è in realtà la maestria nel songwriting, tale da costruire una struttura sempre solida a supporto del racconto più brutale ed onesto, quello di un'umanità permeabile e cedevole, sempre in lotta con sé stessa e i propri desideri più frivoli, ma in grado, anche tramite la musica, di ritrovare sempre il proprio baricentro. Una prepotente riconferma, di cui si sentiva il bisogno.
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