Andrea Cavina è un valente chitarrista e insegnante di musica Faentino che, dopo un ritiro musicale durato dodici anni, è tornato alle scene nel novembre dello scorso anno con il suo esordio discografico "10 Lettere", che presenta altrettante composizioni che, come esplicato dal titolo del disco stesso, sono tributi a vari artisti (musicali e non: tra loro compare anche Vincent Van Gogh) che, con le loro opere, hanno influenzato la sfera personale e artistica del chitarrista. Per sottolineare l'intimità degli intenti, Cavina si presenta da solo e in veste acustica: le 'lettere' non sono cantate né sono sostenute da musicisti di accompagnamento.
Il rischio di una produzione del genere è quello di presentarsi monotona o, comunque, interessante solo per gli addetti ai lavori. Tuttavia, il tema del disco dà l'occasione al chitarrista di aggirare l'ostacolo sfruttando a pieno tutta la versatilità che gli offre il suo strumento. In ciò lo aiuta anche l'azzeccata sequenza dei brani che consente alle composizioni di offrire, a seconda dei casi, più respiro o movimento. Si ascolti, ad esempio, la sequenza che parte con "La nanna di Giovanni" e termina con "Alba". Tra i brani più riusciti possiamo annoverare la già citata "La nanna di Giovanni", dalle ispirazioni classiche, la più movimentata "Estate", "Vento nella foresta", più complessa e a vari strati, e la raffinata "Stazioni", memorabile omaggio a due grandi della chitarra jazz: Pat Metheney e Andrew York. Un altro buon pregio del disco è quello di offrire atmosfere cinematografiche, da colonna sonora: l'accostamento non è casuale considerati gli omaggi, tra gli altri, a Joe Hisaishi, Ludovico Einaudi e Yann Tiersen. Decisamente molto buona anche la produzione: il suono di chitarra di Cavina è nitido, cristallino ma allo stesso tempo caldo e naturale e, ad un ascolto in cuffia, vi si possono anche scorgere molto distintamente i respiri e le strusciate sul manico che danno un maggiore senso di intimità all'ascolto.
Sicuramente, avvicinare un ascoltatore di musica popolare mainstream a questo tipo di album non è facile: non tanto perché la musica in sé possa risultare ostile, quanto per la differenza stilistica. Eppure, il fatto di essere sospeso tra vari stili ed epoche alla fine risulta essere uno dei punti di forza del disco. "10 Lettere" si rivela un lavoro maturo, ben congegnato e altrettanto ben realizzato che raggiunge molto bene l'obiettivo prefissato in fase di realizzazione senza cadere in cliché.