"Kintsugi" è il primo album in studio del trio trevigiano Scarled, composto da Pierfederico Duprè (voce, chitarra, basso, tastiere addizionali), Samuele Callegari (tastiere) e Milo Furlan (batteria). Il disco, pubblicato dopo una serie di singoli, prende il titolo da una antica tecnica di restauro Giapponese che prevede la riparazione degli oggetti in ceramica utilizzando lacca con polvere d'oro, valorizzando così le varie spaccature. Benché non si possa parlare di un concept album in sé, questa immagine è una metafora adatta alla tematica lirica principale del disco: i traumi e le fratture che fanno parte della crescita personale di ognuno di noi e che ci trasformano facendoci diventare qualcosa di diverso e di più prezioso. Da un punto di vista musicale, invece, il disco è principalmente basato su atmosfere vintage che riportano alla mente in primis alcune delle sonorità tipiche degli anni '80.
Se c'è una certa omogeneità nello stile di base, l'album presenta una buona diversità nella stesura delle canzoni. Nella scaletta troviamo, quindi, brani movimentati come "Burn It" e "Mind Flight", altri più intimisti ("Underwater", "Heal"), trovando anche spazio per un interessante strumentale atmosferico ("Lightbulb"). Tutte le canzoni citate hanno in comune delle accattivanti melodie ben supportate dalla voce di Dupré, particolarmente adatta al materiale, e la sequenza scelta scorre in maniera molto fluida, alternando le varie dinamiche in modo da far risaltare le qualità di ogni singola canzone. Tra i brani più degni di nota ci sono "Burn It", dotata di un refrain molto accattivante, "Heal" che riesce nell'intento di suonare abbastanza drammatica senza cadere nel ruffiano, le due canzoni che aprono e chiudono il disco ("Morningstar" e "Shine"), particolarmente corpose e ben strutturate, e la già citata strumentale "Lightbulb" che funziona sia come intermezzo che consente di prendere respiro, sia come momento ispirato e non privo d'una certa poesia. L'edizione fisica di "Kintsugi" contiene tre canzoni addizionali ("Moving", "Factory" e "Owl Song") precedentemente uscite come singoli e coerenti con la vena stilistica dell'album che però, poste al termine della scaletta, guastano un po' il finale pieno di pathos dato da "Shine".
L'impressione che si ha ascoltando l'album è quella di un prodotto che denota una buona maturità artistica sotto più fronti: composizione, arrangiamento e produzione. L'album suona piacevole all'orecchio non solo per la finezza delle canzoni ma anche per le oculate scelte nella presentazione: le sonorità del disco sono decisamente azzeccate e il mixaggio consente di notare ogni dettaglio importante e di scoprirne di nuovi ai successivi ascolti. A questo proposito, vale la pena far notare che si tratta di un lavoro autoprodotto, la cui direzione artistica è integralmente in mano alla band. Il che rende "Kintsugi" un album di debutto fresco e valido che denota una chiara visione artistica della band e che fa ben sperare per i lavori successivi.
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