Il collettivo italiano Dub All Sense, la cui scena di riferimento è intuibile già dal nome, è attivo già da diversi anni distinguendosi, tra le altre cose, anche per i numerosi featuring e collaborazioni ccon cui hanno inconfondibilmente delineato la cerchia di personalità e realtà che li rappresentano. Ovviamente il reggae, la dub (Paolo Baldini, gli Africa Unite e in particolar modo gli Zion Train, tramite il produttore Neil Perch), l'hip-hop (Clementino, i 99 Posse) e l'elettronica, con rimandi dubstep che in questo nuovo "Bro" sono presenti, anche se tangenzialmente.
Come i lavori precedenti, le ospitate sono innumerevoli, e senza entrare troppo nello specifico citiamo le più efficaci ("Dead or Alive" con Marina P. e la tribaleggiante "Fyah Pon Dem" con la partecipazione di Mc Baco). A livello tematico, rivoluzione, inviti alla fraternità e all'uguaglianza, diritti civili, riscatto contro la privazione di determinate libertà. Niente di nuovo sotto il sole, ma è impossibile considerare questo un difetto. Se proprio un neo bisogna disseppellirlo, per rendere più variegate alcune canzoni sarebbero stati necessari più strumenti acustici, ma è un dettaglio ignorabile. C'è vita anche oltre ai brani più tradizionalmente reggaeggianti, specialmente con il trip-hop bristoliano, quello liquido ma d'impatto, veramente da club, di un grande brano che è "Brothers Fight Together". E' il rimando urbano, indispensabile, ben allineato nel nucleo del progetto.
Come i lavori precedenti, le ospitate sono innumerevoli, e senza entrare troppo nello specifico citiamo le più efficaci ("Dead or Alive" con Marina P. e la tribaleggiante "Fyah Pon Dem" con la partecipazione di Mc Baco). A livello tematico, rivoluzione, inviti alla fraternità e all'uguaglianza, diritti civili, riscatto contro la privazione di determinate libertà. Niente di nuovo sotto il sole, ma è impossibile considerare questo un difetto. Se proprio un neo bisogna disseppellirlo, per rendere più variegate alcune canzoni sarebbero stati necessari più strumenti acustici, ma è un dettaglio ignorabile. C'è vita anche oltre ai brani più tradizionalmente reggaeggianti, specialmente con il trip-hop bristoliano, quello liquido ma d'impatto, veramente da club, di un grande brano che è "Brothers Fight Together". E' il rimando urbano, indispensabile, ben allineato nel nucleo del progetto.
L'aspetto che rende i dischi dub piacevoli non è neppure l'originalità, che come in tanti generi viene a mancare nel momento in cui si è costretti ad aderire a certi standard dettati dal gusto dell'ascoltatore (si pensi anche al reggae più classico, o alla techno, per citare solo due esempi). In questo caso, "Bro" è gradevole senza dubbio per l'uso davvero acuto delle voci, che riescono a tratteggiare anche elementi di orecchiabilità non forzata, senza mai abbandonare le proprietà underground e i linguaggi che caratterizzano questo sound. In linea di massima, aggiungere altro rischierebbe di minare un lavoro che ha tutte le carte in regola per entrare nell'olimpo del dub italiano, ovviamente nella nicchia di riferimento. Un ottimo passo, coerente, non troppo precipitoso, verso un punto d'arrivo ora non più così distante.
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