"Post Shock" è il primo sforzo discografico di YATO ("cantautore electro vocal", che troviamo addirittura nel nome dell'artista su Spotify!), alias scelto da Stefano Mazzei per esordire sulle scene italiane. Si tratta di un lavoro dalle forti sonorità elettroniche, appunto, cantato però in italiano, e che quindi per forza di cose deve confrontarsi con la band che più di tutte ha fatto di questo genere un'arte: i Subsonica. Soprattutto a livello melodico, per tastiere e bassi, ci sentiamo i bei tempi di Pierfunk e Boosta alle prese con le prime contaminazioni funk rock, reggae, new wave, ma chiaramente le influenze vanno oltre, risalendo a quelli che sono i luminari del genere anche per i torinesi stessi: Depeche Mode, Kraftwerk, saltuariamente anche Joy Division e CSI/CCCP. Infatti, la particolarità di questo lavoro è che sembra un disco electro pop fatto da un grande ascoltatore di alternative rock italiano (Verdena, Afterhours, Il Teatro degli Orrori, per citare almeno qualche nome importante), e ciò si avverte in maniera evidente in "Ormonauti RMX", degna chiusura del disco, e "Consciok". "Post" è la critica ai social network che ormai ci si aspetta ma che non ha assolutamente nessuna ragione d'essere, sebbene il brano risulti tra i migliori anche in virtù di quell'inizio così malinconico e tetro capace di spostare per un momento l'asse del disco dal ballo alla riflessione. Picchi d'ironia e satira non nascondono un approccio smaliziato all'arrangiamento da canzone d'autore, solo colorato da qualche synth e beat sintetico, come ad esempio "Le Teorie Possibili". "Idolatrina", una delle tante parole macedonia in cui ci imbattiamo nel disco, ha un testo quasi nichilista ma di fatto potrebbe passare tranquillamente in radio, ed è l'esempio migliore di come il fiorentino sia in grado di circumnavigare tutto il continente dell'elettronica, dai suoi frangenti più pop-friendly a quelli underground, inaccessibili al grande pubblico.
Il lavoro è sicuramente di alta qualità, a livello di suoni, scrittura, atmosfere coerenti con i messaggi, attitudine. L'intenzione si sente tutta ed è esplicitata sempre molto bene con una solida architettura anche lirica, che non nasconde la buona capacità letteraria e compositiva del giovane Stefano. Difficile muovere note critiche, ma sarà sicuramente difficile trasformare un primo sforzo di questo calibro in un seguito uno scalino sopra come ci si aspetta. Da tenere d'occhio.
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