La storia formazione milanese dei Vallanzaska, veri portabandiera dello ska punk all'italiana, arriva all'undicesima fatica discografica con questo "Orso Giallo", rinsaldando nuovamente la collaborazione con la label Maninalto!. Dai tempi di "Cheope" sappiamo cosa aspettarci da Davide Romagnoni e soci, con tutti i tratti tipici dello ska, ovvero ritmi in levare, rapidi, per far muovere il culo, conditi con tematiche impegnate mescolate ad un'ironia acuta e piccante, che non disdegna anche il coinvolgimento politico. Non a caso, quest'ultimo lavoro è inaugurato da "Assessore", classica sequela di stilettate alla classe dirigente che non può mancare - con i tempi che corrono - in un album di questo genere, senza parlare della conclusione a questo punto prevedibile, intitolata "Donald Trump" (in verità un manifesto piuttosto pessimista, e a ragione, sul futuro della nostra società così americanocentrica, nelle mani di una persona così...). Quest'accoppiata di per sé non rende giustizia ad una carriera di ottime pubblicazioni, ma rappresenta pienamente cosa attendersi dal rimanente materiale. Reggae in "Dubai" ed "Easy", ska full-speed in "Balla" con la sua strepitosa satira sulle magliette indossate dal loro pubblico, una follia nonsense sulla salsa di soia che macchia l'abito poco prima di un colloquio di lavoro ("Soia"), per finire poi sulla crisi di mezz'età, il periodo in cui si decide di mettere la testa apposta e dunque "Non Pogo Più". Non può mancare qualche riferimento alla cannabis ("Quando E' Gatta"), anche qui con più di qualche boutade provocatoria benché inoffensiva. La canzone più emotiva è sicuramente "Sei Qui", dedicata ad un fonico che ha lasciato la band, mentre il momento massimo a livello lirico si ottiene con "Io Non C'Entro", caricatura molto ben riuscita, pungente al punto giusto, per descrivere un atteggiamento molto italiano: "non ne so nulla, non ho visto niente, non sono fatti miei, io mi faccio gli affari miei". Non è una citazione del testo, ma questo è il succo. Meritevole di una menzione a sé è sicuramente anche l'arrangiamento di "Ragazzo Distratto" con il pianoforte che gioca in maniera intelligente e mai scontata con le chitarre, prima del climax che si manifesta con l'inserimento dei fiati. Come in tutti i dischi di questo genere, i fiati sono fenomenali e Piras non sbaglia un colpo. Ottima anche la sezione ritmica, che tiene banco per tutta la durata dell'album in maniera precisa e ben tirata. La composizione è ormai a colpo sicuro, nel senso che basta ripetere qualche stereotipo per accontentare i fan ormai fedeli da venticinque anni.
In generi come questo, o il reggae, o i baluardi dell'elettronica più di nicchia (drum'n'bass, techno, dubstep), variare troppo è visto come un errore, e la formula vincente è quella che fa muovere il culo. I Vallanzaska nonostante gli anni passano sanno sempre il fatto loro e non ce n'è per nessuno.
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