Tania Furia, cantautrice milanese al suo esordio con questo "Cantastorie", ha un suo personale quadro della situazione sociale ben chiaro in mente, un'analisi che ondeggia tra un'amara presa di coscienza della realtà, la disillusione continua dei nostri tempi e la sempre ineccepibile e riconoscibile forza tipica di una femminilità prudente ma sfacciata. Il concetto arriva non in maniera veemente, ma dolce, pur veicolando un contenuto scuro, ostico, talvolta brutale. Si denuncia il maschilismo possessivo in "Tu Sei Mio", lo si riprende in una virata strappalacrime à la Barbara d'Urso di domenica pomeriggio con la tragica storia di Sara Di Pietrantonio ("Manchi"), assassinata dal fidanzato, si esamina il confronto e il rapporto transgenerazionale in "Troppo Facile", ma si approda sfrontatamente anche dalle parti della politica, salutando nostalgicamente il compianto Marco Pannella in "Pa Paya Ya - Ya (Ciao Marco)" e riprendendo un femminismo più sessantottino in"Ce La Invidiano Tutti".
Uscendo dall'impianto tematico, recuperiamo un certo sprone all'ascolto grazie ad un set di stimoli musicali ben preciso, che si abbevera di elettronica, di blues, di cantautorato anni settanta. Tra i migliori brani spicca "Robot", un chiaro tributo ai migliori Kraftwerk diventati seminali contaminando nomi come gli Orchestral Manoeuvres in the Dark e i The Human League, che pure sentiamo nei momenti più sintetici di questo lavoro di Furia. La discesa nei toni più intimi e discreti avviene nella sua forma più smagliante con l'arrangiamento e l'interpretazione impeccabili di "Giulietta", mentre suona di pregevole fattura nonostante possa nel complesso risultare frutto di un'aggiunta posticcia l'energetica "Prendi Tutto".
Di cose se ne potrebbero aggiungere tante, richiamando citazioni, ispirazioni, contesti che hanno condizionato la stesura di quest'opera. Tuttavia, si può tagliare corto dicendo che come molteplici dischi del nostro passato recente, sempre più frequentemente spinti solo grazie alla disponibilità economica, "Cantastorie" non spicca per nessun elemento in particolare, risultando quantomeno simile a moltissime altre pubblicazioni recenti. Un contesto di musica d'autore imbastardata con tutto e niente che non lascia intravedere né un'appartenenza ad un filone, né lo sbocciare di una nuova gemma che brilli per originalità e proprietà individuali. Nonostante tutto questo, Furia ha grinta, scrive bene, interpreta ancora meglio, e probabilmente con le prossime uscite darà prova di quella grande maturità già percepibile a distanza.
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