"Maschere" è il nuovo lavoro del cantautore di origini siciliane Andrea Donzella, un salto nel passato che subito stride con le sonorità a cui siamo abituati oggi, ma che trova invece sempre più senso man mano che gli ascolti procedono e si ripetono. Riverberano ovunque i sentimenti, i suoni, le metriche, i tempi narrativi di quella British Invasion che circa cinquant'anni fa sferzava gli animi e gli intelletti dei nati a cavallo tra le due Grandi Guerre, quel misto di beat, rock e tanto pop, che oggi chiamiamo britpop (e ai più timidi all'epoca sembrava musica satanista). In Italia i Beatles fecero comparire i Renegades, i Rokes, Rocky Roberts & gli Airdales, i Primitives, in qualche modo anche i Pooh, importavano un sound ancora fresco e coglievano le urgenze espressive di una parte della gioventù di allora. In qualche modo gli anni '70 e '80, cui pure si rifà Andrea, sono nati anche da questo e premendo play una seconda e una terza si scopre che forse l'anima è più lì, all'origine di Luca Carboni, di Antonello Venditti, ogni tanto di Baglioni. Oggi ha ancora senso? Meno, ma le operazioni nostalgiche hanno ancora successo, ben coadiuvate da un'industria discografica che ha sempre sostenuto l'evoluzione di questo filone. E' questo il motivo per cui avvicinarsi a questo lavoro non è difficile, né fuori tempo massimo, ma piuttosto qualcosa di già sentito, del quale valutare solo le virtù artistiche. In questo, poche parole basteranno: è un disco ben realizzato, ben registrato, ben interpretato. Non ci sono crismi o sovrastrutture iperboliche, ed è pleonastico dire che la voce svolge un ruolo centrale.
Veniamo al contenuto: le maschere sono quelle che tutti indossiamo ogni giorno, costretti a vivere una vita dove essere noi stessi è scomodo, e i ruoli imposti sono una perenne gabbia. Non tutti conducono la propria esistenza interrogandosi su questa materia, ma sicuramente lo sta facendo il nostro Donzella, mettendo in musica una difficoltà evidente che è facile comprendere. Il rapporto tra genitori e figli è approfondito in "Mille Cose da Salvare", l'amore spezzato in "Quante Volte Avrei Voluto, di nuovo le personalità celate o fraintese riemergono infine nel pezzo "Ogni Volta Io", dove traspare in tutta la sua luminosità la voglia di essere sé stessi, senza filtri, nel brano più riuscito e personale.
Dove l'originalità non arriva, ci pensano le parole a riequilibrare il tutto. "Maschere" è un bel lavoro, e per questo motivo speriamo di avervi convinto ad ascoltarlo presto.
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