A ben tre anni dal primo EP, ritorna con "Dario E' Uscito dalla Stanza" il cantautore pugliese Dario Dee, al suo esordio con un vero e proprio album.
La soluzione di creare un pot-pourri di pop contemporaneo, in particolare quando fluttua nei paraggi del funk, del rap cantautorale ("Noi2vele"), della dance e del soul, non nasconde l'evidente intenzione di attirare l'attenzione con un prodotto fresco, orecchiabile, adatto alle radio e all'estate. Non che il contenuto sia in secondo piano, riuscendo a trattare temi sociali così come delineare storie di maggiore leggerezza con ironia e criterio. Azzeccatissimo il singolo "Il Mio Pesce Corallo Rosso", in linea con gli obiettivi di cui sopra, certamente tra gli episodi più riusciti di questo lavoro. In "In Auto con Raf", Dario si concede di omaggiare l'artista corregionale con un'interpretazione che riesce sia a ricordarne le caratteristiche canore che ad esaltarne la posterità artistica, senza risultare né una triviale imitazione né un elogio smodato e fine a sé stesso. Liricamente, può cogliere impreparati la scelta di raccontarsi in terza persona, come avviene ad esempio nella title-track, ma questo regala all'insieme dei brani una maggiore varietà nel registro e nei toni della narrazione.
Il frangente che personalmente ha catalizzato maggiormente il mio interesse è "LeONi", se vogliamo il più fresco e il più lisergico, insieme all'orgia di tastiere di "Interlude I".
Per tirare le somme, occorre fare un rapido riferimento alla qualità dell'esecuzione e dei suoni, vagamente imprecise e non sempre in grado di rendere giustizia alla pienezza di certi arrangiamenti più tosti e sinceramente accattivanti, in particolare se immaginati su un palco. L'impressione finale è che Dario sappia scrivere, cantare, porsi, ma non concretizzare del tutto, lasciando comunque una testimonianza notevole e premesse grandiose, se coltivate nel modo giusto, per il suo divenire artistico.
Il frangente che personalmente ha catalizzato maggiormente il mio interesse è "LeONi", se vogliamo il più fresco e il più lisergico, insieme all'orgia di tastiere di "Interlude I".
Per tirare le somme, occorre fare un rapido riferimento alla qualità dell'esecuzione e dei suoni, vagamente imprecise e non sempre in grado di rendere giustizia alla pienezza di certi arrangiamenti più tosti e sinceramente accattivanti, in particolare se immaginati su un palco. L'impressione finale è che Dario sappia scrivere, cantare, porsi, ma non concretizzare del tutto, lasciando comunque una testimonianza notevole e premesse grandiose, se coltivate nel modo giusto, per il suo divenire artistico.
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