lunedì 23 agosto 2010
John See A Day - John See A Day (Autoproduzione, 2010)
Tracklist:
1. We Go Slow To The Fucking Hell
2. Boogie Man
3. El Vuelo The Fuego
4. Colpo De Man
5. El Giovanelo Capo Del Batelo
6. Henverland
7. John See A Day
8. SS 309 Romea
9. Deghe In Tre
John See A Day, formazione chioggiotta, direttamente dalla provincia di Venezia. Dopo questa veloce ed asettica enumerazione anagrafica, passiamo velocemente a parlare della musica, evitando inutili preamboli.
Cosa troviamo nel self-titled di questi ragazzi usciti da Clodia Maior? Nove pezzi, qualche ospite (Ettore Boscolo, al contrabbasso), tanta grinta, per un rock di stampo americano (o australiano?), vigorosamente incastonato dentro le facili mura dell'hard rock più classico, impreziosito però da qualche simpatico arrangiamento di sassofono, affidato al membro della band soprannominato Mr. Moonroad. Stringendo, il sax è l'unico elemento che contribuisce a rafforzare il fronte "originale" di questo disco, di per sé ancorato a linguaggi e stilemi di matrice eighties (e seventies) che già le maggiori band, con intere stirpi di seguaci, hanno già percorso in ogni direzione. Aggiornarlo non è cosa facile, è risaputo, e anche se i John See A Day probabilmente non avevano pretese di questo genere vale la pena ribadire che non si tratta di un disco innovativo, o chissà che.
Quali sono allora i meriti di questa autoproduzione, affidata a Tiziano Boscolo, interno del quintetto clodiense? Superato l'iniziale impatto con una produzione di notevole pulizia, si può passare ad analizzare il contenuto di ogni singolo brano. Tendenzialmente in ogni pezzo si assiste alla creazione di un microambiente hard rock di quello orecchiabile, radiofonico nei riff di chitarra e anche in quella forgia ritmica che spesso si concretizza ed espande in ritmi più rock'n'roll. E se sfugge qualche tentennante e rannuvolata citazione nel finale di "El Vuelo The Fuego", con il suo testo ispanico, si possono apprezzare maggiormente i testi in dialetto veneto, che da sempre solleticano l'immaginario degli indigeni da quando i Pitura Freska sono diventati la band storica che sono. Senza ricalcarne né le tematiche né le scelte stilistiche, producono qualche lirica simpatica, con quell'accento che tanto ci si diverte a canzonare fuori dal Veneto, che piacerà sia ai lagunari che ai più distanti provinciali delle altre comunità regionali. E' il caso di "Colpo de Man" e l'inno pop prettamente chioggiotto "El Giovanelo Capo Del Batelo" (qui la scelta dell'accento è meno comprensibile all'esterno della zona della band), già abbastanza diffusa grazie ad internet negli ultimi mesi, un funkettone leggerissimo che trova il suo massimo interesse proprio nelle parole. Lo stesso succederà nel tributo ai "309 morti" della celebre statale Romea, nell'ottava traccia. Dal punto di vista di tecnico i ragazzi se la cavano, e propongono, soprattutto alla batteria, canzoni da apprezzare anche sotto quel punto di vista.
Sondando con attenzione l'intero lavoro si scopre facilmente che gli ingredienti principali sono pochi, ma miscelati e rielaborati con una certa consapevolezza compositiva che gli si può certamente attribuire come una nota di merito. Il problema è che a volte sembra di assistere a vere e proprie cover "venetizzate", senza l'ombra di tentativi di innovazione che lascino davvero il segno. Se non c'era nessuna pretesa del genere negli intenti dei ragazzi allora questo disco funziona davvero, veloce, simpatico, connesso alla realtà. Altrimenti, cercate altrove.
Voto: 6.5
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