sabato 11 settembre 2010

Karen Rockower - Whales Standing (Autoproduzione, 2010)


Recensione scritta per Indie for Bunnies
Tracklist:
1. Drawing Roses
2. In My Car
3. Evelyn
4. Whales Standing
5. Nothing
6. Tralala
7. Glad You're Around
8. Cold
9. Little Heart
10. Behind The Door
11. At The Bottom
12. My Love

Guardiamo l'artwork del disco di debutto di questa ragazza. Una tatuatrice con un passato da rockettara nei Bugs in The Dark che prova a dire qualcosa anche da solista, lì nella copertina seduta in qualcosa che sembra una cornice intarsiata in qualche stanza marmorea di quelle residenze per ricconi. Il disco-solista ovvero niente di nuovo in un copione rispettabile che abbiamo già visto tante volte, ovvero tante possibilità di delusioni e risultati risibili. Invece no.

In "Whales Standing", dodecalogo del rock come lo intende lei, ci sono appunto, dodici capitoli. Altrimenti non sarebbe un dodecalogo. L'apertura è affidata, con un pizzico di presunzione, a "Drawing Roses, un pezzo soft, per niente pompato, che lascia ampio spazio alla voce della cantante e compositrice; una voce vellutata, quasi da bambina smaliziata (ho sentito una voce simile, e neanche tanto, solo quando, per caso, ho trovato una canzone di Selena Quintanilla-Perez in una web radio, ma i suoi pezzi, in quel caso, funzionavano meno), che può quasi sembrare fuori contesto sulle prime salvo poi far rendere conto a chiunque ascolti che invece, ci siamo, eccome se ci siamo. Lo conferma il brano successivo, "In My Car", molto più rock, una ballata dai toni quasi garage ma "sgrezzata", smussata, senza tanti rumori e con una produzione che ripulisce il sound creando un'atmosfera piuttosto onirica, sognante. E' quello che accadrà nuovamente in molti brani, ma in particolare nella tesissima "Little Heart", un brano emozionante, emozionale ed emozionato, mai sterile, piuttosto impavido. Ricorda i brani più soffusi della produzione di Melissa Auf Der Maur, e lo fa con piacere. In realtà non c'è nulla di pesante in un disco come questo, che spinge sui distorti solo quando serve, dosando appena pedali ed effettistica per proporre situazioni di straniamento che convincono l'ascoltatore appieno solamente dopo qualche ascolto. Ripetuto senza attendere troppo, se possibile, per non far passare la data di scadenza. Brani come "Evelyn", semplici ed intuitivi ma fortemente imbrigliati a scogli solidi e mai banali, di devota formazione American rock, si lasciano apprezzare senza troppe pretese, e scorrono veloci, lisci tanto quanto il loro piglio scintillante, bambinesco e volteggiante, richiederebbe se non fossero cantati da una ragazza così stilosa. Il momento più rockeggiante è "Behind The Door", ma nessuno si scandalizzi se non è questo l'episodio migliore di un disco che fa delle distorsioni e degli inserti più ruvidi solo degli intermezzi di contorno. Giusto che sia così. Dopotutto è un disco che funziona, se non si era capito. Per palati raffinati che non ricercano niente di complicato, con vibrazioni darkeggianti e dotato di una leggerezza che non ci aspettava di certo da una ragazza con un timbro del genere. Però fa tatuaggi, e qua cambia tutto.


Voto: 7.5

2 commenti:

Anna ha detto...

Scusa ma che significa "...scorrono veloci, lisci tanto quanto il loro piglio scintillante, bambinesco e volteggiante, richiederebbe se non fossero cantati da una ragazza così stilosa" ???

Brizz ha detto...

Ammetto che la sintassi sia un po' confusa ma è grammaticalmente corretta.

Parafraso:
"(i brani) si ascoltano con facilità, in maniera semplice così come la loro attitudine molto easy-listening, affabile e vagamente movimentata richiederebbe se alla voce non ci fosse una frontwoman così particolare.

Ammetto che non è facile da capire. In sostanza significa che i brani non sono per niente complessi e la sua voce ne rende invece la comprensione leggermente meno semplice, in quanto ha un timbro piuttosto "bambinesco" e questo li allontana dall'essere radiofonici.
Se non si fosse capito, non era una nota negativa ma una percezione critica del suo timbro vocale (e per critica intendo, semplicemente, una sua definizione).

Cordialmente
Brizz