Con la produzione di Eugenio Ciuccetti, accompagnato come da copione da Raffaele Rinciari, la giovane cantautrice lombarda Alessia Luche si ritrova catapultata nel mondo del pop d'autore in maniera fulminea. "Talent Show" è difatti un disco molto fresco, in perfetto equilibrio tra i linguaggi che il pubblico italiano "di massa" è abituato ad assorbire quotidianamente dalle radio e quelle velature swing, jazz, funky, ma anche world music che la Bazee Records ha trasformato in un marchio di fabbrica. La voce è la vera protagonista, sovrastando gli arrangiamenti curatissimi con quelle linee melodiche di rapido impatto che tanto piaceranno ai meno colti. I più avvezzi al songwriting di estrazione alta percepiranno invece come preponderanti gli svolazzi degli strumentisti, tutti nomi ipernoti e di grande professionalità, in grado di dare ai brani una costruzione mai banale ma al medesimo tempo renderli scanzonati, allegri, per un gradimento ad ampio raggio.
"Trasformazioni di Me" è un pezzo perfetto come singolo, catchy, leggero, leggiadro, ma contemporaneamente incalzante e scatenato. "Io Vivo Nella Musica" è in tutto e per tutto una canzone di derivazione black, con i fiati a farla da padroni. Il picco più alto è però la meravigliosa cover di "At Last", prendendo come punto di partenza la versione del 1961 di Etta James, dove la brianzola duetta con la cantante ungherese Erika Kertesz, in uno splendido intrecciarsi di questi due timbri quasi contrastanti. Un elogio va fatto anche alla durata, non eccessiva, che permette di arrivare in fondo ai nove pezzi senza avvertire quel senso di pesantezza che sarebbe sembrato scontato con un minutaggio maggiore.
E' un esordio stiloso, certo non adatto solo ad ascoltatori ad Alessia coevi, ma con riferimenti anche alla musica popolare italica che poco si è evoluta dagli anni settanta in avanti, diventando riconoscibile nel mondo proprio per dischi come questo. Che essere stata silurata da Amici di Maria de Filippi le abbia giovato? Questo ce lo dirà il futuro. Intanto "Talent Show" è un lavoro onesto, non troppo patinato, di classe, aperto a dinamiche più moderne che già si intravedono e che potrebbero ringiovanirne il sound con ottimi risultati.
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