"Ruins of Memories" di Carlotta Risso, aka Charlie, parte azzoppato da un titolo leggermente maccheronico, anche se meno della media e con dalla sua parte un'aura di evocatività. Del resto, chi sa l'inglese in Italia? Detto questo, il prodottino della giovane cantautrice genovese trasuda freschezza e genuinità post-adolescenziali, pur con un pesante fardello ideologico che sembra fare capolino dietro gli arrangiamenti più americani: portare in Italia il folk, il country e la musica d'autore statunitense senza farla sembrare né derivativa né scopiazzata. Il risultato è un po' a metà strada, ma sarebbe indelicato parlare di un brutto lavoro.
I punti di forza sono sicuramente l'immediatezza e la spontaneità dei brani. Si perché questo "RoM" è in grado di rimanere in testa già dal primo ascolto e per quasi tutta la sua durata, in particolar modo i ritornelli e le linee vocali che si sforzano di più di uscire dagli stilemi stereotipati dei generi affrontati ("Cigarette", "Superior"). Il range di suoni e di stili è molto ampio, a tratti quasi bizzarro, ma i momenti migliori sono quelli folk ("Ash and Arrow"), complice un'interpretazione impeccabile di tutti gli strumentisti.
Dove non arriva a stupire, Charlie ha dalla sua una personalità forte e un songwriting maturo, sebbene nel complesso il disco lasci un po' l'idea di aver ascoltato i Cranberries di "No Need to Argue" con un po' di Bob Dylan e Deborah Allen. E' un po' difficile, solo con questo materiale, capire se ci saranno evoluzioni di portata storica o dischi-replica che lasceranno il tempo che troveranno, ma per adesso la Risso se la scampa con una buona sufficienza complessiva, e un certificato d'eccellenza per quanto riguarda la sua vocalità.
I punti di forza sono sicuramente l'immediatezza e la spontaneità dei brani. Si perché questo "RoM" è in grado di rimanere in testa già dal primo ascolto e per quasi tutta la sua durata, in particolar modo i ritornelli e le linee vocali che si sforzano di più di uscire dagli stilemi stereotipati dei generi affrontati ("Cigarette", "Superior"). Il range di suoni e di stili è molto ampio, a tratti quasi bizzarro, ma i momenti migliori sono quelli folk ("Ash and Arrow"), complice un'interpretazione impeccabile di tutti gli strumentisti.
Dove non arriva a stupire, Charlie ha dalla sua una personalità forte e un songwriting maturo, sebbene nel complesso il disco lasci un po' l'idea di aver ascoltato i Cranberries di "No Need to Argue" con un po' di Bob Dylan e Deborah Allen. E' un po' difficile, solo con questo materiale, capire se ci saranno evoluzioni di portata storica o dischi-replica che lasceranno il tempo che troveranno, ma per adesso la Risso se la scampa con una buona sufficienza complessiva, e un certificato d'eccellenza per quanto riguarda la sua vocalità.
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