Michele Cristoforetti è un nome pressoché sconosciuto nel panorama musicale italiano, ma non sconcerta nessuno reperire nel suo "Muoviti" una professionalità degna di artisti ben più navigati. Il suo è un cantautorato semplice, genuino, confezionato meticolosamente nei suoni e nelle parole, impreziosito da inflessioni dialettali trentine nella pronuncia che gli donano un'aria di spontaneità non indifferente. Dove non arriva a stupire è invece negli intenti di essere pop, un'urgenza espressiva evidente in molti punti della tracklist ma che sembra forzata, tradendo forse la vera ubicazione di genere che potrebbe essere la canzone d'autore classica à la Francesco de Gregori (di cui troviamo una timida ma convincente reinterpretazione di "La Storia Siamo Noi").
Il brano più pregno di sonorità rock tradizionali è il singolo "Sigaro Cubano", che vede anche la partecipazione alla chitarra di Maurizio Solieri, forse incidentalmente il momento più gioioso, divertente e spassionato, anche grazie alle influenze ska. Un altro pezzo degno di nota è "Il Mio Tempo", al primo ascolto già martellante, una profonda analisi interiore di spessore autobiografico. La rivisitazione di "Gente Metropolitana" di Pierangelo Bertoli, ultima delle due cover presenti nel disco, stupisce per la sfacciataggine e la leggerezza con cui si appropria della grande voce dell'interprete di "Sera di Gallipoli" e "Povera Mary", riuscendo a rendergli onore e a non risultare né un imitatore né un wannabe delirante.
Il missaggio del disco, affidato al conterraneo Jacopo Broseghini dei Bastard Sons of Dioniso, è tagliente e preciso, forse un po' da smussare sulle frequenze alte, ma comunque azzeccato per la tipologia di prodotto. I contenuti molto intimistici lo rendono un album, come già dicevamo, non troppo radiofonico, ma nella scrittura Cristoforetti dà il meglio di sé e se qualcuno si ricorderà di questo lavoro sarà proprio per le parole.
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