I bolognesi Boavista debuttano sul mercato discografico con un piacevole pop/rock scanzonato e leggero, senza pretese. "Lì Dove Ci Sono Le Stelle" strizza l'occhio a quella contaminazione tra rock ed elettronica orecchiabile e radiofonica che ha fatto la fortuna di formazioni come i Subsonica, senza tralasciare l'hard rock e il grunge degli esordi di Afterhours, Scisma, Timoria e Ritmo Tribale e un po' di indie britannico, per i momenti più allegri e ballabili.
In otto brani, c'è modo di sentirli ruggire e pestare in brani più aggressivi ("Alibi"), dare più importanza alle parole pur mantenendo un tappeto strumentale notevole (cosa che, a dire il vero, non capita in tutti i pezzi), come nel splendido synth-pop di "Il Mondo Che Vorrei" e nella title-track, e spiazzare con la visione antitetica dell'uomo e della donna di "Penelope". Liricamente, c'è un bel vocabolario, qualche immagine forte e qualcuna più annacquata, ma in ogni caso risalta un'identità ben distinta e facilmente individuabile, che se non altro fa assaporare originalità e freschezza. Alcuni arrangiamenti fanno forse percepire troppo nitidamente quali sono i numi tutelari e le influenze di questi ragazzi ("Ruggine" e "Vedrai") ma guardando il lavoro nel complesso nessuna canzone suona male, sicuramente grazie anche alle giuste scelte sonore e ad un mastering che rende giustizia. Anche l'interpretazione vocale dona lustro alle parole in maniera ineccepibile, con un timbro che da solo riesce ad arrivare anche dove alcune scelte nel songwriting avrebbero rischiato di impoverire il risultato finale. In tutto questo, il tema del ricordo affrontato in "Come Supereroi" riesce ad emozionare, elevando questo capitolo alla posizione di brano più riuscito e toccante.
Ci vorrebbe più grinta, ma per questa hanno tempo. Del resto è solo il primo album. Avanti così.
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