Musica e amore. Amore e musica. Un fil rouge unisce questi due concetti da sempre, in tutte le forme artistiche in cui l'uomo ha saputo esprimersi nella storia. Due mondi che riescono ad abbracciarsi e ad assumere molteplici tonalità, filtrate attraverso le sensibilità e gli animi più differenti, incarnando percezioni soggettive con le sfumature che solo esistenze vissute da attori e non da spettatori possono saper dipingere con cognizione di causa. "Quel Filo Sottile, l'ultima produzione del cantautore romagnolo Daniele Fortunato, fuori da Settembre 2020, è un disco totalmente incentrato sui vari stadi del romanticismo, da quando sboccia timido con le prime tenere manifestazioni adolescenziali a quando, dopo aver attraversato le sofferenze e le delusioni più lancinanti, l'essere umano gli attribuisce significati più maturi, tinteggiando ricordi e cimeli con colori più tenui ma non per questo meno brillanti, regalandogli un'importanza che trova una collocazione ancor più individuale, un senso mai replicabile, unico per ognuno di noi.
Grazie all'apporto di musicisti validi, decisamente sul pezzo in tutte le sette tracce, e la sapiente regia di Daniele Marzi, il nostro Fortunato mischia country (in "Aurora"), pop elegante ("Le Prime Pagine") a tratti sporcato da venature jazz di rara ricercatezza ("L'Intelligenza delle Sfumature"), e tutta la tradizione folk e cantautorale italiana, mantenendo sempre il giusto bilanciamento tra la doverosa centralità delle parole e la presenza di momenti strumentali e più studiati, sia per dimostrare capacità tecniche che potrebbe non essere necessario esibire in un disco del genere, ma anche per donare varietà e policromia al tutto. Il brano con più mordente, stilisticamente, liricamente ma anche in termini di arrangiamento, contenuto e messaggio è "Barafonda", richiamo ad un avvenimento realmente accaduto di una balena spiaggiatasi sul litorale riminese nel 1943, qui descritta dagli occhi di due innamorati che si interrogano sulle conseguenze dei comportamenti umani sulla natura con uno sguardo quasi noir.
Daniele Fortunato non espone niente di nuovo in questa interminabile galleria di dischi d'amore che in tutto il globo permea tanto i vertici delle classifiche quanto le produzioni emergenti, ma si fregia di capacità espressive e di scrittura notevoli, che possono inscriverlo senz'altro sopra quell'oceano sterminato di artisti mediocri, gonfi di stereotipi sporchi di finzione. Il timbro vocale funziona quasi sempre, ed è da segnalare senz'altro anche l'interpretazione, emotivamente trasparente, credibile. Un viaggio in un cuore che ha molto da raccontare, e ne sente l'esigenza. Chissà se il filo sottile che lega le esistenze di tutti noi porterà tanti ascoltatori ad affezionarsi alle sue parole. Qui, per oggi, ha funzionato.
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