Il nuovo album in studio del cantautore Romagnolo Michele Fenati raccoglie canzoni da lui scritte nel corso degli scorsi 25 anni, alcune più recenti, altre meno, tutte unite insieme da atmosfere intimiste e malinconiche. Si tratta perlopiù di brani scritti dal cantautore e arrangiati dal musicista Fabrizio Tarroni, anche se in alcuni casi i testi sono stati scritti da collaboratori esterni e uno ("Sensazioni piccolissime") è stato composto integralmente da Paolo Neri.
I testi sono volti perlopiù verso la malinconia, come nelle dediche alla patria nativa ("Il mio nome è Aurelio"), agli affetti familiari ("Dall'altra parte del mare") o ad una generale sensazione di nostalgia ("Lettera") anche se abbondano anche i riferimenti alle storie d'amore ("Sensazioni piccolissime", "Pezzo imbavagliato", "Mille volte buonanotte"). Lo stile utilizzato per le liriche è abbastanza poetico, con un lessico certamente non banale e in un certo senso di alta ispirazione. Allo stesso tempo, però, presenta un difetto che ha anche ogni altra componente del disco: risulta, infatti, un po' forzato e privo di spontaneità. La stessa cosa si potrebbe dire del cantato di Fenati: sicuramente intonato, con una voce non priva di potenza e di capacità interpretativa ma, allo stesso tempo, anche a volte un po' troppo artefatto. Inoltre, nelle intenzioni dell'autore, come esplicitato chiaramente nella "special track" di ringraziamenti che chiude il disco, l'album dovrebbe presentare anche una certa diversità, sia nelle tematiche, sia nella stesura musicale, complice anche il fatto che, come già detto, la scrittura della canzoni si è protratta per un lungo periodo di tempo. Di fatto, però, ciò non si rispecchia del tutto al momento dell'ascolto e benché le canzoni siano abbastanza distanti dall'essere tutte uguali, si può certamente affermare che i punti stilistici in comune tra di loro non siano pochi.
Difficile dare un giudizio netto a questo album. Da un lato, non è certamente un lavoro disprezzabile: i due pezzi che aprono e chiudono il disco ("Il mio nome è Aurelio" e la title-track) riescono abbastanza bene nel loro intento di trasmettere sensazioni agrodolci e gli arrangiamenti sono piuttosto raffinati e credibili. Dall'altro, però, l'eccessiva seriosità di fondo che caratterizza tutte le canzoni, associata ad una presentazione che, benché teoricamente coinvolga vari stili musicali, finisca per omogenizzarli tutti, rende l'ascolto dell'album a tratti un po' pesante.
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