Tracklist
Le spiegazioni sono dovute. Cos'è Duchenne Music Project? La biografia del progetto è la seguente: Matteo Caldari e Alessio Carli, di Inconsapevole Records, decidono di supportare Parent Project Onlus, associazione che si occupa della distrofia muscolare nota con il nome di Duchenne, scrivendo sedici pezzi poi registrati e incisi dagli stessi con l'aiuto di numerosi ospiti provenienti dal panorama underground italiano. Di lusso solo Olly dei The Fire, ma la nomea conta poco quando sono presenti anche tanti altri nomi di grande levatura artistica.
Nel primo brano, Innocence, si assiste ad un'eruzione pop di stampo puramente cantautorale all'americana (la stessa sensazione si avvertirà poi in Son Of Tomorrow e Pollyanna, entrambi ottimi pezzi) dai toni piuttosto pacati, tipo di approccio che la restante parte del disco stigmatizzerà. Proseguendo in ordine Anymore, con la sua tastiera blues e il suo mood in pieno delirio da felicità, grazie anche ai fiati sintetizzati e le voci del già citato Matteo Caldari e Valerio Casini degli ottimi Badloveexperience. Here I Am torna negli USA a recuperare di nuovo la tradizione pop/rock che nel tempo si è anestetizzata fino a cedere sotto il peso schiaccante delle chart (e infatti la rappresentano i Jonas Brothers negli ultimi tempi), ma che ha avuto in passato qualche grande nome. Qualcosa ricorderà anche famose cover dei Blues Brothers, ma scoprite voi quali. Idem per Cash, con un ottima performance di Fabio Fantozzi adatta al contesto ("Johnny Cash is coming back to town"). Come la seconda traccia rimaniamo indietro nel tempo con le influenze per Cicadas, dove la voce di Giacomo Vaccai dei Jackie O's Farm si fonde appieno con l'atmosfera piuttosto sommessa del brano. Rockettone con momenti ballabili e qualche tono ska/reggae soffuso in All My Moment (unico momento dove il distorto la fa da protagonista oltre a Goodbye My Friend, ballad punk rock per nulla "italianizzata" come molti artisti hanno pensato di fare negli ultimi anni. Non serve citarli per odiarli), e ottimo pop d'autore per The Artist, "artisticamente" (brutto gioco di parole) il pezzo più riuscito del disco. Chi conosce gli Eels alzi la mano? The Answer sembra presa direttamente dai primi lavori di Everett, e non è per nulla una brutta scelta in un album così variopinto. A concludere questo interessante lavoro una botta di malinconia assolutamente indimenticabile: Crossing The Roads, The Portrait Of My Sweet Storm, Dorothy e Sea of November sono tutti episodi più che pregevoli, tutti molto "tristi", gonfi di arpeggi strappalacrime e un continuo senso di vuoto, ma senza tagliarsi le vene.
Non si sta ascoltando infatti un disco emo, ma un disco di "solidarietà". La qualità dei brani per questo non va certo a comprometterne il significato, che al di là del valore dei singoli episodi che lo compongono (in quasi tutti i casi buono, a dire il vero) merita un elogio per l'umanità che dimostrano le persone che vi hanno partecipato e ancor di più quelle che lo hanno ideato. Il fratello minore del progetto Rezophonic, come lo definirebbero alcuni, si assesta quindi come un disco il cui unico filo conduttore musicale è un songwriting sempre pulito, semplice e senza sbavature, suonato da artisti competenti e, si, con un gran cuore. Quello che serve in questi casi.
Voto: 7.5
Nessun commento:
Posta un commento