Sono già passati sei anni dall'ottimo "Coming On Strong", semplice ed intelligente perla d'elettronica sintetica e ad alcuni tratti minimale, forse per celebrare quei bei tempi passati (gli eighties), ispiratori di centinaia di isolati revival che non prendono mai forma in un corpo unico come potrebbero. E questa è una fortuna. Non è una fortuna invece che gli Hot Chip siano andati sempre peggiorando, la loro spinta innovativa scemando, la loro creatività svanendo. Il synth-pop di questo "One Life Stand" si sopporta a malapena quando devi fare l'esperto di video in heavy rotation su MTV Brand New, dove non possono mancare i singoli di un disco come questo, sarà che gia dalla opener track Thieves in The Night, passando per I Feel Better (fanculo febbre da vocoder!) e We Have Love, respiriamo un'aria troppo dance, soprattutto nella seconda traccia, come se stessimo parlando di qualceh prodotto M2O o da far remixare al Gabry Ponte (per fortuna non più tanto in voga, tra le altre cose) di turno. Speriamo che non lo noti David Guetta. Questi tre potenziali singoloni sfrecciano veloci nella loro atmosfera ballabile, risultando comunque i pezzi più "d'impatto" tra i (solo) dieci proposti. Sfuggono via praticamente indolore brani più tradizionali come Hand Me Down Your Love e la quasi spenta Alley Cats, per lasciare comunque spazio a episodi più depechemodiani che finiscono per essere anche i migliori, purtroppo. Take It In, ultima in tracklist, e Brothers, ne sono evidenti dimostrazioni. I sintetizzatori svolgono il loro lavoro più cristallino ed apprezzabile nella title-track, che paga più tributo alla rimarchevole prima produzione degli Hot Chip che agli ultimi lavori, con un mood vagamente Moby che quasi sorprende.
Ripetere incessantemente che la musica del nuovo millennio è priva di novità e non sta dando nessuna nuova impronta al corso dell'evoluzione del suono e della produzione discografica ha anche stancato, seppur sia ormai un assunto indiscutibile. Gli Hot Chip però non rappresentano appieno questa spirale involutiva, incarnando quel tipo di elettronica che sta andando di moda sotto una veste più personale, sempre riferendosi a volti più noti del settore, ma lasciando il segno in maniera individuale. C'è poco da gioire però quando in soli sei anni sono passati da elettronica post-kraftwerkiana di alto livello a pezzi da Kylie Minogue registrati durante una sbronza delle peggiori. Salvando il salvabile, una sufficienza striminzita, per i giri catchy assolutamente devastanti per la memoria (a volte un po' meno). Ma la fine è vicina.
Ripetere incessantemente che la musica del nuovo millennio è priva di novità e non sta dando nessuna nuova impronta al corso dell'evoluzione del suono e della produzione discografica ha anche stancato, seppur sia ormai un assunto indiscutibile. Gli Hot Chip però non rappresentano appieno questa spirale involutiva, incarnando quel tipo di elettronica che sta andando di moda sotto una veste più personale, sempre riferendosi a volti più noti del settore, ma lasciando il segno in maniera individuale. C'è poco da gioire però quando in soli sei anni sono passati da elettronica post-kraftwerkiana di alto livello a pezzi da Kylie Minogue registrati durante una sbronza delle peggiori. Salvando il salvabile, una sufficienza striminzita, per i giri catchy assolutamente devastanti per la memoria (a volte un po' meno). Ma la fine è vicina.
Nessun commento:
Posta un commento