sabato 17 aprile 2010

Rummer and Grapes - Every Damned Friday (New Model Label, 2009)

Tracklist


I Rummer and Grapes sono un quartetto di Terni. Voce femminile, riff alla Placebo, sonorità quasi brit nonostante le influenze dell'alternative che si sentono vadano oltre questo semplice accostamento, e una certa vena melodica che rende le canzoni abbastanza catchy.
In questo disco di debutto, Every Damned Friday, non manca nulla. La produzione non è malvagia, nonostante qualche suono troppo "da garage" (magari anche voluto), i brani sono composti in maniera quasi mai superficiale nonostante l'uso di cliché abusatissimi nei cambi di batteria e nelle linee vocali e nel complesso la band lascia presagire delle belle prove live, sperando che gliene venga data ampia possibilità.
Nel disco troviamo nove brani tutti della durata media di tre minuti, qualcuno qualcosa di meno, a sottolineare anche il target a cui si rivolgono. In Stay si sentono delle impronte quasi post-grunge a sovrastare una vena new wave, che compare preminente invece in Not Far Away, con qualche accenno post-Sonic Youth (Placebo, infatti). La voce mai banale di Simona si sente nelle vicinanze a Dolores O' Riordan e Cristina Scabbia di Back To My Control, per deviare altre volte verso lidi più simili a Courtney Love o alle 4 Non Blondes. Paragoni a parte dimostra una versatilità notevole, e in brani più melodici come My Princess Anna emerge anche una certa tecnica. Una probabile ottima resa live traspare invece dalle potenti e quasi post-punk Room On Fire (il titolo non vi ricorda niente?), la fichissima Short Drink, nel ritornello di Why e Inauspicious Love, quest'ultima un incrocio impeccabile tra Molko, i Paramore e i Franz Ferdinand. 
Nel disco si trovano molte influenze, più o meno simili a tutte quelle delle band che vogliono emergere (ed alcune ce l'hanno anche fatta) negli ultimi anni. Perché il punk, la new wave e il brit-pop sono di moda e questo si sa (in generale è di moda il sound UK). In Italia non sono in molti a rappresentare "degnamente" il nuovo settore di rielaborazione di queste vecchie e stanche etichette, ma volendo ci possono pensare benissimo i Rummer and Grapes. Una produzione all'altezza, qualche riff leggermente più radio-friendly e una composizione meno "copiata" potrebbero portare a risultati davvero eccellenti. Ma questo disco, nel totale, ha il suo perché. Pecca principale, il cantato in inglese. Per il resto, un buon sette su dieci glielo si può anche dare.

Voto: 7-

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